Come suscitare o rinnovare la fede nel Risorto attraverso la pagina evengelica? I racconti delle apparizioni sembrano infatti difficili da decifrare, quasi sfuggenti, poco realistici rispetto alla trama ordinaria della vita. Don Claudio Margaria, parroco in Val Varaita nella diocesi di Saluzzo, e docente di Cristologia alla Studio teologico di Fossano, prendendo le mosse da questa esperienza propone una suggestiva meditazione sapienziale sui due capitoli conclusivi del vangelo di Giovanni. La lettura del testo si articola in sei tappe e individua con grande sensibilità il nocciolo dell’esperienza umana lì descritta facendo emergere le dinamiche che consentono di accedere all’incontro col Risorto. «Permettere la risurrezione – afferma don Margaria – è stare nella fiducia che le stesse cose già fatte infinite volte, nelle quali non porresti più alcuna speranza, possano produrre del nuovo se vissute su una fiducia data alla parola che invita». Il quarto vangelo si rivela così prodigo di indicazioni preziose per poter ‘risorgere’; esso «ci consegna una straordinaria mappa per quotidiane risurrezioni nella sequela di Gesù di Nazareth, “stabile veniente” nella nostra ordinaria e meravigliosa umanità».
Già da arcivescovo di Buenos Aires papa Francesco si era occupato di delineare i tratti della figura presbiterale, attenzione che in questi anni di pontificato ha rinnovato soprattutto in occasione delle Messe crismali. Don Mario Antonelli, docente di Teologia fondamentale presso il Seminario della diocesi di Milano, dedica questo saggio allo studio degli elementi più insistiti e fondamentali dell’identità del prete consoni a quella Chiesa «in uscita» auspicata da Francesco in Evangelii Gaudium. I testi di papa Bergoglio evitano accuratamente una descrizione statica della specificità presbiterale, rappresentando piuttosto il prete come «un’esistenza “in tensione”», che trova nell’unzione dello Spirito il suo fondamento carismatico-istituzionale e nella relazione col popolo di Dio la possibilità di consolidare la propria identità. Pubblichiamo qui la prima parte dello studio, che tratteggia gli aspetti fondanti della teologia presbiterale; sul prossimo numero comparirà la seconda parte dedicata alla descrizione di alcuni tratti caratterizzanti il concreto profi lo ministeriale del prete.
Nella prospettiva del prossimo Sinodo generale dei vescovi, la riflessione di mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, suggerisce tre fondamentali compiti proposti alla pastorale dall’attuale contesto culturale ed ecclesiale. Essi rappresentano una sorta di condizione previa alla pratica realistica della prospettiva indicata dal Documento preparatorio all’assemblea sinodale e possono essere così declinati: indicare con chiarezza e promuovere una credibile figura di adulto; riflettere sul ruolo degli adulti e il loro compito educativo nella comunità cristiana; rinnovare gli stili educativi in modo che l’azione pastorale non sia anzitutto tesa a «“riportare i giovani nella Chiesa” ma, semmai, a riportare la Chiesa tra i giovani; e ciò dovrebbe significare preoccuparsi più della salvezza che dell’appartenenza. In un certo senso, il fi ne primario da perseguire dovrebbe essere non fare subito discepoli, ma far venire alla vita».
I decenni postconciliari hanno visto la Bibbia ritornare in molti modi al centro della vita di fede di molti cristiani, grazie al diffondersi sia di una cultura esegetica sia di pratiche di lettura innovative o ispirate alla tradizione. Con questa suggestiva testimonianza don Giovanni Cesare Pagazzi, docente di Teologia sistematica presso la facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, richiama l’attenzione su una modalità d’approccio alla Bibbia poco praticata ma affascinante e proficua: la lettura quotidiana e continua delle Scritture. Tale metodo, che certo non mette al riparo dagli aspetti disorientanti del testo sacro, innesca tuttavia un «processo riabilitativo». Favorisce infatti la familiarità con la differenza, le oscillazioni e la molteplicità di tempi e modi della narrazione biblica, risultando così un prezioso antidoto alle tentazioni di ‘illuminismo’ o di ‘romanticismo’ spirituale.
Questa nota di don Alberto Carrara, parroco e già delegato vescovile per la cultura e gli strumenti di comunicazione sociale della diocesi di Bergamo, presenta uno dei capolavori letterari del Novecento: Morte a credito di Louis-Ferdinand Céline, la cui straordinaria capacità di analisi antropologica permane attuale a oltre ottant’anni dalla sua pubblicazione. Disporsi al suo ascolto permette di comprendere alcune verità che riguardano ancora il nostro mondo, con i suoi drammi e le sue inquietudini. Vi si coglie l’anima appesantita di molti contemporanei, spossati da un mondo inabitabile, ma che non vogliono rinunciare a guardare le stelle.
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.