Dove va la Chiesa? Domanda impegnativa e ineludibile, considerati i radicali cambiamenti che negli ultimi decenni hanno accompagnato il cattolicesimo italiano e il suo contesto civile. Lo studio di mons. Luca Bressan, pastoralista, vicario episcopale della diocesi di Milano e membro della redazione della Rivista, coglie le opportunità generative dell’interrogativo e propone una riflessione anzitutto per recensire questa evoluzione per poi fissare alcuni punti attorno ai quali si condensa la sfida della riforma ecclesiale che è possibile scorgere dentro le trasformazioni degli ultimi decenni. Il saggio culmina con la proposta di quattro «punti fermi», costanti che andrebbero assunte come «leggi per accompagnare con serenità ma anche con determinazione la nascita della parrocchia del terzo millennio». Esse vorrebbero porsi come riferimento «per cogliere le consegne, i compiti che alla Chiesa e ai cristiani derivano da questa trasformazione […] per impedire che il contenuto spirituale della forma popolare di Chiesa venga disperso dalla incapacità dei cristiani di cogliere i movimenti dello Spirito dentro le pieghe della storia».
La crisi economica iniziata nel 2008 ha presentato un conto umano drammatico che si è scaricato in gran parte sulla generazione giovanile, stretta fra l’aumento della disoccupazione e l’obbligo di accontentarsi di lavori sottopagati. Di fronte a uno scenario desolante rappresentato da una drammatica erosione del capitale umano giovanile, don Bruno Bignami, presbitero della diocesi di Cremona, vicedirettore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI e presidente della Fondazione Mazzolari, si chiede se sia possibile trovare dei punti di contatto fra giovani, lavoro e Chiesa. La riflessione si sviluppa in dialogo con il magistero sociale di Francesco, alla ricerca delle competenze di guarigione che la comunità cristiana, chiamata a operare come Cristo nella storia, potrebbe mettere in campo agendo sia nel promuovere una migliore antropologia del lavoro sia facendosi promotrice di una progettualità aperta e creativa a servizio dei giovani. L’autore sottolinea come l’esperienza del Progetto Policoro, giunto a 25 anni di vita, possa costituire una preziosa base di riflessione in questa direzione in quanto strumento profetico per metodo e obiettivi, segno di una Chiesa generativa e attenta alla storia.
Molto si è scritto e si è discusso a proposito dei tre verbi attorno ai quali si struttura il capitolo VIII di Amoris Laetitia (AL) e alle nuove prassi che questi prefigurano. L’intervento di mons. Giampaolo Dianin, docente di Morale sociale e familiare presso la Facoltà teologica del Triveneto, riassume e richiama il «percorso lineare e graduale » di AL VIII per puntualizzare i passaggi principali dove «il livello dei principi si concretizza nelle norme morali che rimangono intatte nel loro compito di indicare un bene oggettivo e irrinunciabile per arrivare, infine, a incontrare le persone con le loro fragilità». Il saggio prosegue – dai principi alla prassi pastorale – presentando un concreto percorso di accompagnamento e discernimento dove la narrazione della vicenda è accostata in filigrana alla esplicitazione dei passaggi suggeriti dall’Esortazione apostolica.
Alcune espressioni programmatiche di Francesco a proposito della «Chiesa in uscita», tratte da «Evangelii gaudium» e dal suo magistero ordinario, sono continuamente rilanciate dal linguaggio ecclesiastico correndo il rischio di assumere la funzione di semplici slogan. Mons. Alphonse Borras, vicario della diocesi di Liegi, professore emerito di Diritto canonico all’Università cattolica di Lovanio e all’Istituto cattolico di Parigi, nota come tale rischio – data la sempre più frequente condizione ecclesiale di minoranza – possa essere superato solo attraverso un attento processo di discernimento. Occorre cioè riconoscere «nella complessità delle nostre società pluraliste […] che cosa il Signore si aspetta dalla sua Chiesa, che appare “come un piccolo gregge”, affi nché essa continui – oggi come ieri, ma senza dubbio attraverso altre vie e altri mezzi – a comunicare il Vangelo come Buona Novella». Gli slogan non bastano: i fedeli e le comunità devono imparare a ben guardare alla realtà, discernervi la volontà di Dio, interrogarsi e porsi domande sulla loro capacità di dialogo, trovare le vie e i mezzi per intrattenere con essa un colloquio amichevole.
Il vangelo di Luca, quando racconta di Gesù nella sinagoga di Nazaret, offre preziosi spunti per rispondere in modo originale alla fondamentale e poco praticata domanda: come ciò che oggi leggo nella Scrittura «è per me buona notizia che mi fa vivere?». Don Claudio Margaria, parroco della diocesi di Saluzzo, propone qui una lettura narrativa esistenziale del testo lucano, ritrovandovi l’invito a verificare la disponibilità al «cammino nel nuovo e nell’inatteso per non perdere lo stupore e le intuizioni gioiose che il vangelo continua a offrirci “oggi”». Perché questo avvenga, e permetta di vivere ogni stagione della vita come ‘evangelica’, l’unica condizione è di lasciare che si inneschi il movimento verso l’altro, il diverso, lo straniero, il nuovo, che avviene in noi o verso di noi.
Pubblicata la tesi di Caoduro, sul ruolo della diplomazia sportiva tra Stati Uniti e Cina, vincitrice della sezione Vita e Pensiero del Premio Gemelli.