L’auspicio di una maggiore sinodalità è certo una delle note ricorrenti e insistite del magistero di Francesco. E, afferma don Roberto Repole, docente di Ecclesiologia presso la Facoltà teologica di Torino e presidente dell’Associazione Teologica Italiana, considerata l’importanza che nella Chiesa cattolica riveste il ministero ordinato, la riforma ecclesiale disegnata dal papa richiede come condizione un’adeguata teologia del presbiterio. Il saggio che segue si propone come un sintetico e lucido itinerario di ripensamento della teologia del presbiterio che, a partire dagli spazi di oscillazione lasciati dai testi del Vaticano II, individua una linea prospettica diversa da quella ‘monarchica’ che oggi sembra essersi imposta. Già nella Chiesa antica – nota l’autore – coesistevano diversi modelli di ministero che sembrano ben accompagnarsi a una prospettiva di miglior sinodalità, che permetta di «pensare al vescovo come principio di unità con e nel suo presbiterio», piuttosto che al di fuori di esso; nel primo caso infatti risulta possibile «leggere più il vescovo a partire dal presbiterio e meno il presbiterio a partire dal vescovo».Tali considerazioni hanno un evidente rilievo pratico: in un tale orizzonte, «uno dei criteri di discernimento per quanti debbano assumere il compito dell’episcopato dovrebbe essere quello di saper anzitutto presiedere un soggetto collettivo quale il presbiterio, con il quale e nel quale discernere, pensare e progettare la vita ecclesiale».
«Non viviamo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca». La nota frase di papa Francesco non è un gioco di parole, ma esprime quanto incisive e profonde siano le trasformazioni che stiamo vivendo nella società e nella Chiesa. Negli ultimi vent’anni esse hanno conosciuto un’accelerazione che non è esagerato definire inedita nella storia stessa dell’umanità. Come può la comunità cristiana non lasciarsi sopraffare da un inevitabile senso di smarrimento, ma vivere anche questo tempo come propizio all’annuncio del Vangelo? L’articolo di mons. Luca Bressan (membro della redazione, teologo pastoralista e vicario episcopale della diocesi di Milano) individua all’interno del magistero di papa Francesco alcuni grandi criteri per orientare la testimonianza della Chiesa dentro queste radicali trasformazioni: il discernimento di quanto accade nella nostra storia, la sinodalità quale stile e ‘luogo’ del discernimento, l’acquisizione dello sguardo di Dio sulle vicende umane. Sono le condizioni per superare la tentazione della paralisi e disporsi a quella vigilanza a cui tutto il popolo di Dio è chiamato per abitare fiduciosamente e creativamente anche un’epoca come la nostra.
Si parla molto della crisi in cui oggi versa l’Europa, insidiata dalle tendenze disgregatrici dei populismi, dalla divisione nord/sud, dall’insofferenza nei confronti dei vincoli imposti dai parametri economici comunitari. Ma davvero troppo poco si discute delle radici culturali della crisi europea, del rapido declino dell’umanesimo occidentale nel mondo globalizzato e omologato. Mons. Giuseppe Angelini (docente di Teologia morale alla Facoltà teologica di Milano) analizza in questo articolo le ragioni di questa eclissi della cultura europea, intendendo con ‘cultura’ anzitutto quell’orizzonte di idee e credenze sottese alla vita comune, che ispirano scelte, comportamenti e mentalità diffusa; in una parola: il costume. Oggi il costume appare plasmato più dalla tecnica, dagli apparati burocratici e dai media che dalla forma morale dell’agire umano. E meno ancora nei modi che plasmano la vita comune si dà un riferimento alla religione. Si situa qui, afferma Angelini, il difetto di vitalità che affligge oggi l’Europa, rendendo evanescente la sua presenza sulla scena mondiale. La questione riguarda la sua identità e le sue radici, anche cristiane. Come si possa e si debba rimediare a tale sterilità sarà il tema sviluppato da un successivo articolo dell’Autore.
Viviamo in un tempo nel quale l’ultima stagione dell’esistenza si è prolungata rispetto al passato e la prospettiva della morte viene in molti modi esorcizzata. Don Antonio Montanari, docente di Teologia spirituale presso la Facoltà teologica di Milano, animato dalla convinzione che la teologia non possa non condividere il grande campo dell’esperienza umana comune, ripropone qui il nucleo dell’annuncio cristiano mostrando come esso illumina le inevitabili domande che sorgono nella vecchiaia. Essa infatti non è solo un’età che necessita di essere accompagnata, ma anche adeguatamente preparata e pensata. Sotto questo profi lo, «la speranza cristiana […] è sorgente di senso che, trovando fondamento nella certezza della fede, collega saldamente la vita al presente, al quale chiede di rimanere fedele in ogni circostanza, mantenendo però lo sguardo puntato sul compimento che ci attende».
L’interrogativo sull’opportunità di battezzare bambini inconsapevoli non cessa di riproporsi sia a motivo delle crescenti istanze culturali all’autodeterminazione sia a partire dalla constatazione della diminuita affidabilità della convinzione cristiana di molti genitori. Don Pierpaolo Caspani, docente di Teologia sacramentaria presso il Seminario di Milano, ripropone le motivazioni che ancor oggi sostengono la prassi del pedobattesimo, discutendo gli argomenti che le si vogliono opporre, ma soprattutto offrendo delle convincenti linee di pastorale battesimale, riassunte in tre fondamentali azioni: accogliere; curare la celebrazione del sacramento; curare l’accompagnamento della famiglia e dei figli lungo gli anni successivi. In tal modo «dove non arrivano i genitori, dovrebbero arrivare gli altri cristiani, chiamati a far sì che il richiamo alla fede della Chiesa non si riduca al fatto di celebrare correttamente il rito battesimale».
Sabato 16 dicembre presentazione di "Le fiabe non raccontano favole" di Silvano Petrosino a Verona: diventare donna attraverso Cappuccetto Rosso, Biancaneve e Cenerentola.
Mercoledì 6 dicembre a Pesaro presentazione di "Dalla metafisica all'ermeneutica" a cura di Piergiorgio Grassi, volume dedicato al filosofo della religione Italo Mancini.