«All’ecclesiologo tocca l’analisi della presente stagione ecclesiale», specie quando sia segnata da una prova tremenda e inedita che ha cancellato molti dei riferimenti abituali della vita di fede delle comunità. Don Dario Vitali, docente di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Gregoriana, onora generosamente il suo ministero teologico cimentandosi con un primo bilancio – l’articolo è stato chiuso al termine della ‘fase 1’ – delle reazioni della Chiesa all’emergenza pandemica. L’appassionata e lucida riflessione, necessariamente segnata dalla parzialità dei dati recensibili e dalla fluidità di un’emergenza ancora non risolta, si propone però come indifferibile al fine di decifrare il delicato momento che la Chiesa sta vivendo ed eventualmente correggere quanto finora appare non essere stato all’altezza della sua missione. La Chiesa italiana durante l’emergenza sembra aver perso visibilità e identità nella comunicazione pubblica, ma soprattutto non ha saputo far valere «una lettura cristiana degli eventi che, andando oltre le categorie obsolete del flagello e del castigo, aprisse orizzonti di speranza; che, senza minimizzare la tragedia, anzi assumendola, si mostrasse capace di cogliere le opportunità nascoste dentro le pieghe di un tempo di prova: opportunità di ripensarsi, di ripensare la vita, di “fare sogni” (Gl 3,1) e aprirsi a una visione cristiana della storia nell’orizzonte del Regno di Dio». La Bibbia – ricorda l’autore – insegna che un tempo di prova è sempre anche un tempo di grazia: la Chiesa che verrà «dipenderà in gran parte dalla capacità di rileggere – insieme, come Chiesa – l’esperienza vissuta in questa stagione del covid-19».
Con l’interessante e sagace studio di don Emanuele Campagnoli, docente di Filosofia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Crema-Cremona-Lodi, prosegue la breve rassegna dedicata ai vizi capitali, aperta dall’intervento di mons. Roberto Vignolo sul fascicolo di febbraio. Vizio attestato nella sua potenza mortifera in testi chiave della Scrittura – da Gen 3 ai racconti della passione –, l’invidia non risparmia credenti e rapporti ecclesiali e raccomanda una specifica vigilanza dello sguardo e del desiderio. Per questo il saggio, dopo aver proposto un’attenta e approfondita fenomenologia del suo dispiegarsi, propone una ‘terapia teologica’ grazie alla quale resistere a questo vizio, antico, ma che trova nell’attuale clima della società mercantile più di un detonatore culturale. Il cristianesimo insegna infatti che «possiamo guarire dall’invidia solo se incontriamo il dono eccessivo del Figlio che dà lo spirito senza misura, che ci rivela che nella casa del Padre ci sono molte dimore, che moltiplica il pane per cinquemila persone e ne avanzano ancora dodici ceste piene».
Lo studio di don Egidio Giuliani, presbitero diocesano, parroco di S. Spirito in Milano e licenziato in Teologia morale, presenta il nuovo percorso di iniziazione cristiana che la diocesi in cui opera ha recentemente ripensato. L’articolo sceglie un’interessante prospettiva d’analisi, ricercando ed evidenziando le modalità con le quali la proposta offre, lungo le quattro tappe annuali in cui è scandita, elementi espliciti di formazione morale. La presentazione della dimensione morale della vita cristiana viene accentuata in occasione della preparazione alla Cresima ed è presentata come «vita secondo lo Spirito, fondata sull’alleanza fra Dio e il suo popolo, guidata dai comandamenti ed espressa nel Nuovo Testamento in modo particolare nelle beatitudini, nella legge dell’amore e nel comandamento nuovo di Gesù». L’agire morale del cristiano è dunque visto come risposta grata all’azione preveniente di Dio che, amando, crea e salva l’uomo.
L’avvicendarsi delle generazioni avviene a un ritmo sempre più accelerato: i giovani mutano fisionomia rapidamente, presentando tratti di personalità inediti che richiedono di essere decifrati e conosciuti al fine di proporre processi formativi adeguati. Il tema è decisivo per i formatori e sollecita in particolare gli itinerari proposti ai giovani che varcano le soglie di Seminari, Conventi e Istituti religiosi. Giuseppe Sovernigo, presbitero della diocesi di Treviso, psicoterapeuta, esperto di problematiche giovanili e familiari, a lungo docente di Psicologia e psicologia della religione in diversi Istituti teologici del Veneto, in forza della sua preparazione e della lunga esperienza in campo vocazionale, propone qui un’approfondita disamina sia delle caratteristiche dei giovani che chiedono di formarsi al sacerdozio e alla vita religiosa sia degli specifici aspetti di fragilità vocazionale che accompagnano quella ricchezza. Sul prossimo numero comparirà la seconda parte dello studio, dedicata alle principali aree della crescita personale e alle condizioni che favoriscono una valida scelta vocazionale nel quadro della formazione di una genuina identità di sé.
Pubblicata la tesi di Caoduro, sul ruolo della diplomazia sportiva tra Stati Uniti e Cina, vincitrice della sezione Vita e Pensiero del Premio Gemelli.