In queste pagine don Armando Matteo, membro della redazione e docente di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana, dà seguito all’intervento pubblicato sul numero di settembre, dedicato a una lucida analisi dell’incremento della longevità. In questo secondo contributo l’Autore approfondisce le ricadute pastorali che quel fenomeno comporta, con la sua vera e propria ridefinizione delle età della vita e quindi dei rapporti intergenerazionali e della stessa pratica religiosa. L’autore prefigura e descrive due coraggiose piste d’azione per contrastare gli inconvenienti dello scenario ormai dominante: da una parte si tratta di lavorare «per restituire dignità e tensione morale alla dimensione adulta dell’esistenza, di creare le condizioni per sottrarre gli adulti attuali all’incantamento e incatenamento in cui sono oggi finiti, a causa della rivoluzione degli immaginari diffusi legata all’allungamento della vita»; dall’altra di riscoprire la dimensione comunitaria «quale unico ed efficace antidoto contro l’individualismo infinitamente triste dell’uomo contemporaneo e quale miccia potente di quella gioia evangelica che riaccende la speranza per un futuro possibile per tutti».
Il vangelo di Marco dedica al pane molta attenzione e un’intera sezione del suo pur breve racconto (6,6b-8,30): è il pane moltiplicato per i cinquemila e per i quattromila, è il pane da non gettare ai cagnolini, è il pane che manca e di cui discutono i discepoli. Quale il motivo di tanta attenzione? Matteo Crimella, docente di Esegesi del Nuovo Testamento preso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, struttura il suo accurato studio anzitutto come risposta all’interrogativo, contestualizzando la sezione nel quadro narrativo e teologico del secondo vangelo. Segnala così come il tema sia strategico per illustrare la novità del messianismo di Gesù: «Il pane donato da Gesù non è solo nutrimento del corpo, ma anche parola (e segno) che edifica lo spirito. Quel pane spezzato conduce i discepoli a comprendere, passo dopo passo, l’identità messianica di Gesù; riconoscendolo come Cristo gli stessi discepoli comprendono la loro posizione dietro di lui, alla sua sequela. […] Esso però rimane un segno, bisognoso di essere inteso». Non sorprende quindi che il «fatto dei pani» sia di ardua comprensione per i discepoli di ogni tempo, e che richieda la trasformazione dei cuori, poiché nel cuore dimora quanto rende impuro l’uomo.
Il testo qui pubblicato riproduce la relazione che il prof. Luca Diotallevi (docente di Sociologia all’Università di Roma TRE) ha tenuto all’ultima assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana ad Assisi. Si tratta di una sintesi delle ricerche condotte a cura dell’Osservatorio Socio Religioso della CEI negli ultimi anni. Gli esiti di tali ricerche sono di estremo interesse, riguardando le profonde trasformazioni in atto nel clero italiano, a livello sia quantitativo sia qualitativo. Se il complessivo decremento numerico è realtà nota a tutti, non altrettanto si può dire di alcuni cambiamenti qui descritti, che riguardano la crisi istituzionale del clero, e in particolare: il ricorso a forme non convenzionali di reclutamento, la grande diversificazione del suo retroterra formativo, la frammentazione dei modelli di riferimento, l’indebolimento delle retiistituzionali di cooperazione tra i presbiteri. Si tratta di marcate linee di tendenza in atto da oltre un decennio nella Chiesa italiana, su cui è urgente il compito di un discernimento difficile e delicato che concerne gli attuali assetti istituzionali ecclesiali. Il rischio che si profila è che nel corso del tempo il cattolicesimo italiano si connoti nella direzione di ‘una religione a bassa intensità’, magari di successo perché orientata verso il benessere individuale, ma problematica quanto a capacità di trasmettere il Vangelo di Gesù.
Il 3 agosto di quest’anno è ricorso il centesimo anniversario della morte di mons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona dal 1871 al 1914. La sua persona e la sua opera furono importanti e significative nel panorama ecclesiale fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Anche a un secolo di distanza merita attenzione e interesse lo stile con il quale egli ha affrontato le situazioni che era chiamato a vivere in quanto pastore di una Chiesa locale, nel turbolento panorama dell’Italia post-unitaria. Don Francesco Cortellini, docente di Ecclesiologia presso l’ISSR di Cremona e Lodi, ne studia attentamente l’azione pastorale volta a riformare e guidare il clero diocesano, sintetizzandola in tre attenzioni principali: anzitutto la proposta, mai pienamente concretizzata, di una regola di vita per il clero alla quale lo stesso Bonomelli voleva sottoporsi; quindi la cura dello stile educativo e dell’attenzione pedagogica nei confronti dei seminaristi; la terza, infine, riguarda i suggerimenti pratici che egli dava ai suoi preti per l’esercizio del loro ministero. Elementi che trovano la loro sintesi nel modo con il quale mons. Bonomelli considerava i problemi e le sfide del suo tempo, caratterizzato da un «atteggiamento di cordiale e saggia attenzione ai segni dei tempi», così che egli «grazie a una attenta lettura del presente e alla sapiente valutazione di ogni fermento di bene ebbe una sorprendente capacità di guardare lontano, in una prospettiva illuminata sempre da fede profonda e coraggiosa».
Presentiamo qui un’interessante esperienza di pastorale vocazionale recentemente avviata nella diocesi di Como, volta a riproporre in forma innovativa l’ormai poco praticata formula del ‘seminario minore’. Ne parla il responsabile del progetto, don Michele Gianola, direttore del Servizio diocesano alle vocazioni della diocesi di Como, sottolineandone le linee ispiratrici e le formule organizzative. La proposta offre ai giovani desiderosi di approfondire la propria ricerca vocazionale uno spazio allo stesso tempo raccolto e familiare, religiosamente ben caratterizzato ma non avulso dalla realtà della vita quotidiana. Così è nata l’esperienza del Sicomoro: una comunità semiresidenziale di vita cristiana e fraterna nella quale i ragazzi di un determinato territorio vivono per una settimana al mese accompagnati nel loro cammino di fede e di crescita vocazionale da una équipe di educatori formata da un prete e da una coppia di sposi.
Pubblicata la tesi di Caoduro, sul ruolo della diplomazia sportiva tra Stati Uniti e Cina, vincitrice della sezione Vita e Pensiero del Premio Gemelli.