L’apertura delle celebrazioni del quinto centenario della Riforma protestante è stata accompagnata dal signifi cativo gesto simbolico compiuto dalla Chiesa cattolica con la partecipazione del papa alla commemorazione congiunta di Lund. La Dichiarazione che ne è scaturita indica le direttrici secondo cui il cammino ecumenico può e dovrà proseguire in futuro. Don Angelo Maffeis, docente di Storia della teologia moderna alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, ne analizza il significato mostrando come in essa si concentrino sia una revisione del modo in cui la Chiesa cattolica ha giudicato la Riforma luterana e le Chiese che da essa hanno avuto origine, sia una revisione del modo in cui le Chiese luterane hanno giudicato la Chiesa cattolica, il suo insegnamento, la sua liturgia, le sue strutture ministeriali e il suo vertice istituzionale rappresentato dal vescovo di Roma. Lo studio mette poi a fuoco tre questioni fondamentali con cui dovrà misurarsi l’impegno ecumenico nei prossimi decenni: la via che il dialogo teologico è chiamato a percorrere per contribuire alla soluzione dei problemi ancora aperti tra le Chiese, il significato della ricerca dell’unità tra i cristiani in un contesto sociale e culturale sempre più segnato dal pluralismo religioso e infine l’esigenza di far apprezzare il valore dell’impegno ecumenico alle nuove generazioni che si preparano ad assumere delle responsabilità nella vita della Chiesa.
Se la cifra caratteristica della società attuale è il suo essere liquida, secondo la fortunata espressione del sociologo Zygmunt Bauman, qual è il modello di missione più appropriato per la Chiesa in questo tempo? La riflessione di Arnaud Join-Lambert (docente di Teologia pastorale e liturgia presso l’Università Cattolica di Lovanio) analizza tre modelli missionari contemporanei in Europa occidentale (nuova evangelizzazione, proposta della fede, pastorale di generazione), esaminandone poi un quarto (Chiesa in uscita) avviato dall’azione e dai discorsi di papa Francesco. Se di tali modelli l’ultimo pare essere più appropriato alla sensibilità odierna, ciò non significa che esso debba essere esclusivo. Infatti, da sempre esistono nella tradizione cattolica latina svariati modi di vivere la fede, che si esprimono in parole e atteggiamenti diversi, e «non ogni modello missionario è applicabile ovunque e per tutti». Nell’orizzonte di una Chiesa dialogica e in uscita, le Chiese locali sono chiamate a organizzare la pluralità dei modelli missionari presenti al loro interno. È a questo livello, afferma Join-Lambert, che va situata la conversione missionaria richiesta alla Chiesa particolari.
Ricorrono in questo 2016 trent’anni dalla morte del card. Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino dal 1965 al 1977. Pubblichiamo qui la relazione che Carlo Ossola (docente di Letterature moderne dell’Europa neolatina al Collège de France di Parigi) ha tenuto al convegno organizzato dalla comunità di Bose su questa luminosa figura di vescovo (Michele Pellegrino: memoria del futuro, 8-9 ottobre 2016). Il contributo di Ossola è dedicato a Pellegrino interprete della religiosità popolare, un aspetto particolare ma signifi cativo del suo ministero. Per Pellegrino infatti l’attenzione alla religiosità popolare è parte di quella ‘scelta dei poveri’ che nel postconcilio fu istanza caratterizzante dell’azione pastorale. Pellegrino apprese questa sensibilità nell’esercizio stesso del suo servizio di pastore, facendosi istruire dall’ascolto della concreta vicenda umana, che il Vaticano II ha chiesto e continua a chiedere alla Chiesa.
Il 1° dicembre 2016 è ricorso il centesimo anniversario della morte di Charles de Foucauld, proclamato beato da Benedetto XVI nel 2005. De Foucauld è una delle figure che nella tradizione spirituale cristiana più trasparentemente hanno testimoniato la logica del Vangelo, con quel suo farsi piccolo condividendo fino all’estremo la condizione degli ultimi: un segno luminoso, particolarmente eloquente per la Chiesa proprio in questo tempo. Ci piace ricordare fratel Carlo con due brevi testi. Quello di Lucetta Scaraffia (già docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma ed editorialista dell’«Osservatore Romano») recensisce l’autobiografia romanzata di de Foucauld scritta dal grande autore spagnolo Pablo d’Ors: L’oblio di sé. Un’avventura cristiana, pubblicata qualche mese fa da Vita e Pensiero: un’opera di narrativa, fondata su basi documentarie solide, che restituisce nitidamente l’intenso percorso spirituale del protagonista.
Il secondo testo attraverso cui facciamo memoria di Charles de Foucauld risale al 1953: è la prefazione (rimasta poi inedita per quasi mezzo secolo) che l’allora pro-segretario di Stato vaticano per gli affari ordinari, mons. Giovanni Battista Montini, scrisse su una singolare forma di vita religiosa: quella dei Piccoli Fratelli di Gesù. Essi raccolsero l’eredità spirituale di fratel Carlo molto tempo dopo la sua morte, avvenuta nel totale fallimento, senza seguaci, a immagine del seme evangelico che porta frutto solo dopo essere scomparso nell’oscurità della terra. La vita di de Foucauld, rileva Montini, «spunta come un tenue lume fra le mille luci fatue del nostro secolo, e a mano a mano ch’essa si allontana nel tempo diviene un faro, e segna un cammino». Pubblicato per la prima volta nel 1998, questo testo è ora in G. B. Montini, Un uomo come voi. Testi scelti (1914-1978), a cura di G. M. Vian, Marietti, Genova-Milano 2016, pp. 41-45.
La riflessione di don Gaetano Di Palma, presbitero della diocesi di Napoli, docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione S. Tommaso d’Aquino ha per tema l’umanità di Gesù, più precisamente gli atteggiamenti da lui tenuti al fine di suscitare la guarigione dei suoi interlocutori. Offerta di fiducia incondizionata e richiesta di una decisione volontaria sono i due gesti ‘terapeutici’ coi quali Gesù smuove la libertà dei sofferenti che incontra: «Ma perché la guarigione diventi efficace, è necessaria la collaborazione della persona beneficata. Perciò egli dice: “la tua fede ti ha salvato”. La fede si traduce in fiducia nel Salvatore che invita a cambiare». L’autore sottolinea come questi tratti dell’agire di Gesù possano essere imitati e conferire alla prassi credente quella «‘marcia in più’, di cui necessita il nostro agire pastorale» favorendo una ‘terapeutica’ attenzione all’umano.
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.