Seppure senza mai raggiungere un grande livello di clamore, la questione
giovanile occupa ormai da tempo il dibattito ecclesiale. Un
mondo giovanile che si rivela sempre più oscuro e impermeabile ai
tradizionali strumenti e percorsi di educazione alla fede predisposti
dalle nostre istituzioni; una Chiesa che si scopre abitata da tante domande
circa le possibili forme di incontro con i giovani di oggi, ma
senza risposte sufficientemente condivise e di facile attuazione. Una
simile situazione necessita l’istruzione di un dibattito che permetta
al corpo ecclesiale di prendere le giuste distanze dai clamori e dalle
emozioni dell’attualità, per reperire dentro la nostra tradizione gli
strumenti per continuare a generare il futuro di cui la nostra fede
ha bisogno. La nostra rivista ha deciso di partecipare a questo dibattito,
e di alimentarlo. In questo numero ospitiamo l’intervento di
don Luca Bressan (membro della redazione e docente di Teologia
pastorale alla Facoltà teologica di Milano) che aiuta a costruire il
quadro della problematica, mostrando le diverse dimensioni che la
questione giovanile sta assumendo dentro la Chiesa italiana oggi.
L’autore individua anche alcune piste attorno alle quali si va condensando
il pensiero e l’azione del corpo ecclesiale, piste capaci di
lasciar intravedere l’orizzonte, gli obiettivi e le forme delle azioni di
pastorali giovanile nell’immediato futuro.
Il comportamento assunto da Pio XII nei confronti dello sterminio
degli Ebrei perpetrato dal regime nazista di Hitler durante la seconda
guerra mondiale, è stato oggetto di un intenso e spesso concitato
dibattito, anche per l’eccessiva esposizione mediatica di questioni
ancora di difficile valutazione nell’ambito di un serio lavoro
storiografico. Don Saverio Xeres ne ha dato conto, sia pure in maniera
sommaria, nella prima parte dell’articolo (2/2009, pp.105-
117). In questa seconda parte si richiamano per sommi capi gli elementi
più vistosi e problematici di quel «contesto reale dei fatti e
delle condizioni» alla cui luce soltanto, come sottolineava l’antico
collaboratore di Pio XII, Giovanni Battista Montini1, si può dare una
valutazione meno frettolosa e superficiale delle sue scelte, quale
don Xeres cercherà di delineare sul prossimo numero.
In questi ultimi anni la crescente presenza di stranieri nel nostro
paese, e le problematiche che a essa si accompagnano, ha suscitato
una pluralità di atteggiamenti, reazioni, considerazioni. Pubblichiamo
qui un’interessante riflessione che affronta il tema dalla particolare
angolatura filosofico-teologica, mostrando la complessità di una relazione
che solo un approccio superficiale può ridurre a questione
di ordinata integrazione. Il professor Claudio Ciancio, docente di Filosofia
teoretica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
del Piemonte Orientale e Direttore del Centro Studi filosoficoreligiosi
Luigi Pareyson di Torino, sostiene la tesi che affinché si dia
relazione con l’altro è necessario che l’alterità non soltanto sia riconosciuta
e rispettata, ma anche diventi paradossalmente momento
positivo, costitutivo della stessa identità; processo che è strettamente
connesso al ‘religioso’, che è essenzialmente legame con
l’‘Altro’: «Solo avendo esperienza di Dio si è capaci di incontro con
lo straniero».
Nei fascicoli scorsi abbiamo ospitato una serie di articoli che ci hanno
‘raccontato’ come un testo (biblico e non) sia stato il motivo ispiratore
dell’esperienza di alcuni presbiteri. Interviene ora Tiziano Civettini,
diacono permanente della diocesi di Trento e Preside della
locale Scuola diocesana di formazione teologica, descrivendo in che
modo un brano scritturistico – Lc 12,41-43 – possa «essere presente
nella vita con discrezione e continuità, plasmando l’atteggiamento
del cuore». La narrazione mostra che gli ‘effetti’ di questa
Parola non solo illuminano il senso di un percorso, ma diventino anche
tracce di una spiritualità diaconale per questo tempo.
Un corretto accostamento alla Scrittura, condizione per una sua
fruttuosa lettura, richiede anche qualche conoscenza di ordine generale,
soprattutto in rapporto alla ‘storicità’ dei testi biblici. È su
questo tema che si diffonde l’articolo di Carlo Porro (docente di
Teologia dogmatica presso il Seminario di Como), delineando un
quadro chiaro e ordinato della questione. Dopo un rapido cenno
agli sviluppi della ricerca biblica nel secolo scorso, l’Autore offre
alcune indicazioni circa il carattere storico dell’Antico Testamento,
sottolineando le problematiche più urgenti, e del Nuovo Testamento.
Infine, il contributo richiama alcune regole pratiche in vista
di una lettura della Bibbia che favorisca l’incontro con Dio nella
preghiera.
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.