Questo articolo conclude la serie che mons. Giuseppe Angelini (docente di Teologia morale alla Facoltà teologica di Milano) ha dedicato alla categoria di ‘testimonianza’, una parola-chiave del cattolicesimo postconciliare. Dopo un chiarimento preliminare sulle radici antropologiche della testimonianza (4/2007, pp. 275-288), l’Autore aveva approfondito il profilo testimoniale delle parole e dei gesti di Gesù come emergono dalle narrazioni evangeliche (6/2007, pp. 440-453). Queste pagine si soffermano infine sulla forma che la testimonianza assume nella predicazione apostolica, in riferimento agli Atti e all’epistolario paolino. Nel primo caso la memoria di Gesù consente l’interpretazione del presente, e insieme i conflitti del presente illuminano quella verità dei gesti e delle parole di Gesù che prima sfuggiva. Le lettere di Paolo poi mostrano la stretta correlazione tra la testimonianza evangelica e la testimonianza muta che di Dio è offerta dalla coscienza di ciascuno.
Il 18 novembre scorso Antonio Rosmini è stato proclamato beato. Per ricordarne la figura e, in modo particolare, le "Cinque piaghe della Santa Chiesa", ospitiamo in queste pagine il testo della relazione che lo storico Paolo Marangon ha tenuto presso l’Accademia Roveretana degli Agiati, nell’imminenza della beatificazione. Risalta qui la figura di un cristiano forte di una saldissima fiducia in Dio e di un amore appassionato e rigoroso alla Chiesa. Proprio tale zelo gli consentì di cogliere non genericamente le piaghe che ne deturpavano l’aspetto e di additarle pubblicamente come oggetto di una riforma necessaria. Ma il sogno di una Chiesa come quella voluta da Gesù Cristo si infranse con la condanna delle "Cinque piaghe" ad opera della Congregazione dell’Indice dei libri proibiti, condanna accolta dal Roveretano in perfetta obbedienza. Non è difficile cogliere lo spirito profetico che ha animato la vita e l’opera di Rosmini e che ha anticipato molti temi importanti del Vaticano II e il mea culpa di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000, secondo la comune «coscienza di una Chiesa peccatrice e semper reformanda».
Il libro di Giona è una piccola gemma narrativa incastonata nel Primo Testamento. Racconta la vicenda di un profeta davvero singolare che, prima ancora di annunciare per conto di Dio l’urgenza della conversione, è chiamato egli stesso a convertirsi a un Dio «pietoso e clemente, paziente e misericordioso». L’articolo di Donatella Scaiola, docente di Antico Testamento alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, aiuta a entrare in questo affascinante libro biblico, presentando le principali questioni che esso ha suscitato, e facendo emergere l’insospettata attualità del suo messaggio teologico.
Matteo Nicolini-Zani, monaco di Bose, descrive in questo articolo il primo tentativo di esprimere Gesù Cristo nel contesto religioso-culturale dell’Asia orientale, quello che appare nella stele di Xi’an, che l’Autore riprende insieme ad altri antichi testi cristiani in lingua cinese (VII-IX secolo). Il sintetico percorso di lettura proposto dall’Autore fa incontrare splendidi testi che danno corpo a diverse raffigurazioni di Gesù. Ne emerge il genio universale del cristianesimo, capace di inculturarsi, restando fedele alla propria identità, anche nel raffinatissimo contesto dell’Oriente, così diverso rispetto al nostro.
Non è strano che una rivista di aggiornamento teologico-pastorale pubblichi un articolo sui ‘colori’. Ogni tanto, infatti, è bene riflettere sulle esperienze originarie che tendiamo a relegare nell’ovvietà, nel flusso scontato delle cose. Eppure, se appena ci discostiamo dalla caligine dell’abitudine per riacquistare uno sguardo aperto alla dimensione sorgiva della vita, la realtà appare nella sua meraviglia, varietà e bellezza, quelle che il Creatore le ha impresso e continua a imprimere irrevocabilmente. È in tale prospettiva che il gesuita Antonio Spadaro (padre scrittore della «Civiltà Cattolica») ci regala un’autentica meditazione sui colori, mostrando suggestivamente le risonanze che essi suscitano, più o meno consapevolmente, nell’animo umano: «Guardare il mondo significa vedere persone e vedere cose. Persone e cose sono sempre colorate». I colori sono diversi l’uno dall’altro e le sfumature di ciascuno sono infinite, segno della differenza che abita il mondo, ricchezza di cui compiacersi, come Dio stesso fece nella settimana della Creazione.
Le giovanni donne sempre più lontane, i giovani in solitaria ricerca, il dovere degli adulti di mettersi in ascolto: Paola Bignardi racconta il libro-inchiesta "Dio, dove sei?".