L’invito di Evangelii Gaudium a riconoscere la sinodalità quale istanza privilegiata per la Chiesa del terzo millennio chiama direttamente in causa anche l’esercizio del ministero presbiterale, poiché le relazioni ecclesiali nel loro insieme sono parte essenziale nel compito di dare forma a un nuovo stile di Chiesa. Don Stefano Didonè, docente di Teologia fondamentale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Treviso-Vittorio Veneto, presenta qui la prima parte di una riflessione che si pone alla ricerca di una «giusta sinodalità» per la Chiesa d’oggi. Essa anzitutto focalizza l’attenzione sui mutamenti di contesto che negli ultimi decenni hanno profondamente cambiato la fisionomia della Chiesa italiana, questione capitale che coinvolge direttamente la condizione del presbitero richiedendogli la conversione più faticosa, in quanto è ora chiamato non solo a mediare la tradizione cristiana, ma a reinterpretarla e risignifi carla in un contesto inedito. Compito troppo grave per il singolo, che piuttosto dovrebbe investire tutta la Chiesa, chiamata da Francesco a entrare «in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma».
Lo scrittore Robert Louis Stevenson ci è noto soprattutto per il suo romanzo L’isola del tesoro, un classico della letteratura per i ragazzi (ma non solo). Stevenson ha però affiancato alle opere di narrativa scritti molto intensi di argomento morale e religioso, che mettono a tema questioni fondamentali dell’esistenza umana. Pubblichiamo in questo fascicolo di fine anno un estratto del volume Sermone di Natale e altri scritti religiosi, che l’editrice Vita e Pensiero ha da poco pubblicato. Questi scritti sono accomunati da una luminosa fiducia nella cura amorevole di Dio e nella intrinseca bontà e onestà dell’uomo. Il sermone fu scritto da Stevenson per la sua famiglia dopo la morte del padre. Si tratta di una meditazione sul tempo che scorre quale occasione per pensare a come abbiamo speso la nostra vita. Quando si chiude un anno, l’esame di coscienza è cosa buona, a patto che non si indulga a un giudizio duro su noi stessi (e più ancora sugli altri) in forza di ideali astratti. Occorre piuttosto riconciliarci con noi stessi, interrogandoci se abbiamo saputo apprezzare il poco di cui sono fatte le nostre vite, se abbiamo adempiuto ai «doveri perfetti» della «gentilezza e della gioia», se abbiamo fatto ogni cosa al meglio delle nostre capacità. Sarebbe un modo vero per celebrare Colui che è venuto a piantare la sua tenda in mezzo agli uomini, così come essi sono.
Don Manuel Belli, insegnante di Teologia dei Sacramenti presso la Scuola di teologia del Seminario di Bergamo, propone qui un’interessante riflessione sulla teologia eucaristica sottesa alle modalità celebrative oggi abitualmente praticate. A suo avviso non sono bastati i libri liturgici seguiti alla riforma del Vaticano II per innescare nuove logiche celebrative, che oggi quindi si rivelano sempre più necessarie: «Anche ai nostri giorni continuiamo a celebrare con un grosso credito concesso al “pensato teologico” più che “all’agito rituale”, senza che i due trovino spazi di comune articolazione». Sarebbe invece urgente – anche pastoralmente – procedere verso un’esplicitazione più armonica della complessità liturgico-sacramentale insita nella celebrazione: «Comprendere l’eucaristia nei suoi riti e nelle sue preghiere significa assumere la sfida di proporre itinerari e modalità in cui la pasta di cui è fatta la vita, la pasta di cui è fatta l’esistenza di Cristo e la liturgia possano fondersi perché possiamo diventare in Cristo “un solo corpo e un solo spirito”».
Si conclude con questo contributo la serie degli articoli che mons. Giuseppe Angelini ha dedicato al battesimo dei bambini nell’intento di offrire a genitori, catechisti e preti contenuti persuasivi per la preparazione al sacramento. Quest’ultimo testo è dedicato agli aspetti celebrativi del battesimo: il rito viene analizzato in modo da far apprezzare simboli e parole che spesso rischiano di restare muti. Anche qui si mostra il proposito dell’Autore: «Mettere in evidenza il nesso che lega il battesimo con l’esperienza della generazione e della relazione parentale. Non è soltanto il vangelo a illuminare la relazione parentale; è anche quella relazione che consente di portare a nuova e non scontata evidenza la verità delle formule del catechismo e delle stesse pagine del vangelo». Nella prossima primavera questi articoli saranno raccolti in un volumetto (Nuova nascita. Sul battesimo del figlio, a cura di Vita e Pensiero), che potrebbe risultare un efficace sussidio per la pastorale del battesimo.
La preoccupante fase di contrazione che il cattolicesimo italiano sta attraversando potrebbe portare la Chiesa a ritenere superfluo un atteggiamento di apertura culturale per concentrare le risorse residue sulle esigenze ‘più interne’. Il contributo di don Paolo Carrara, presbitero della diocesi di Bergamo e docente di Teologia pastorale presso la Facoltà teologica di Milano, mette a tema, riprendendo l’ispirazione fondante del Vaticano II, le fatiche e le possibilità di riaprire una nuova sensibilità al dialogo con la cultura di oggi. Lo guida la convinzione che questa opzione di fondo possa consolidare la Chiesa stessa, a condizione che sul piano metodologico sia ben chiaro che l’esercizio del dialogo, e la mediazione culturale della fede che ne deriva, non sono operazioni di carattere procedurale ma hanno una connotazione profondamente spirituale. «Soltanto una Chiesa aderente al Vangelo può opportunamente leggere i segni dei tempi, discernere, riconoscere ciò che essa può dare alla vita di tutti e ciò che essa può ricevere dalle istanze che la cultura le presenta. La sfida consiste nello scoprire […] che il movimento di concentrazione/convocazione della Chiesa è effettivamente arricchito dal suo movimento di dispersione/invio».
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.