Pubblichiamo quasi integralmente il testo (non rivisto dall’Autore) della lectio divina che il card. Martini ha tenuto nel settembre scorso a Lodi per l’inaugurazione del piano pastorale triennale della diocesi, dedicato all’educazione alla fede. A questo tema alludono i versetti iniziali della seconda lettera di Paolo a Timoteo qui analizzati. L’apostolo parla della fede ebraica ricevuta da Timoteo prima del battesimo, «concepita non astrattamente, ma a partire da esperienze concrete, dalle azioni messe in opera da Dio». Su questa fede è intervenuta, in continuità perfetta, la novità di Cristo, a cui Timoteo ha da rendere testimonianza con l’aiuto della forza di Dio. Ma come trasmettere la fede in un’epoca ad essa non propizia, come l’attuale? Il card. Martini propone a questo riguardo una suggestione molto pratica: i genitori facciano pregare i figli e celebrino con loro le feste liturgiche anche attraverso piccoli segni come regali, cibi particolari, ornamenti esteriori. Ciò consente ai bambini di entrare in modo graduale, simpatico e gioioso nell’atmosfera e nel mondo della fede, percepita con immediatezza nella sua relazione con la vita.
L’articolo di don Giuliano Zanchi inaugura una breve serie dedicata al rapporto tra arte e pastorale, frutto della riflessione di un gruppo di preti e laici a Bergamo. La sintesi tracciata dall’Autore è uno strumento prezioso per comprendere la parabola percorsa dall’arte negli ultimi secoli, fino alla forma inedita e problematica raggiunta nella contemporaneità. Il momento critico che l’arte sta attraversando non è senza impatto sull’esperienza culturale odierna, sempre più orfana della sua dimensione simbolica. La fede cristiana stessa, priva di un’apprezzabile estetica dell’umano, patisce questo smarrimento, in particolare là dove il simbolico la connota intrinsecamente, come nella liturgia.
La diminuzione del clero sta determinando (e sempre più determinerà) importanti riassetti dell’organizzazione pastorale. Mons. Antonio Lanfranchi, vescovo di Cesena-Sarsina, descrive due esperienze di cui è stato protagonista (a Piacenza, da vicario generale, e nella sua attuale diocesi), evidenziandone le differenze e le logiche che le hanno ispirate. Nella seconda parte del contributo mons. Lanfranchi si sofferma sui principi-guida che dovrebbero soggiacere alla scelta delle unità pastorali, in particolare sulla collegialità nell’esercizio del ministero presbiterale.
Alphonse Borras è vicario generale della diocesi di Liegi, in Belgio, e docente di Diritto canonico all’Università cattolica di Lovanio. La riflessione qui proposta mira a focalizzare lo specifico dell’autorità del prete nella Chiesa. La precisazione si raccomanda in rapporto a una situazione pastorale nella quale va aumentando il numero e l’importanza delle altre figure ministeriali, con la conseguente possibilità di conflitti e sovrapposizioni. L’Autore si dedica preliminarmente a illustrare come l’‘autorità’ viene interpretata nell’attuale contesto civile (segnato da una sua evidente crisi) ed ecclesiale. Persuadono gli approfondimenti che Borras sviluppa a proposito del significato di autorità come elemento che rappresenta la ragion d’essere di una comunità. Nella Chiesa è Dio che l’autorità rende presente. E l’autorità nella Chiesa si dispiega in forma articolata: il Simbolo, la Scrittura, il Magistero. Qui si colloca l’autorità del presbitero delineata nelle sue dimensioni costitutive, secondo la precisione e la concretezza della prospettiva canonistica.
La panoramica sul prete nei romanzi del secolo scorso offertaci qui da don Vincenzo Arnone (della diocesi di Firenze) propone diversi e interessanti spunti di riflessione. Il quadro è molto variegato, risentendo della diversità delle stagioni ecclesiali e culturali. Ma sempre emergono figure e storie dalle tinte forti, capaci di colpire la sensibilità dei lettori. Nella prima parte l’articolo si diffonde sulle opere scritte da sacerdoti-scrittori (Mazzolari, De Luca, Angelini, tra gli altri), mentre la seconda comprende narratori ‘laici’ attratti da una figura, quella del prete, che «sopravanza per singolarità e fascino quella di un esploratore».
Don Carlo Porro (docente di Teologia dogmatica presso lo studio teologico del Seminario di Como) analizza in questo studio l’esperienza religiosa di Gesù attraverso una ripresa accurata delle testimonianze evangeliche. Dapprima vengono richiamati i risultati più affidabili della ricerca storico-critica, per poi considerare la conoscenza più profonda che la Chiesa delle origini maturò di Gesù alla luce della Pasqua e di Pentecoste. Ne emerge in conclusione il profilo di una spiritualità elevata che si radica in una confidenza filiale unica con Dio, e umanissima, avendo Gesù sperimentato la difficoltà dell’obbedienza al Padre.
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.