L’intervento del noto teologo mons. PierAngelo Sequeri tenuto al Convegno del clero bresciano nel settembre scorso prende avvio dalla constatazione che, a distanza di decenni dalla riproposta centralità delle Scritture sacre nella vita della Chiesa, la Bibbia non rappresenta ancora la ‘lingua materna’ del cristianesimo corrente. Tale ‘lingua’, nell’esperienza umana, è quella che introduce nell’universalità del linguaggio, permette l’orientamento del senso, è base dell’apprendimento di ogni altra lingua. In modo analogo la lingua biblica costituisce per la vita di fede il presupposto per discernere la parola di Dio nelle sue multiformi manifestazioni: «La Parola di Dio non si risolve nel testo biblico: ma senza il testo biblico si dissolve», afferma Sequeri. La riflessione si dispiega quindi proponendo un brillante saggio sul linguaggio materno biblico, analizzando le parabole di Gesù quale nucleo imprescindibile per la sua istituzione e presentando la sua attitudine a divenire ‘canone’ pastorale per il discernimento delle ambiguità del religioso nella storia. Non andrebbe allora restituito «al corpo scritturale della Parola dignità di venerazione e incanto di lettura? Nella nostra pratica corrente, la devozione per il corpo scritturale della Parola ha quasi abolito la sua differenza simbolica rispetto alle nostre parole e ai nostri scritti».
Pubblichiamo una interessante riflessione sul tema della città del card. Mauro Gambetti, O.F.M. Conv., Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro. Il contributo nasce come relazione per il convegno internazionale «Sfide delle culture urbane. Svelare la spiritualità dei luoghi» organizzato dall’Università di Parma nei giorni 5 e 6 novembre 2021. Immaginare la città di tutti è parte integrante di quella approssimazione al regno di Dio che tanto impegna la testimonianza dei credenti. Per questo essere attenti alle sue evoluzioni non è un gesto marginale della vita cristiana. La maggioranza della popolazione mondiale già vive in città, e la tendenza è in continua crescita. Il tema presenta quindi un’attualità crescente che sfida i credenti a elaborare progettualità politiche in grado di anticipare e governare eticamente il futuro e indirizzarlo verso un orizzonte condiviso di fraternità: «La Chiesa, d’altronde, non ha alcuna necessità di essere al centro della città, perché questo non è il proprium ecclesiale; piuttosto la Chiesa è chiamata a proporsi come un bene per tutti: è questo il proprium ecclesiale. […] In questo nuovo scenario la Chiesa si sente chiamata a prendersi cura, far crescere, dare possibilità, condividere beni di ogni tipo, combattere le ingiustizie e le sofferenze, individuare i deserti e farli fiorire».
Raccogliamo un’ultima eco dell’anno dantesco pubblicando il bel saggio di Luciano Manicardi, priore della comunità ecumenica di Bose, dedicato a scandagliare e documentare la continua presenza della Bibbia nella Divina Commedia, a testimonianza che il viaggio di Dante nell’al di là può anche essere inteso come il viaggio della Scrittura. La presenza della Bibbia è dunque fondamentale nella Comedìa e accompagna costantemente Dante giungendo all’apice proprio nella terza cantica. «Viaggio di Dante, viaggio della Scrittura e della sua interpretazione. Mi chiedo – afferma l’autore – se la processione dei libri biblici a cui poi faremo cenno non possa essere compresa all’interno di questo viaggio delle Scritture che conducono alla contemplazione di Dio stesso».
Alexandre Palma, presbitero e docente presso il Centro di ricerca per gli studi di teologia e religione dell’Università Cattolica del Portogallo, presenta qui un’originale riflessione sui tratti fondamentali del profi lo intellettuale richiesto al ministro ordinato nel presente momento storico. Lo studio intende soffermarsi sulla forma di questa intelligenza piuttosto che sugli itinerari pedagogici che ne possano favorire lo sviluppo. L’Autore assolve a questo compito anzitutto specificando natura e senso della formazione intellettuale nella vita del presbitero, per poi dettagliare in sette punti la forma mentis resa necessaria dal nostro tempo per chi abbia un ruolo di guida nella Chiesa. Si tratta di un’intelligenza complessa, in grado di operare con sensibilità ermeneutica, logica e teologica, ma anche capace di sensibilità dialogica ed empatica, di apertura prospettica. Tuttavia, ricorda l’Autore, l’essenziale della forma mentis ministeriale è un’intelligenza agapica: «Ha veramente toccato l’intelligenza della vita e della fede solo chi ha colto che l’amore è, simultaneamente, la forma superiore di conoscenza e la via autentica per raggiungerla».
Il prof. Philippe Bordeyne è stato recentemente nominato preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Don Giuliano Zanchi, direttore della Rivista, lo ha intervistato offrendo l’occasione di conoscere l’impostazione che intende proporre al rinnovato e importantissimo Centro di studi internazionale: «Nei paesi di lunga tradizione cristiana, la pastorale aveva avuto tendenza a dimenticare ciò che i primi evangelizzatori sapevano molto bene, e cioè che la sessualità è a un tempo la cosa più intima e la più sociale, così che le interazioni fra sessualità e cultura sono costanti e mobili. È a questo punto di giunzione che il cristianesimo deve rinnovare oggi il suo sforzo di evangelizzazione».
Inauguriamo la rubrica Terza pagina con la presentazione di Corpus Christi, una sorprendente e provocatoria opera cinematografica di Jan Komasa (Polonia- Francia 2019, in Italia dal 2021, 115 min.). La storia narrata, che tratta la vicenda di un giovane ‘prete per caso’, apre un contraddittorio caleidoscopio di immagini, interpretazioni e domande sulla figura sacerdotale e sulla fede. Alle questioni in campo non viene data soluzione, provocando lo spettatore al confronto con una realtà sociale sempre più complessa nella quale giocano in modo inedito le tracce della fede e i segni della religione. Dell’articolata densità di questa opera cinematografica scrive Francesco Mazzucotelli, docente di Storia e Cultura del Medio Oriente presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Pavia.
Mercoledì 29 novembre, presentazione del libro “La scienza del divino nel Περὶ κόσμου ps.-aristotelico” di Selene I.S. Brumana all’Università di Macerata.