È nel contempo storica e prospettica la riflessione offertaci in queste pagine da Gilles Routhier, docente di Teologia all’Université Laval, Quebec, e all’Institut Catholique di Parigi. La memoria del Concilio Vaticano II diventa l’occasione per delineare le sfide che attendono la Chiesa nell’immediato futuro. Senza farsi facile profeta, ma mantenendo la lucidità del pensiero che è propria della riflessione teologica, l’intento dell’Autore è di accompagnarci lungo alcuni dei sentieri che l’evento conciliare ha saputo aprire, mostrandoci i tanti lavori in corso che domandano ancora impegno ed energie, per proseguire quell’opera di ‘aggiornamento’ che contraddistingue il passato recente, il presente e anche il futuro prossimo della nostra Chiesa.
La Rivista ha sempre cercato di proporre ai suoi lettori una lettura della situazione del cristianesimo italiano, delle sue tensioni e dei suoi sviluppi.All’interno di questa prospettiva si colloca l’articolo di don Luca Bressan (professore di Teologia pastorale e membro della redazione), che intende riprendere e rilanciare il dibattito attorno a uno strumento istituzionale ben conosciuto e diffuso nella nostra realtà ecclesiale, quello delle «unità pastorali». La constatazione di un calo di attenzione nei confronti di questo tema consente all’Autore di imbastire un percorso di analisi che conduce a cogliere il nocciolo, l’intenzione profonda che presiede alla rapida diffusione delle unità pastorali dentro la Chiesa italiana: il loro utilizzo come strumento per far fronte all’esigenza di immaginare nuove forme di Chiesa capaci di continuare a garantire la presenza del cristianesimo in un contesto e in una cultura anch’essi in forte mutamento.
La riflessione di mons. Giuseppe Angelini (docente di Teologia morale alla Facoltà teologica di Milano) sulla testimonianza avviata sul numero di aprile prosegue ora focalizzandosi sul ministero pubblico di Gesù. In particolare, l’Autore riprende il tema del segreto messianico, tipico del vangelo di Marco: i miracoli inducono i discepoli a dare pubblicità precipitosa ai suoi gesti, ma il Maestro li ammonisce a desistere, in attesa che il senso del suo operato si manifesti nel compimento della sua vita, sulla Croce. Questo aspetto del ministero di Gesù ci istruisce sul contenuto e sullo stile della testimonianza cristiana. Essa è tale quando la sua verità, la grazia di Dio, viene fatta propria dal discepolo nella ‘distanza’ della preghiera, che lo custodisce dal clamore e dell’attesa delle folle, spesso fuorvianti.
Ricorre quest’anno il centenario dell’enciclica "Pascendi" di Pio X, che condannava le dottrine moderniste. L’articolo di don Maurilio Guasco (docente di Storia del pensiero politico contemporaneo all’Università del Piemonte orientale) ricostruisce efficacemente il contesto del documento, ne illustra in sintesi il contenuto, non rinunciando, in conclusione, ad attualizzare il senso di quel doloroso conflitto che tanto segnò i primi anni del secolo scorso nella Chiesa cattolica.
Dopo l’articolo "Il prete in una comunità di fratelli e sorelle" (2/2007, pp. 113-125), ospitiamo una seconda meditazione di p. Stefano Bittasi S.J. sugli Atti degli Apostoli. Questa volta le pericopi analizzate sono tratte dai capp. 13 e 16 e narrano di un doppio, e travagliato, passaggio della Chiesa primitiva: anzitutto la decisione di allargare l’annuncio anche ai pagani, poi quella di portare la predicazione dall’Asia Minore in Europa. Il filo della riflessione segue attentamente le dinamiche e l’evoluzione del processo di evangelizzazione, mostrando come esso segua poco le vie lineari della programmazione, quanto piuttosto si adatta al corso degli eventi, compresi quelli indesiderati, per cogliervi le indicazioni dello Spirito. Così dal rifiuto opposto alla Parola nascono nuovi slanci e si aprono orizzonti imprevisti: la dinamica paradossale della croce traspare anche nelle scelte della predicazione. La tesi svolta propone suggestioni che avvicinano i testi di Atti all’attuale situazione pastorale. Si tratta di un accostamento stimolante, che invita a una disposizione fiduciosa nell’annuncio del Vangelo, anche in tempi difficili come i nostri.