Negli ultimi anni svariati fattori – dai cambiamenti sociali alla diminuzione
delle vocazioni – hanno modificato sensibilmente la fisionomia
tradizionale della vita religiosa. Il noto teologo don Gianni
Colzani approfondisce, sullo sfondo di tali mutamenti, un importante
elemento di novità: la sempre più frequente collaborazione fra
religiosi e laici. Ben lungi dal ridurre la questione a semplice problema
organizzativo, l’Autore sottolinea la straordinaria occasione di
rilancio che questa situazione rappresenta per il carisma religioso, il
quale, ritrovata la propria identità profetica può, da un lato, accogliere
alcune istanze positive maturate dal laicato e, dall’altro, riproporre
forme peculiari di testimonianza: «L’esperienza di vita dei religiosi
sulla base dei consigli diventa il luminoso fondamento di una
capacità di orientare la vita spirituale e umana delle persone, di consolare
e sorreggere, di stare all’interno delle comunità come esempio
luminoso del servizio a Dio».
In prossimità del Sinodo sulla Parola di Dio, abbiamo chiesto ad alcuni
protagonisti della grande stagione di ‘rinascita biblica’ seguita al
Concilio Vaticano II di parlarci delle novità avvenute sia in rapporto
alla conoscenza della Sacra Scrittura sia per la vita della Chiesa. La
prima intervista ha come interlocutore il card.Albert Vanhoye, insigne
biblista, già Rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma e Segretario
della Pontificia Commissione Biblica. Il lettore che si aspettasse
le risposte tecniche dell’esegeta rimarrà sorpreso dalla sensibilità
ecclesiale e spirituale di p.Vanhoye, profondamente convinto
che la novità fondamentale del Concilio Vaticano II riguardo alla
Bibbia sia stata l’arricchimento della sua presenza nella liturgia e che
il compito principale e più alto che spetta ancora alla Chiesa d’oggi
sia quello di favorire e liberare il dinamismo della Scrittura nei fedeli,
affinché la vita cristiana possa trovare il suo tesoro e goderne
appieno.
Cade in questi giorni il quarantesimo anniversario dell’enciclica di
Paolo VI Humanae vitae. Abbiamo chiesto a don Maurizio Chiodi,
docente di Teologia morale alla Facoltà teologica di Milano e al Seminario
di Bergamo, di richiamare i capisaldi del suo insegnamento
e di aggiornare sul dibattito teologico morale che da quell’enciclica
ha ricevuto autorevoli orientamenti. La riflessione proposta, pur
nella sua sinteticità, non elude alcuni nodi fondamentali dell’odierna
riflessione morale, sottolineando come l’enciclica costituisca un’impegnativa
e preziosa occasione per andare a fondo su temi delicati
e attuali a riguardo della concezione cristiana della sessualità: «Non
c’è dubbio che, sotto un profilo teologico-morale, l’Humanae vitae
implicitamente coinvolge la questione sessuale nella sua interezza.
Anzi, più complessivamente ancora, essa rappresenta un documento
paradigmatico e significativo per comprendere i nodi, le questioni,
le sfide e le difficoltà relative a tutta la pratica morale del credente
nel contesto della cultura contemporanea».
P. Antonio Spadaro, gesuita e padre scrittore della Civiltà Cattolica,
rinnova con questo bel saggio l’invito a riflettere sulle esperienze originarie
che intessono la nostra vita quotidiana. Il tema qui esaminato
è l’ambiente, cioè il sistema di relazioni nel quale viviamo, che da noi
prende senso e a noi restituisce una posizione di senso. Riflettere sui
diversi ‘ambienti’ in cui esistiamo significa meditare su ciò che ‘ci sta
addosso’, che ci modella, e che noi contribuiamo a modellare. Le
pagine che seguono, arricchite da numerosi riferimenti letterari, ci
aiutano a prendere coscienza delle realtà che viviamo e del loro
significato nella relazione costitutiva con noi, perché la nostra stessa
esperienza sia più piena, intelligente, consapevole.
Nel febbraio scorso s’è svolto a Roma il XVI convegno nazionale del
Servizio dell’Apostolato Biblico dell’Ufficio Catechistico Nazionale
della Cei. Rivolto specialmente agli animatori laici o religiosi delle
varie iniziative bibliche locali, aveva come tema: La Bibbia nella missione
della Chiesa, nella prospettiva anche del prossimo Sinodo dei
Vescovi. Pubblichiamo qui la relazione del biblista milanese mons.
Giovanni Giavini, tenuta in quell’occasione. L’intervento tende a
offrire un orientamento essenziale sul rapporto tra il Gesù storico
e quello dei Vangeli, problema assai dibattuto tra gli studiosi (e spesso
trattato approssimativamente dai mass-media), oltre che decisivo
per la fede cristiana.
Dopo molti anni di quotidiana sperimentazione, è recentemente
apparsa nelle librerie la nuova traduzione del Salterio di Bose. Salmi e
Cantici biblici (traduzione e antifonario a cura di Enzo Bianchi,
Edizioni Qiqajon, Magnano 2008), che l’omonima comunità religiosa
utilizza nella celebrazione della propria liturgia. L’espressa destinazione
liturgica, la ricchezza dell’antifonario e del repertorio di citazioni
bibliche, ne fanno uno strumento prezioso per la preghiera e
per la lectio divina. Donatella Scaiola, docente di Esegesi presso la
Pontificia Università Urbaniana, offre una presentazione di questo
prezioso strumento, sottolineandone le caratteristiche e inquadrandolo
in una più ampia considerazione del valore cristiano della preghiera
dei Salmi.
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.