Sono passati quattro anni dall’inizio del pontificato di papa Francesco, un tempo nel quale si sono delineate chiaramente le linee ispiratrici della sua riforma: una riforma dei cuori, prima che delle strutture, attorno a Gesù Cristo e al suo Vangelo, in ogni circostanza richiamati come riferimenti essenziali e radicali nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Alla luce di questo nucleo centrale, Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, mostra le più rilevanti novità promosse da questo pontificato: una maggiore libertà di espressione nell’opinione pubblica ecclesiale, la valorizzazione delle diverse sensibilità dentro la Chiesa, un rinnovato slancio ecumenico, un rapporto più cordiale con la modernità e, soprattutto, la passione, tutta evangelica, per i poveri e gli ultimi. Con la schiettezza che lo contraddistingue, Enzo Bianchi non manca di rilevare come questo nuovo stile attenda ancora di essere realizzato nelle strutture istituzionali. Vi si oppongono inerzie e resistenze, talvolta aperte, spesso sorde e nascoste, come è prevedibile che accada: «Più la Chiesa diventa Vangelo vissuto, più troverà opposizione e persecuzione come il suo Signore, soprattutto tra i suoi membri». Resta oggi una domanda seria che riguarda la disponibilità alla conversione, annota in conclusione l’autore: «La Chiesa, e quindi noi in essa, è capace di rispondere a una riforma evangelica?»
Pubblichiamo qui in anteprima alcune pagine introduttive del volume di Pietro Bovati, La porta della Parola. Per vivere di misericordia, di imminente pubblicazione presso Vita e Pensiero. L’autore (gesuita, già ordinario di Teologia ed Esegesi dell’Antico Testamento presso il Pontifi cio Istituto Biblico di Roma e segretario della Pontificia Commissione Biblica) esplora l’immagine biblica della porta presentando i principali significati ai quali rimanda: la porta, secondo il vangelo di Giovanni, è anzitutto il Cristo; in senso più ampio la «Parola è, essa stessa, un varco che consente di entrare nel mistero di Dio»; la porta sempre aperta – come quella del tempio nella Gerusalemme celeste (Ap 21,25) – della disponibilità di Dio a incontrarci; la porta «stretta» dice infine delle condizioni di accesso al Regno di Dio. Il saggio invita quindi a un percorso suggestivo ed esigente nella pagina biblica, approfondendo il tema fino al livello teologico e spirituale: «La porta consente la respirazione della vita. […] Anche il Regno di Dio, anche il mistero della vita vera è paragonabile a un impianto vitale che custodisce intimamente un tesoro incomparabile, ma che dispone di un ingresso visibile, tale da suscitare il desiderio dell’uomo, tale soprattutto da esprimere la volontà di Dio di donare».
La pastorale delle Chiese locali è nel nostro Paese tradizionalmente connotata da un’indole ‘popolare’. Oggi però, nota Vincenzo Rosito, docente di Filosofia teoretica presso la Pontificia facoltà teologica San Bonaventura Seraphicum a Roma, è quanto mai legittima la domanda su cosa sia un popolo e su quali siano le prerogative di un movimento che può essere considerato ‘popolare’. Si tratta di un interrogativo importante poiché riguarda l’interlocutore stesso dell’agire pastorale. Questo interessante e originale studio individua indicazioni positive al riguardo in alcuni passaggi particolarmente significativi dei discorsi di Francesco ai movimenti popolari. Infatti, nonostante la destinazione precisa di questi pronunciamenti, è possibile cogliere al loro interno orientamenti pastorali significativi anche per le nostre realtà ecclesiali. Essi si riferiscono ai tre ambiti peculiari dei movimenti di popolo: la cultura popolare e la sua connotazione progressiva; la centralità del lavoro umano, in particolare quello artigianale; infi ne la tutela prioritaria degli spazi e dei beni comuni quali luoghi in cui maturare una sensibilità critica verso le tendenze appropriatrici e privatistiche dei mercati.
Le riflessioni proposte dal teologo laico Marco Vergottini (docente di Pastorale alla Facoltà teologica del Triveneto, a Padova) riprendono un dibattito, assai intenso fino a poco tempo fa, sull’interpretazione del Vaticano II e della sua ‘novità’ nella vita della Chiesa. Vale la pena puntualizzarne alcuni aspetti, anche per essere maggiormente consapevoli dei tesori che il Vaticano II ha dischiuso per le comunità cristiane, a oltre cinquant’anni dalla sua celebrazione. Il Concilio ha avviato un processo di riforma tuttora in corso, il cui dinamismo necessita di essere assecondato. In questa prospettiva l’autore infine indica sette questioni cruciali ancora aperte, da affrontare con fiducia e determinazione.
Con la pubblicazione del Documento preparatorio ha preso avvio il percorso verso la XV Assemblea generale ordinaria dei Vescovi dedicata a I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Don Rossano Sala, sacerdote salesiano, docente di Teologia pastorale all’Università Pontificia Salesiana e direttore della rivista «Note di pastorale giovanile», ne rilegge qui le indicazioni di base applicandole alla pastorale universitaria. L’intervento prende le mosse dalla valorizzazione di quanto di positivo è già in atto, recependo alcune provocazioni metodologiche del Documento preparatorio che invitano a radicare la pastorale universitaria nella dimensione ecclesiale attuando uno stile di lavoro che sappia valorizzare la soggettività giovanile. L’autore sottolinea la centralità dei quattro termini proposti dal Documento: fede, vocazione, discernimento, accompagnamento. Essi esprimono l’intento di dare qualità vocazionale a un’azione pastorale vista soprattutto come accompagnamento nella cura di avviare processi piuttosto che occupare spazi: «Ecco allora che i tre verbi proposti per il rinnovamento dell’azione pastorale della Chiesa assomigliano per la pastorale universitaria a tre autostrade che, tutto sommato, sta già percorrendo: “Tre verbi, che nei Vangeli connotano il modo con cui Gesù incontra le persone del suo tempo, ci aiutano a strutturare questo stile pastorale: uscire, vedere, chiamare”».
Mercoledì 29 novembre, presentazione del libro “La scienza del divino nel Περὶ κόσμου ps.-aristotelico” di Selene I.S. Brumana all’Università di Macerata.