Dopo aver delineato sul fascicolo di settembre (pp. 574-585) lo sfondo storico e il contesto culturale su cui si colloca la figura del prete, in questa seconda parte dell’articolo don Giuliano Zanchi (redattore della Rivista e direttore generale della Fondazione Bernareggi di Bergamo) propone alcune coordinate fondamentali per ripensare il ministero presbiterale. Esso va anzitutto riconsegnato alla prospettiva più generale del compito della Chiesa: come si deve costruire la comunità dei discepoli di Gesù per testimoniare cristianamente la novità evangelica in mezzo agli uomini di oggi? È la domanda a cui il Concilio ha dato una risposta chiara. Proprio ispirandosi al Vaticano II, l’articolo suggerisce cinque grandi linee che devono guidare l’immaginazione di un nuovo modo di essere comunità per una nuova ‘amicizia’ del cristianesimo con la storia. Insieme, Zanchi denuncia con franchezza alcune problematiche da considerare oggetto di discernimento per il futuro profi lo della figura del prete: l’eclissi della paternità e dell’autorità, il nodo formativo, il rapporto tra vocazione al ministero e vocazione al celibato, la questione femminile. Come si vede, un visione lucida di temi aperti e prospettive di lavoro.
La beatificazione di Giovanni Battista Montini ripropone all’attenzione della Chiesa una figura quasi dimenticata, ma decisiva nell’evoluzione del cattolicesimo. Giovanni Maria Vian (direttore dell’«Osservatore Romano» e docente di Filologia patristica alla Sapienza di Roma) ce ne offre un vivido ritratto, quello di un uomo sensibile alla complessa novità del mondo contemporaneo e all’urgenza di trasmettergli in modo appropriato la verità di Cristo. Proprio la cordialità verso il nostro tempo è stato il paradigma della spiritualità del Concilio, che Paolo VI nei quindici anni del suo pontificato ha tradotto in decisioni di governo caratterizzate da grande saggezza e lungimiranza, e in gesti simbolici gravidi di futuro.
Pubblichiamo qui ampia parte del quarto capitolo del recente libro di p. Jean-Pierre Sonnet (gesuita, docente di Esegesi dell’Antico Testamento alla Università Gregoriana di Roma) Generare è narrare (Vita e Pensiero 2014). Il libro esplora l’esperienza della generazione nella Bibbia, che ne parla con una stupefacente varietà di storie, dalla prima all’ultima pagina. Essere padre, madre, figlio è uno dei luoghi privilegiati della rivelazione di Dio. Esiste un intimo legame tra il mistero di Dio e la catena delle generazioni nella storia, come se Dio fosse il ‘testimone’ consegnato da una generazione all’altra e insieme il custode di quella realtà temibile e affascinante che è il generare. In particolare, queste pagine mostrano il modo tutto specifico con cui le madri ‘raccontano’ il Dio vivente ai figli, dall’esperienza del parto fino al passaggio ultimo della morte. Una meditazione mintensa e luminosa che ci rivela gli straordinari tesori offerti dalla Scrittura a genitori e figli perché possano ancora incontrarsi in un tempo difficile come questo.
Nella voce (ci ricorda don Giovanni Cesare Pagazzi, redattore della Rivista e docente di Teologia fondamentale alla Facoltà teologica di Milano) si condensa e rivela il mistero della persona: difficile conoscere qualcuno a prescindere dalla sua voce, dotata di un inconfondibile timbro che manifesta un modo unico di stare al mondo e in relazione con gli altri. Questa verità antropologica fondamentale ci aiuta a capire perché nei vangeli sono numerosi i riferimenti alla «voce» di Gesù, oltre che alle sue parole. Pensiamo ad esempio al vangelo di Giovanni, dove si parla della «voce del pastore» che le pecore riconoscono, perché in essa colgono al volo la dedizione di chi dà la propria vita per loro, facendosi eco dell’amore del Padre. Così, ogni pastore dovrebbe chiedersi: «Di chi o cosa è eco la mia voce?». Non per nulla papa Francesco, scrivendo dell’omelia nella Evangelii Gaudium, fa esplicito riferimento all’efficacia del «calore del tono di voce, della mansuetudine dello stile delle frasi, della gioia dei gesti».
Prendendo come spunto il confessionale, opera dello scultore Andrea Fantoni conservata nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Bergamo, don Egidio Miragoli, parroco della diocesi di Lodi e docente di Diritto Canonico nello Studio Teologico Interdiocesano di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano, sottolinea l’importanza del carattere personale del sacramento della riconciliazione, e si sofferma sulle qualità che il ministro della confessione dovrebbe sempre avere. Infatti, la particolare situazione psicologica, morale e spirituale che il penitente vive durante il sacramento della confessione coinvolge in maniera diretta anche la persona del confessore ed esige da lui una serie di responsabilità e attenzioni per il cammino di conversione del fedele.
Un estratto dal libro "Si destano gli angeli" di Tomáš Halík, per confortare, incoraggiare e ispirare “chi è ancora in cerca di altro” in questi tempi difficili.
Il magazzino Vita e Pensiero resterà chiuso per le festività dal 24 dicembre. Prima della chiusura sarà possibile spedire i volumi ordinati entro la mattina del 19 dicembre. Le spedizioni riprenderanno regolarmente l'8 gennaio 2024. Puoi acquistare e scaricare articoli digitali e ebook in ogni momento, anche durante la chiusura. BUONE FESTE!