A poche settimane dalla conclusione del V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e vicepresidente della Cei, riprende il discorso tenuto da Papa Francesco nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. Si è trattato di un intervento programmatico e di grande forza prospettica, che ha indicato con chiarezza alla Chiesa italiana la direzione di marcia per svolgere la propria missione all’altezza della sfida dei tempi. Mons. Brambilla vi vede soprattutto lo sprone «a un cambiamento di stile e di… passo», richiesta impegnativa se per stile si intende «una maniera di abitare il mondo» che si lascia ispirare dal volto misericordioso di Gesù e assume come metodo di cammino ecclesiale la sinodalità. Ad esso va aggiunta la disposizione fiduciosa e fattiva al dialogo e all’incontro con «tutti coloro che hanno buona volontà». Si tratta forse del «punto più avanzato del Discorso di Firenze, quello che mi sembra richieda una profonda conversione pastorale. La potenza creativa del genio italiano va liberata in modo nuovo, ma ciò non può avvenire senza il concorso di molti». Francesco ha offerto con grande generosità e fiducia queste indicazioni, chiamando tutti, in quest’ora storica nella Chiesa italiana, a discernere e a operare in modo rinnovato forme di sequela sempre più trasparenti allo stile del Maestro di Nazaret.
Questo nostro tempo frettoloso ha un estremo bisogno di mistica. Una frase che sembra contraddittoria: come può l’esercizio interiore per eccellenza, l’intimo cammino verso la contemplazione del divino che richiede l’abbandono se non la rottura dei legami con il mondo, venire in soccorso delle donne e degli uomini di oggi? Eppure José Tolentino Mendonça (sacredote, poeta e scrittore, vicerettore dell’Università Cattolica del Portogallo) non ha dubbi. Esiste una mistica da praticare nel qui e ora della vita, che parte dall’uomo tutto intero, anima – certo – ma anche corpo, sensazioni, relazioni. È la ‘mistica dell’istante’, che riconosce come portali d’ingresso del divino nella nostra vita i cinque sensi, quanto di più concreto e corporeo ci caratterizza. E, a pensarci, è un’esperienza ben nota alle Scritture, per le quali il corpo è immagine e somiglianza di Dio. È grammatica di Dio che si inscrive nella nostra pelle. È la lingua materna di Dio. Mistica dell’istante è il titolo di un libro di Tolentino appena pubblicato da Vita e Pensiero. Ne riproduciamo parzialmente il capitolo introduttivo.
Riprendiamo con questo nitido intervento di don Aristide Fumagalli, docente di Teologia morale presso il Seminario di Venegono e la Facoltà teologica di Milano, la Relazione finale del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, per presentarne l’articolazione e le principali acquisizioni. Come è noto, in merito alla dibattuta questione dell’accesso ai sacramenti da parte dei divorziati risposati, il testo non propone mutamenti in campo normativo e pastorale, affidando a un successivo intervento papale il compito di discernere in proposito. In attesa di quel pronunciamento magisteriale, l’autore sottolinea come i lavori sinodali abbiano già acquisito una nuova consapevolezza ecclesiale. Essa non riguarda solo la valorizzazione della famiglia, «tesoro della Chiesa» e «soggetto pastorale», bensì la ripresa di un’immagine di Chiesa in cammino con le famiglie di oggi: «La forza propulsiva di papa Francesco nel sospingere la Chiesa verso “una nuova uscita missionaria” (EG 20) ha costantemente accompagnato il processo sinodale, mirando, più che a dettare contenuti, a raccomandare uno stile».
La celebrazione dell’Anno Santo della Misericordia può rappresentare un’occasione propizia per riportare l’attenzione sul quarto sacramento. Don Pierpaolo Caspani, docente di Teologia sacramentaria presso il Seminario di Milano, sostiene in questa nota che oggi, a distanza di anni dalla riforma dell’Ordo Paenitentiae promossa dal Vaticano II e rimasta incompiuta, può essere opportuno riaprire il discorso in un clima meno segnato dalle contrapposizioni. A suo avviso infatti la vistosa disaffezione alla pratica della riconciliazione sacramentale non ne indica il definitivo tramonto, segnala piuttosto la «crisi di una forma di questo sacramento che, pur avendo al suo attivo indubbi meriti, non è però l’unica modalità con cui celebrare la misericordia che Dio, attraverso la Chiesa, rivolge al battezzato peccatore». Al fine di favorire una sua ripresa andrebbe più decisamente valorizzata la pluralità di figure rituali complementari previste dal Rito della Penitenza, oggi largamente disattesa.
Nel suo discorso al Convegno ecclesiale nazionale a Firenze, papa Francesco ha raccomandato un approfondimento della Evangelii Gaudium a tutti i livelli della vita ecclesiale. Questo intervento di Francesco Botturi, docente di Filosofia morale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, pone l’accento sulla categoria dell’incontro, centrale nella EG poiché esprime lo stile di quella «conversione pastorale e missionaria» a cui la Chiesa è oggi chiamata (n. 25). Anche alla luce del pensiero di Romano Guardini, l’Autore aiuta a cogliere le dimensioni antropologiche, culturali e pastorali del tema, nella convinzione che «l’intera proposta missionaria di papa Francesco nasca dal desiderio di far recuperare alla Chiesa la consapevolezza della forma teologica dell’incontro, in cui sono dati in unità il farsi incontro da parte di Dio e la capacità di incontro propria dell’uomo».
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.