Mons. Franco Giulio Brambilla (preside della Facoltà teologica di Milano e membro della Redazione) è stato tra i protagonisti del recente Convegno ecclesiale di Verona, avendovi tenuto la relazione di apertura. Forte di questa esperienza diretta, l’Autore traccia qui una prima ricognizione del Convegno, sintetizzandone il messaggio ‘reale’, oltre le risonanze ‘mediatiche’. Sullo sfondo degli interventi autorevoli che hanno orientato l’assise veronese (quelli di Benedetto XVI, del card. Tettamanzi e del card. Ruini), emerge nitidamente l’originale profilo popolare del cattolicesimo italiano. In tale prospettiva continuerà a porsi l’azione pastorale della Chiesa, capace di «rianimare la vita quotidiana delle persone, di illuminare le diverse stagioni dell’esistenza, di plasmare le forme culturali della coscienza civile e degli orientamenti ideali del paese».
Don Roberto Vignolo (docente di Esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà teologica di Milano) propone in quest’articolo una lettura sagace del capitolo 24 della Genesi, dove si racconta del matrimonio tra Isacco e Rebecca. La narrazione, non molto nota, è ricca di suggestive risonanze, mostrando l’intreccio strettissimo tra la promessa di Dio e il tessuto ordinario della vita umana. La prima ha bisogno dell’obbedienza sapiente della fede per compiersi. La quotidianità dell’esistenza non può mai bastare a se stessa, ma per superare il proprio limite necessita della grazia di Dio.
La sapienza per vivere è una risorsa preziosa che oggi tende a diventare sempre più rara. Per acquisirla, l’interrogarsi sull’esistenza, sulle sue questioni più fondamentali, è premessa indispensabile. Nessuna sapienza matura senza domande, neppure quella della fede: «Riteniamo che uno dei motivi del buon esito di una vita consista proprio nell’imparare a porsi, con umiltà e coraggio, le domande giuste». E ogni risposta genera nuove e più consapevoli domande: è la bellezza di una vita che cerca il compimento. P. Antonio Spadaro (padre scrittore della «Civiltà Cattolica») si dedica a questo esercizio sollevando sette domande, alcune essenzialissime (ad esempio, sul destino e sulla salvezza), altre (sull’uso degli oggetti e sulla passeggiata) solo in apparenza secondarie, ma in realtà molto pregnanti. In questo interrogare, meditare, approfondire, l’Autore ricorre all’aiuto di scrittori e poeti, delineando una sorta di percorso ‘laico’ nel quale, in modi diversi, credenti e non credenti possono trovare un terreno comune di incontro e dialogo.
Il contributo di don Enrico Mazza (docente di Storia della liturgia all’Università Cattolica di Milano e membro della Redazione) illustra con chiarezza i due diversi paradigmi di comprensione dell’eucaristia che si sono avvicendati nella storia della Chiesa, quello patristico e quello medievale. La ricostruzione ha un significato rilevante, se si considera che fino al Vaticano II il concreto modo di celebrare l’eucaristia era improntato alla dottrina medievale e che la riforma liturgica ha avuto invece come modello di riferimento la concezione tipologica dei sacramenti, risalente originariamente alla Scrittura e ai primi secoli della tradizione cristiana. Il testo riproduce, lievemente ridotta, la relazione che l’Autore ha tenuto ad Assisi nel giugno scorso per il Convegno dei Sacramentini in occasione dei 150 anni di fondazione della congregazione.
Don Alberto Cozzi (docente di Teologia sistematica alla Facoltà teologica di Milano e al Seminario di Venegono) recensisce in questo articolo il recente volume di Robert L.Wilken, "Alla ricerca del volto di Dio" (Vita e Pensiero). Si tratta di una vivida sintesi del pensiero dei Padri, un’opera che aiuta ad orientarsi con sicurezza nei primi secoli del pensiero cristiano, «un panorama di ampio respiro che permette di gustare in tutta la sua portata l’operazione di pensiero con cui i grandi Padri proponevano agli uomini e alle donne un nuovo oggetto di amore, Gesù Cristo». La persuasiva tesi che innerva il volume è che con i Padri non si è determinata un’ellenizzazione del cristianesimo, ma una cristianizzazione dell’ellenismo, che una fede vitale rese possibile inculturando l’eredità biblica. Operazione tuttora attualissima.