Pubblichiamo il denso e ricchissimo saggio di teologia eucaristica del noto teologo PierAngelo Sequeri. Molti vi ritroveranno un’eco delle chiavi di fondo della sua teologia, nelle quali l’eucaristia viene «intesa e vissuta come la “ripetizione” della scena originaria della rivelazione cristologica» e in quanto tale pensata come «lo scenario della giusta iniziazione al mistero del legame trinitario di Dio con la storia collettiva degli umani». Da questi elementi di fondo deve derivare una forma della vita e della testimonianza ecclesiale che il termine adelphotes esprime in modo particolarmente calzante e che proprio nell’eucaristia trova la sua giustificazione: «Una comunità in cui il padrone e lo schiavo, il giudeo e il greco, l’uomo e la donna, “stanno insieme”, con la stessa dignità dei fi gli dell’unico Padre, non si era mai vista. Il “primo scandalo” evangelico – fecondo di una storia completamente nuova fra gli umani – fu proprio questo “stare insieme”. Deve ritornare ad irradiare la sua luce e la sua forza, nella città secolare e multireligiosa, proprio ora. E proprio così».
Proponiamo un raffinato e gustoso saggio di antropologia biblica ispirato a un episodio che, apparentemente minore della vita di Davide, si rivela invece istruttivo punto prospettico sulla complessa personalità del secondo re di Israele. Il noto biblista mons. Roberto Vignolo legge il brano di 2Sam 23 nel quadro della tortuosa vicenda esistenziale di Davide mostrando come al suo centro si collochi una continua dialettica innescata dal desiderio in conflitto con sé stesso. L’ampiezza e la voracità di un tale desiderio si intrecciano alle loro implicazioni etico teologiche. Alla luce della descrizione di questa drammatica, la vicenda acquista interesse per ogni credente, favorendo una comprensione più profonda del tema dell’elezione o, se vogliamo, della vocazione. Essa è – afferma l’autore – «l’audacia del desiderio, che accetta di riconoscere e di elaborare le propria opacità e ambiguità, nella consapevolezza che la stessa elezione procede sempre ben diversamente da come l’eletto ha potuto immaginarsela».
S.E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, interviene con una riflessione di ampio respiro, interrogandosi sulle strategie con le quali la comunità ecclesiale può affrontare quel «cambiamento d’epoca» che Francesco ha segnalato come lo scenario dal quale non può prescindere l’azione pastorale. Dopo una descrizione dei principali fattori di cambiamento in atto, mons. Giuliodori propone, per agire in profondità e in modo permanente sui processi che caratterizzano il «cambiamento d’epoca», di focalizzare le energie sull’educazione, rilanciando l’invito del Papa a costruire un patto educativo globale. L’educazione infatti è «dimensione che più di ogni altra può davvero incidere» sulle dinamiche di cambiamento d’epoca, soprattutto se intesa «come processo che coinvolge tutti, nessuno escluso, in una “circolarità sincronica e diacronica”, capace cioè di abbracciare le relazioni intergenerazionali e coinvolgere tutti i soggetti sociali ai diversi livelli (famiglia, scuola, comunità ecclesiale, organizzazioni sociali, corpi intermedi, Stato…)».
«Oggi di fatto non è possibile riflettere su Dio, sulla rivelazione e sulla fede – ossia, fare teologia – senza tener conto del contributo femminile». Maria Clara Lucchetti Bingemer, laica, sposata e madre di cinque figli, attualmente docente al Dipartimento di teologia alla Pontificia Università cattolica di Rio de Janeiro (Brasile), ricostruisce in questo interessante e documentato studio il ruolo del femminismo nello sviluppo di un pensiero teologico al femminile, dapprima valutandone contributi e limiti, quindi analizzando il progressivo e autonomo prendere parola delle donne nella teologia, focalizzando l’analisi soprattutto in area latinoamericana.
La breve ma teologicamente ricca nota di Teresa Bartolomei, docente e ricercatrice presso la facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lisbona, riprende a partire da un’annotazione autobiografica il senso esistenziale, spirituale e sociale dell’antica pratica penitenziale del santo perdono di Assisi. Il senso teologico dell’indulgenza e della confessione trovano in queste pagine una profonda ricomprensione affettiva e simbolica capace di superare felicemente secche post luterane e rigidità intellettuali, riaprendo un varco verso la comprensione del loro senso più vitale: «L’indulgenza è solo una questione di prossimità, così come la confessione è la meravigliosa opportunità di fare esperienza della giustizia come misericordia, della nostra condizione di peccato come fonte di assoluzione e di redenzione».
Terza pagina propone la recensione di due testi di recentissima uscita, accomunati dalla caratura intellettuale degli autori e dal grande interesse verso il tema della parola – quella biblica in particolare. Il biblista Ludwig Monti ne offre una brillante presentazione che, nella diversità degli approcci, mette in evidenza la comune prospettiva del valore antropologicamente fondante della parola: «La nostra dipendenza costitutiva, la libera necessità di riconoscere che esistiamo perché la parola di un A/altro ci precede e ci chiama al dialogo, per vivere. Senza ricevere la parola non impariamo a parlare; senza ricevere la parola non possiamo vivere».
È in corso a Milano, presso le sale del Mudec, un’ampia mostra che documenta l’opera del noto fotografo americano David LaChapelle. Il suo titolo, I Believe in Miracles – Credo nei miracoli, è consapevolmente scelto per rendere esplicita la sua fede cattolica, benché star di un mondo ritenuto molto lontano da una visione religiosa della vita e dalle istituzioni che la interpretano. Le opere di David LaChapelle sono molto distanti dalle normali attese di una convenzionale visione dell’arte e hanno tutto per infondere prevedibili perplessità. Nell’intervista tuttavia l’artista prova a rendere ragione del suo linguaggio e a ribadire la sua sincera ambizione per un’arte che non sia indifferente dai temi della fede. L’intervista è condotta da Luca Fiore (Milano 1978), giornalista del mensile «Tracce» che scrive di arte anche per «Il Foglio», «Domani» e Aperture.org.
1° dicembre presentazione in anteprima del primo volume della collana "Credito Cooperativo. Innovazione, identità, tradizione" a cura di Elena Beccalli.