L’attuale clima culturale scoraggia la fatica del pensare a favore di modalità del conoscere che privilegiano la mediazione di immagini, emozioni e pensieri semplici. La tendenza non riguarda solo il pensiero in generale ma coinvolge la stessa teologia mettendo in questione l’utilità dell’intelligenza critica della fede per vivere la relazione con Dio. Mons. Giacomo Canobbio, noto teologo e docente di Teologia dogmatica presso la Facoltà teologica di Milano, ripercorre la tradizione biblica e cattolica – in particolare teologica – che esclude la possibilità di un «credere senza pensare», posizione che non rispecchia un semplice retaggio del passato: «Chi avverte il compito di annunciare la verità […] deve saperla mostrare come plausibile, e non solo raccontando esperienze, ma anche mostrando quale sia la condizione di possibilità delle stesse». Coltivare la disciplina del pensiero rappresenta un servizio che eccede l’ambito ecclesiale, poiché più generalmente può aiutare a raccogliere criticamente le sfide lanciate dai nuovi poteri forti della tecnologia globalizzata.
Pubblichiamo l’intervento che il Segretario di Stato, Card. Pietro Parolin, ha pronunciato lo scorso 14 maggio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel corso della Conferenza Internazionale sul tema 1919-2019. Speranze di pace tra Oriente e Occidente, in occasione del X anniversario della fondazione dell’Istituto Confucio della stessa università. Il discorso riveste particolare interesse sia in relazione all’attuale situazione della Chiesa cinese sia per la sintetica chiarezza con la quale viene riassunto l’impegno della Chiesa cattolica per l’unità della famiglia umana nel corso degli ultimi cento anni, tema che anche oggi mantiene intatta la sua urgenza: «Infatti, proprio mentre ha conosciuto la possibilità di diventare più unita, l’umanità ha cominciato a sperimentare anche le divisioni più laceranti. A questi problemi nuovi, la Chiesa risponde esortando all’unità come espressione di un’esigenza intrinseca, che porta a sviluppare un legame autentico tra popoli diversi».
Con questo articolato saggio don Gianni Colzani, esperto missiologo, docente emerito della Pontificia Università Urbaniana, propone un’ampia rassegna delle problematiche legate alla teologia della missione. Lo studio, proposto nella prospettiva del Mese Missionario Straordinario indetto da papa Francesco per l’ottobre 2019, aggiorna sia sulla natura della missione ecclesiale, così come è venuta a configurarsi nel Vaticano II e nel periodo successivo, sia sui compiti e le sfide che investono la Chiesa nell’Occidente secolare, contesto nel quale è del tutto evidente che «la missione non è portare il vangelo in altre terre ma è renderlo e mantenerlo significativo in tutte le situazioni umane. La cultura europea, la sua pretesa di significato per la globalità della vita personale e per l’universalità delle persone è la vera grande sfida che il vangelo incontra oggi ed è una sfida che verte sulla comunicazione del vangelo e sul valore della sua proposta di vita».
La nota di mons. Giuseppe Angelini – già preside della Facoltà teologica di Milano, dove ora insegna Teologia morale – illumina l’esperienza comune delle vacanze, dando parola ai sentimenti che essa normalmente suscita. La vacanza, come ogni realtà umana, è ambivalente: può essere perseguita come pura evasione dalla vita ordinaria e dalle sue responsabilità, ma può anche nutrire lo spirito, rigenerandolo alla speranza. È appunto nella rigenerazione che risiede il senso più vero del riposo, che consente di ritrovare Dio come colui che ha cura della nostra vita e nei fratelli la compagnia gratuita che allieta i nostri giorni.
«Come si vive la giovinezza quando ci lasciamo illuminare e trasformare dal grande annuncio del Vangelo?» (ChV 134): la domanda, contenuta nel cap. V, ‘cuore’ di Christus vivit, consente di rileggere l’intera esortazione post-sinodale alla luce del tema vocazionale. Don Rossano Sala, sacerdote salesiano, direttore della rivista «Note di pastorale giovanile», docente presso l’Università Pontificia Salesiana e Segretario speciale del Sinodo dei Vescovi, ritrova nel testo papale l’intenzione di «proporre a tutti i giovani un percorso entusiasmante, coraggioso e profetico di spiritualità giovanile nel mondo contemporaneo». Il suo articolo si sviluppa seguendo il tema vocazionale nei capp. IV-VI dell’esortazione mostrando come Francesco intessa un dialogo serrato con i giovani, provocandoli anzitutto sulle modalità concrete di vivere la propria esistenza per poi calare in essa con grande realismo i temi della vocazione e del discernimento, proposti in chiave progettuale, quali strumenti per un cammino all’insegna dell’esercizio della libertà personale.