Il grande impegno del Sinodo, che a vari livelli sta chiamando in causa le nostre Chiese, suscita ambizioni di cambiamento che per tradursi in realtà non possono evitare il confronto con il livello canonico che determina molte prassi ecclesiali. Uno degli aspetti più rilevanti che esso pone è la dialettica, ancora molto rigida, tra natura ‘consultiva’ e ‘deliberativa’ del confronto interno alla Chiesa e dei suoi organi di partecipazione, compresi quelli attivati per il Sinodo stesso. La dialettica in questo caso risulta ancora molto polarizzata sulla distinzione fra clero e laicato: se al secondo non viene negata la virtù del consiglio, al primo viene certamente riservato il potere della decisione. Severino Dianich, noto ecclesiologo, affronta la questione con grande equilibrio e con la debita concretezza, mettendo a confronto fonti conciliari, documenti canonici e questioni pastorali aperte. Una riforma del Diritto canonico sembra necessaria anche per consentire al Sinodo di raggiungere le sue ambizioni, ma nella consapevolezza che anche una tale riforma resterebbe inefficace se non fosse sostenuta da un cambio di mentalità, sulla missione della Chiesa, su un nuovo pensiero del rapporto ministero e laicato: «È qui che si innesta il problema della promozione della sinodalità: fare in modo che tutti i fedeli, responsabili della missione, risultino determinanti, con le loro competenze e con la loro esperienza, delle decisioni importanti che si prendono nella Chiesa per orientarla verso il futuro […] non si può ignorare che i protagonisti principali della capillare e quotidiana opera di evangelizzazione non sono tanto i pastori della Chiesa […] quanto i fedeli laici, che vivono le loro giornate in un costante contatto con uomini e donne che non conoscono il Cristo e “hanno il diritto di ricevere il Vangelo”».
Il 31 agosto 2012 si spegneva il card. C.M. Martini, lasciando alla Chiesa una ricchissima e complessa eredità pastorale e spirituale. A dieci anni dalla sua scomparsa ne ricordiamo la figura di vescovo e teologo con questa bellissima e penetrante riflessione di mons. PierAngelo Sequeri, dedicata al legame fra predicazione e teologia, connessione centrale dello stile pastorale di Martini. La chiara originalità dell’impulso che egli ha impresso a un tale nesso, «ancora oggi in attesa di compiuto adempimento, non punta a una predicazione che assuma in proprio la forma della teologia, né ad una teologia che diventi essa stessa predicazione», bensì a un reciproco rimando tra funzioni distinte. La teologia invita il credente, soggetto pensante, all’intelligenza della fede. La predicazione, funzione testimoniale che non si riduce all’omelia, necessita di una teologia costantemente ispirata alla Parola. Il testo che segue è tratto dal volume di recente pubblicazione Carlo Maria Martini: il vescovo e la città. Tra Milano e il mondo, a cura di Agostino Giovagnoli e Danilo Bessi, Vita e Pensiero, Milano 2022.
Pubblichiamo a cinquant’anni dalla pubblicazione di Ministeria quaedam (15 agosto 1972) l’importante studio di don Dario Vitali, docente di Ecclesiologia presso la Pontificia Università Gregoriana. L’anniversario offre l’occasione per inquadrare la situazione attuale dei ministeri della Chiesa, e per immaginare una possibile evoluzione dell’attuale impasse in un orizzonte di sinodalità. Il contributo si muove a partire dagli sviluppi di una teologia dei ministeri ispirata al modello ecclesiologico del Vaticano II, ricostruendo con attenzione il tema dalle sue radici conciliari passando per i suoi sviluppi nei documenti successivi, il Motu proprio di Paolo VI e i recenti Spiritus Domini e Antiquum ministerium, per poi affrontare la nuova configurazione ecclesiale aperta dagli interventi di Francesco. Il tema è di stretta attualità. Sottolinea l’Autore: «Il fatto di interrogarsi sulla sinodalità e su come si debbano intendere la comunione, la partecipazione e la missione in una Chiesa sinodale, costituisce senz’altro il presupposto per interrogarsi su come dovranno essere i ministeri in una Chiesa che assuma come costitutivo il principio della sinodalità». Data l’ampiezza del contributo ne proponiamo qui la prima parte, essenzialmente dedicata alla ricostruzione del contesto post-conciliare nel quale si colloca il dibattito attuale. Seguirà sul prossimo numero la seconda parte, dedicato all’analisi dei Motu proprio di Francesco e alla discussione di prospettive di una teologia dei ministeri in chiave sinodale.
A oltre sei mesi dall’inizio del conflitto russo-ucraino pubblichiamo l’attualissimo studio di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, docente di Teologia morale. Il contributo riflette sui termini di una cultura della pace cristianamente ispirata. Nel suo svolgimento esso riprende il nitido pensiero di Giuseppe Dossetti che sul tema offre riferimenti politici, culturali e spirituali puntuali e di ampio respiro. Essi invitano le comunità cristiane a farsi luoghi di prevenzione delle pulsioni belliche ed evitare che i fatti prendano il sopravvento sorprendendo la distrazione e la superficialità di molti. «Bisogna imparare – afferma don Bignami con Dossetti – a fiutare “l’odore di bruciato” quando è ancora possibile domare l’incendio». È ciò che forse ancora manca in un’educazione alla pace che aiuti a «vivere la storia come tempo in cui non si può essere rassegnati. Piuttosto, inquieti operatori di pace».
La recente canonizzazione di Charles de Foucauld (15 aprile 2022) ha contribuito a rilanciare l’attenzione su una delle più originali e profetiche figure della spiritualità del ‘900. L’articolo che qui pubblichiamo, scritto da sorella Antonella Fraccaro, responsabile generale dell’Istituto Discepole del Vangelo e dottorata in Teologia, ripercorre l’evoluzione della vita spirituale di fr. Charles riconoscendovi scandita la sequenza dei quattro gradi dell’amore descritta da s. Bernardo nel Trattato dell’amore di Dio. Il testo intreccia descrizione di elementi biografici e sapiente ermeneutica spirituale, invitando i lettori a passare dalla conoscenza del personaggio alla rifl essione sulle dinamiche profonde della propria religiosità, stimolati dall’eminente figura di chi ha saputo amare tutti «per Dio», fino alla dimenticanza di sé.
L’emergenza sanitaria, che forse ci sta alle spalle, ha messo alla prova la Chiesa. Su queste pagine abbiamo speso molte parole cercando di decifrare gli esiti, non sempre esemplari, di questo esame della storia. Il presente contributo torna a riflettere in quello spazio del discernimento raccontando un’esperienza che risalta per la sua luminosità, e che testimonia della creatività con cui moltissime comunità hanno saputo far valere la loro concreta vicinanza alle dure situazioni imposte da quei terribili momenti. In questo caso si tratta della laboriosa e ferma intenzione di garantire una presenza nel deserto relazionale in cui molte persone si sono trovate nel tempo della loro ospedalizzazione. Sotto il titolo della rubrica Esperienze pastorali, don Giordano Goccini, prete della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, racconta una storia densa di affezioni e, proprio per questo, ricca di spunti pastorali sul senso del ministero e della Chiesa: «Potremmo dire che più che amministrare sacramenti, siamo diventati un sacramento, cioè un segno reale, presente ed efficace della rete di affetti, dei legami di umanità e della solidarietà della comunità umana e cristiana. Talvolta il nostro arrivo ha rappresentato per qualcuno la visita di Dio».
Nel novembre dello scorso anno ha fatto la sua comparsa in libreria il prestigioso cofanetto contenente i tre volumi di una nuova traduzione della Bibbia che la casa editrice Einaudi ha affidato alla direzione di Enzo Bianchi. Nelle intenzioni del progetto questa traduzione si è imposta il criterio di essere «non confessante» ed essere rivolta al pubblico più vasto possibile. In considerazione dell’imponenza del lavoro, che ha impegnato una squadra estremamente nutrita e qualifi cata di biblisti, e del rilievo culturale dell’editore che lo ha messo in campo, con Terza pagina proponiamo l’attenta e approfondita recensione di Francesca Perruzzotti, docente di Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sottolinea l’interesse dell’opera anche per la comunità credente, e presenta in modo rapido ed efficace l’originalità di alcuni orientamenti relativi alle scelte di traduzione.
Il 22 marzo al Museo Diocesano, in occasione del festival Soul, i filosofi Hunyadi e Benasayag rifletteranno sulla fiducia nell’altro nell'era digitale.
19-23 marzo torna SOUL, il Festival della Spiritualità di Milano: tra gli autori Petrosino, Bartolomei, Wolf, Sequeri, Spadaro, Ossola. Scopri gli eventi