Di recente la figura del cattolicesimo popolare è stata utilizzata per descrivere la situazione quasi unica che il cristianesimo si trova a vivere nel contesto italiano: una fede che ha saputo innervarsi in modo profondo dentro il vissuto quotidiano e che è capace ancora oggi di mostrare le tracce di questo suo radicamento. La riflessione di don Luca Bressan prende il via da tale constatazione per sviluppare un percorso di approfondimento di questa figura sociale che il cristianesimo ha assunto in Italia, per coglierne le potenzialità, i punti di tensione, le sfide. Il cattolicesimo popolare infatti presenta i tratti di una forma sociale debole, sempre contesa e attratta da altre forme più limpide e chiare, ma per questo più rigide, usate per dare visibilità al cristianesimo oggi: i modelli di un cristianesimo secolarizzato e quello di un cristianesimo vissuto come religione forte. Inizio di una riflessione che merita ulteriori approfondimenti, il presente articolo vuole aiutarci a comprendere la struttura e la grammatica di questa forma storica del cristianesimo italiano.
Il rischio della retorica è tutt’altro che remoto quando si parla della Chiesa come comunione. Don Roberto Repole, docente alla Facoltà Teologica di Torino, si attesta su tutt’altro registro. Il contributo procede sottolineando il radicamento di questa formula nel Vaticano II, per il quale la comunione rappresenta «la linea d’orizzonte di tutte le grandi affermazioni sulla Chiesa e la sua missione». E tuttavia la recezione di tale orizzonte è ancora in divenire nel tessuto della realtà pastorale. In questo senso l’Autore suggerisce alcuni sentieri di approfondimento e ripresa: la maggiore cura per Dio e la sua ‘trascendenza’ rispetto alla Chiesa stessa; l’attenzione all’unità e insieme alla diversità nei rapporti ecclesiali; la sottolineatura della totalità e del reciproco riferimento delle funzioni profetica, sacerdotale e regale; e, infine, il significato della figura cristiana della salvezza da mostrare nella concreta prassi pastorale.
La bella meditazione biblica che qui presentiamo prende le mosse da una riflessione di mons. Renato Corti sull’importanza di una visione allargata della fraternità (ai laici, ai lontani) per la crescita stessa del ministero pastorale. La lectio del biblista p. Stefano Bittasi S.J., della comunità di Villapizzone (Milano), sviluppa la fraternità quale tema di spiritualità sacerdotale, invitando a ritrovare nella Parola preziose indicazioni per ricentrare in modo evangelico la relazione all’altro. I testi lucani che egli commenta mostrano come, recuperando l’ampio respiro della fraternità evangelica, potrebbe radicalmente mutare la prospettiva del cuore sia nel progettare pastoralmente sia nel rapportarsi ai ‘lontani’. Insomma, una considerazione dell’altro e dell’altra come fratello e sorella, dentro e fuori le nostre comunità, potrebbe forse permettere di riformulare molti interventi ecclesiali in modo più positivo, aperto e quindi efficace.
Il tema dell’evangelizzazione continua a essere un punto di riferimento qualificato della progettazione pastorale della Chiesa italiana. Don Giampietro Ziviani, che su queste pagine si era già occupato della tematica in questione, sviluppando una cammino di comprensione del tema della evangelizzazione alla luce del magistero recente della Chiesa sia universale sia nazionale, in questo articolo tenta una lettura del recente appuntamento ecclesiale di Verona proprio alla luce di questo tema. Il risultato è quello che la teologia definisce un lucido esercizio di verifica del cammino di recezione in atto: avendo sullo sfondo l’evento del Concilio Vaticano II, si tratta di cercare di evidenziare i passi che la Chiesa italiana sta compiendo per darsi un tratto sempre più missionario ed evangelizzatore. Le riflessioni e gli interrogativi che ne derivano meritano davvero l’attenzione del lettore.
Il 2007 celebrerà il centenario della nascita del movimento scout, una delle esperienze educative più efficace e appassionanti, diffusa in ben 216 nazioni. La ricorrenza invita a una riflessione che aiuti a conoscere non solo storia e ispirazioni dello scautismo, ma anche le linee metodologiche e i tratti di spiritualità che ne hanno mantenuto intatto il fascino lungo un intero secolo. Ci conduce in questo itinerario p. Stefano Gorla (barnabita e assistente formatore dell’Agesci), offrendo una presentazione completa del movimento scout, in particolare della fisionomia profondamente religiosa e ‘cattolica’ che ha assunto in Italia, confermandolo anche negli anni recenti come una sorta di unicum, per vigore della proposta e tenuta delle adesioni, nel panorama associativo ecclesiale.
L’articolo di p. Agostino Montan (docente alla Pontificia Università Lateranense di Roma) illustra il documento sui matrimoni tra cattolici e musulmani emanato dalla presidenza della Cei. I matrimoni misti costituiscono una realtà non più rarissima in una società che si va rapidamente configurando in senso interetnico e interculturale. Gli orientamenti dei vescovi, come è noto, sono assai prudenti al riguardo, sottolineando come la diversa concezione del matrimonio nel cristianesimo e nell’islam esponga a non trascurabili rischi. L’esperienza stessa lo insegna. Le nozze pertanto vengono espressamente sconsigliate o comunque non incoraggiate. In ogni caso vengono fornite puntuali indicazioni pastorali ai preti che accompagnano il periodo dell’avvicinamento al matrimonio e quello ad esso successivo. Si tratta di orientamenti preziosi per operare in maniera equilibrata in un ambito decisamente complesso. Il contributo riproduce il testo di una relazione che p. Montan ha tenuto ai penitenzieri delle Pentitenzieria apostolica, con interessanti accenni al valore dottrinale del documento e ai pronunciamenti di altre Conferenze episcopali, che per ragioni di spazio non è stato possibile riportare.
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.