Un capolavoro dell’arte universale letto nella prospettiva di una meditazione teologica: questo l’oggetto della relazione che l’Arcivescovo di Milano ha tenuto il 3 maggio scorso al Museo Diocesano di Milano e che qui riproduciamo quasi integralmente. L’Ultima cena di Leonardo, com’è noto, raffigura il momento in cui Gesù annuncia il tradimento di Giuda. Il genio di Leonardo sta nell’aver «trasformato la pittura in racconto. E non solo perché, come dicono molti interpreti, la scena è attraversata da un brivido drammatico, ma anche e soprattutto perché introduce tutti noi nel dramma: il dramma dell’amore rifiutato, del tradimento dell’amico e dell’abbandono dei discepoli». Così viene accolto il dono che Gesù fa di sé nel gesto anticipatore della cena pasquale. Ma il Signore non ritratta la sua dedizione di fronte al rifiuto: la conferma sino alla fine. È il mistero dell’Eucaristia, rivelazione della carità di Dio, donata definitivamente, senza pentimenti.
Il servita Salvatore Perrella, docente di Teologia sistematica e di Mariologia presso la Pontificia Facoltà teologica Marianum di Roma, propone una sintesi storico-teologica del culto e della devozione alla Madre del Signore. Puntuale, ben documentato e ricco di riferimenti storico-dottrinali, lo studio richiama gli aspetti essenziali della venerazione che la Chiesa, nella liturgia e nella pietà, riserva a Santa Maria, così com’è maturata soprattutto in forza del Concilio. Ne emerge una figura «solida nei fondamenti biblici e teologici, limpida e genuina nei suoi contenuti e finalità, parte nobile e rilevante del culto cristiano», utile per discernere talune persistenti forme spurie di religiosità popolare così come una certa supponenza teologica e culturale.
Pubblichiamo la seconda parte del saggio di Luciano Manicardi, monaco della comunità ecumenica di Bose, sul rapporto tra preghiera e politica. L’Autore, soffermandosi sulle diverse modalità che la preghiera assume per chi ha la responsabilità di costruire la città dell’uomo, mostra come la parola biblica custodisca dalle pressanti insidie del potere e ricordi in molti modi le ‘virtù’ che un politico deve coltivare: coscienza dei propri limiti, compassione, intercessione, servizio agli ultimi, rifiuto dell’idolatria. Una riflessione preziosa, quanto mai urgente se si considera la prassi consolidata, alla quale un credente non può rassegnarsi.
La figura di Giovanni Paolo II e il suo pontificato meritano di essere attentamente riletti per raccoglierne l’eredità e tradurla nella vita e nella missione della Chiesa. Tra i vari capitoli che si possono utilmente affrontare, viene qui privilegiato quello dei suoi anni giovanili. Fa da guida quanto il Papa stesso ha scritto, in occasione del suo cinquantesimo di sacerdozio, nel volume Dono e mistero. Renato Corti, vescovo di Novara, ha svolto il tema proponendosi di rispondere a due domande: in che modo il giovane Karol Wojtyla è arrivato a una decisione vocazionale definitiva sul suo futuro? Quale esperienza ha qualificato i suoi anni di Seminario? Mentre la Chiesa italiana sta elaborando la terza edizione, dopo quella degli anni ’70 e ’80, degli Orientamenti e norme per i Seminari, il racconto della vicenda vocazionale di Giovanni Paolo II può diventare un termine di paragone illuminante e stimolante.
Don Enrico Mazza (docente di Storia della liturgia all’Università Cattolica di Milano e membro della redazione) mette in evidenza un aspetto problematico della pastorale liturgica oggi: la partecipazione dei bambini e dei ragazzi all’eucaristia. La qualità di tale partecipazione – va riconosciuto con franchezza – è generalmente piuttosto bassa. Sull’inconveniente sarebbe opportuna una verifica coraggiosa, anche perché di fatto è in gioco una chance importante nella trasmissione della fede alle future generazioni: come si può pensare infatti che una lunga consuetudine di estraneità al rito centrale della vita cristiana non lasci un segno profondo? Eppure, anche nella nostra epoca secolarizzata, bambini e fanciulli sono naturalmente religiosi. Cosa c’è che non va? L’Autore dà una risposta articolata e alcuni suggerimenti attraverso la ripresa puntuale di un autorevole testo di oltre trent’anni fa, il Direttorio per la Messa con i fanciulli, attualissimo e largamente disatteso nella pratica. Gli spunti per un rinnovamento sono molti, ma il discorso ultimamente converge in un punto decisivo (che è anche snodo essenziale della riforma liturgica), la capacità di presiedere bene: «Nella celebrazione eucaristica con i fanciulli, molto dipende dal sacerdote, che deve essere un grande orante per comunicare ai bambini il fascino della preghiera e coinvolgerli con sé nell’eucaristia».
Il 22 marzo al Museo Diocesano, in occasione del festival Soul, i filosofi Hunyadi e Benasayag rifletteranno sulla fiducia nell’altro nell'era digitale.
19-23 marzo torna SOUL, il Festival della Spiritualità di Milano: tra gli autori Petrosino, Bartolomei, Wolf, Sequeri, Spadaro, Ossola. Scopri gli eventi