Con l’intervento di p. Silvano Maggiani, osm, preside della Pontificia Facoltà Teologica ‘Marianum’ di Roma, concludiamo la pubblicazione degli atti della giornata di studio Che cosa è successo nel Vaticano II, tenutasi lo scorso marzo presso l’Università Cattolica di Milano. La riflessione prende in esame la riforma liturgica promossa dalla Sacrosanctum Concilium, compresa a partire dal movimento liturgico e quindi analizzata approfonditamente discernendone gli aspetti acquisiti e quelli tuttora incompiuti nel tessuto ecclesiale. L’analisi riguarda una realtà esperienziale di vastissime proporzioni, assai difficile da circoscrivere per la varietà di temi, modelli, istituzioni e soprattutto
di persone nelle Chiese; rappresenta tuttavia un coraggioso sforzo di verifica di un momento fondamentale nella vita della Chiesa: «La dinamica di essere formati dalla liturgia e alla liturgia, esclude il rifugiarsi in un passato rituale ed esclude il fuggire in avanti sconsideratamente, per affrontare con sapienza scientifica e pastorale i veri nodi
formativi per aiutare la maturazione della questione liturgica nella situazione odierna».
Don Giampietro Ziviani, docente di Ecclesiologia presso la Facoltà teologica del Triveneto (Padova), offre qui un fresco e accattivante approccio biblico-spirituale a due metafore del ministero ‘a partire dal basso’, secondo il metodo della teologia pastorale piuttosto che quello della dogmatica. Scavando nella concretezza di queste due
immagini, l’Autore ripropone il senso profondo dell’essere discepoli, persone afferrate da Dio: «Dio ti raggiunge perché sei qui e arpiona te perché solo tu puoi salvare questo ‘qui’ dove ti trovi. Non chiama i discepoli per farne strumenti del suo progetto, li chiama anzitutto per salvarli, per farne i primi destinatari e testimoni:“perché
stessero con lui e anche per mandarli a predicare” (Mc 3,14)».
Pubblichiamo in queste pagine il primo capitolo del libro di Marcel Gauchet Il figlio del desiderio, recentemente pubblicato da Vita e Pensiero. Il grande filosofo francese mette a tema una vera e propria rivoluzione antropologica occorsa negli ultimi decenni, tanto pervasiva quanto non percepita dalla coscienza comune: il figlio, mentre nel passato veniva accolto e poi fatto crescere verso la compiuta umanità dell’adulto, oggi è il frutto di un progetto, di un desiderio appunto, e viene mitizzato come la figura ideale dell’uomo. Sulla realtà del bambino, ignorata in quanto tale, accade una vera e propria
proiezione delle attese degli adulti, che costituisce un pesante ingombro alla crescita stessa del figlio. Questo fenomeno è alla radice dei molti e gravi problemi che incontriamo in ambito educativo e che affliggono la realtà sociale tutta. Gauchet esplora questa problematica, ne mostra le radici, ponendo alla cultura attuale domande
controcorrente, decisive per comprendere l’attuale ‘emergenza educativa’ e in particolare la micidiale dissoluzione della tradizione nella nostra società.
Qualche parola per introdurre un testo il cui stile risulterà differente dagli articoli che abitualmente compongono i numeri della Rivista. In effetti, lo stile di questo scritto non è quello dell’articolo, ma piuttosto quello della comunicazione. Così originariamente è stato pensato: si tratta di una comunicazione che mons. Luigi Bressan, arcivescovo
di Trento e presidente uscente della Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese, ha presentato all’assemblea generale della CEI dello scorso mese di maggio, come bilancio del lavoro svolto e consegna di un’urgenza
alla commissione che gli sarebbe succeduta. Pubblichiamo volentieri questa comunicazione, con lo stile che le è proprio, perché ha il pregio di porre alla nostra attenzione un fenomeno che la quotidianità delle nostre Chiese locali conosce ormai da diversi anni, ma che invece fatica a trovare il rilievo che meriterebbe, all’interno del
dibattito ecclesiale nazionale. Il fenomeno è presto detto: la presenza e l’azione di preti stranieri nelle nostre diocesi; presenza che conosce una distribuzione asimmetrica all’interno del territorio ecclesiale nazionale (molto diffusa nelle Chiese del Centro Italia, presente con minore intensità nelle altre zone). I discorsi che accompagnano
questa presenza sono ampiamente al di sotto delle sfide che essa comporta. Sono ancora tesi tra gli estremi in opposizione (accoglienza entusiasta da un lato, come se si fosse di fronte a una ventata di spirito missionario, che ha tuttavia invertito la direzione; irrigidimento e paura acritica dall’altro, quasi questa presenza costituisse una minaccia alla specificità del volto italiano della nostre Chiese) e faticano a leggere il fenomeno per quello che realmente esprime: la declinazione in ambito ecclesiale di un mescolamento della popolazione che è in atto in modo irreversibile. Irreversibile non è sinonimo di non guidato e non monitorato. Ecco quindi il significato di questa comunicazione: intende costruire lo spazio, delimitandone gli estremi, di un giusto dibattito che la Chiesa italiana è chiamata ad istruire su questo fenomeno. Per leggerne i rischi e le potenzialità (senza la presenza di questi preti più di una nostra diocesi si troverebbe a vivere situazioni che spesso descriviamo – un po’ intimoriti – come caratteristiche delle Chiese del Nord Europa); per aiutare a costruire un discernimento che sia il più possibile spirituale e cristiano. La Redazione della Rivista si impegna a contribuire al dibattito, facendo seguire alla pubblicazione di questa comunicazione
altri articoli di approfondimento.
Se c’è un profilo che va ricordato dell’esemplarità di Giuseppe Lazzati, certamente è quello della sua opera di educatore, per la quale mostrò un «carisma straordinario» e una dedizione ininterrotta. Luciano Caimi, professore ordinario di Storia dell’educazione presso l’Università Cattolica di Brescia, ricostruisce brevemente le diverse
stagioni dell’impegno educativo dal ‘professore’: dagli anni della presidenza
dell’Azione Cattolica milanese, passando per l’impegno politico, la docenza e fino al rettorato dell’Università Cattolica nel periodo del postconcilio. Lo stile educativo di Lazzati brillò sempre per l’ascolto rispettoso dell’interlocutore, l’accoglienza sollecita dell’umanità di chi gli stava di fronte, il genuino spirito dialogico, l’intento
di liberare nel giovane i dinamismi interiori di bene e di progresso personale. L’invito rivolto al giovane era esplicito: doveva premurarsi di «scoprire» la propria vocazione e disporsi ad attuarla con generosità.
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.