Molti segni sembrano indicare che il cristianesimo sta vivendo in Occidente una stagione di forte crisi, quasi si appresti a tramontare in una notte senza sogni. Eppure le Scritture descrivono Dio come quel custode che non si addormenta e non prende sonno, non cessando neppure di notte di curarsi del suo popolo. Don Aristide Fumagalli, docente di Teologia morale presso il Seminario di Venegono e la Facoltà teologica di Milano, alla luce della continua azione dello Spirito nella sua Chiesa, affronta qui il tema dei criteri del discernimento ecclesiale mediante una suggestiva lettura dei primi quattro capitoli del primo libro di Samuele. Le sorprendenti risonanze dell’antico testo con la situazione attuale invitano anzitutto a dar un sincero credito alla coscienza dei credenti e quindi al superamento delle frequenti e sterili «patologie del discernimento», dovute sia al ‘sonno’ dei pastori sia alle molte ‘remore’ dei fedeli, ricordando che il discernimento ecclesiale «non è un dialogo bilaterale tra fedeli e pastori, ma un dialogo in cui i fedeli e i pastori sono chiamati a intendere Dio che parla alla sua Chiesa, irriducibile alla voce dei soli pastori o dei soli fedeli».
Pubblichiamo la seconda parte dello stimolante saggio di don Claudio Avogadri e don Paolo Carrara, presbiteri della Diocesi di Bergamo dove tengono rispettivamente i corsi di Teologia Fondamentale e di Teologia Pastorale presso la Scuola di Teologia del Seminario. La prima parte del saggio, comparsa sul numero di dicembre 2018, proponeva di studiare come raccordare in modo realistico le prassi pastorali rivolte ai giovani con i tratti dominanti della loro originale e inedita interpretazione del mondo, caratterizzata da una fi sionomia fondamentalmente «inospitale per la fede cristiana», che sconsiglierebbe quindi una «pastorale dell’inseguimento» su quel terreno. In questa seconda parte gli autori sostengono che la sfida andrebbe piuttosto raccolta proponendo le ragioni perché il cristianesimo continui, mostrando la pertinenza di queste ‘buone ragioni’ e la modalità della loro praticabilità. La riflessione si conclude con la proposta di una metodologia pastorale attorno a tre snodi – metodo, linguaggi, ambienti – offrendo interessanti piste di riflessione per il dibattito sulla pastorale giovanile.
Il 25 gennaio 1959, in modo del tutto inatteso e a meno di tre mesi dalla sua elezione a papa, Giovanni XXIII annunciava l’indicazione del Concilio Vaticano II. Si era al termine della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nella basilica di S. Paolo fuori le mura, presenti 17 cardinali, primi destinatari di quell’annuncio. A sessant’anni da quella data storica, Stefano Tessaglia, docente di Storia della Chiesa presso l’ISSR di Alessandria, ricostruisce con precisione la genesi dell’intuizione del nuovo concilio ecumenico – «un’illuminazione improvvisa» – quindi la sua maturazione fino all’annuncio e alle reazioni del collegio cardinalizio. Lo studio si conclude con l’analisi della fisionomia che gradualmente Giovanni XXIII prese a immaginare per la nuova assise; su tutto campeggiava l’immagine di una nuova Pentecoste: «E ssa è espressa ufficialmente nella preghiera del papa per il concilio, con la richiesta che lo Spirito Santo rinnovi “nella nostra epoca i prodigi come di una novella Pentecoste”».
Alla luce della significativa evoluzione che lo studio del Salterio ha avuto negli ultimi decenni, don Matteo Crimella, docente di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, propone la preghiera del Salterio come libro, rispettando cioè l’ordine dei salmi, dal primo all’ultimo, all’interno di una lectio continua. L’ipotesi è sostenuta da una sintetica presentazione degli studi recenti sul libro e da interessanti note esegetiche dove si mostra efficacemente la sottile tessitura di rimandi nel dipanarsi della preghiera lungo i 150 salmi. «Riappropriarsi della preghiera del Salterio, rispettando l’ordine dei salmi, permette di gustare non solo la ricchezza spirituale di queste antiche preghiere, ma pure di ripercorrere i fl ussi interni al Salterio».
Don Antonio Torresin, parroco a Milano, recensisce in questa nota un recentissimo libro di don Giuliano Zanchi (segretario generale della Fondazione Bernareggi della diocesi di Bergamo), che costituisce una originale proposta di riforma della pastorale. Il libro prende le mosse dalla percezione della grande fatica a tenere in vita il modello ereditato dal passato, per immaginare possibili nuove forme pratiche della testimonianza ecclesiale del Vangelo nel contesto inedito di questo tempo. Non si tratta della proposta di ricette, ma dell’invito ad acquisire una mentalità rinnovata, che coniughi lucidità di pensiero e attiva disposizione al cambiamento.