Il cardinale José Tolentino de Mendonça è intervenuto nel recente luglio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nel contesto di un colloquio scientifico sul futuro degli Atenei cattolici nel tempo dell’intelligenza artificiale. Pubblichiamo qui il testo del suo intervento. Se rinnovamento e consapevolezza rappresentano le grandi direttrici che orientano l’azione di ogni Ateneo, il card. Mendonça lancia, alla luce del magistero di papa Francesco, un messaggio che incoraggia una convinta apertura alla contemporaneità, nella persuasione che una vera cultura cattolica, specie se a vocazione accademica, deve «dialogare con il nuovo, lavorare senza risparmiarsi sulle domande e le problematiche attuali », facendo delle Università «grandi laboratori del futuro». Dunque «dalle università cattoliche ci si aspetta non solo che custodiscano attivamente la nobile memoria dei giorni passati, ma che siano anche sonde, e culle, del domani».
Il testo biblico sembra sempre tenere qualcosa per sé. Si chiama reticentia, fi gura retorica che consente allo scritto di rimanere aperto, predisposto a fare spazio al lettore/scrittore e a incoraggiare il lavoro delle sue interpretazioni. L’esercizio, che con diversa consapevolezza mette in atto ogni credente lettore, raggiunge un elevato potenziale teologico se esercitato con profondità letteraria. Padre Alberto Caccaro, membro del Pontificio Istituto Missione Estere (PIME), già missionario in Cambogia e ora direttore del Centro missionario di Milano del medesimo Istituto, dopo una brillante introduzione sul legame fra Scrittura e ri-scritture, presenta un caso in cui esso si manifesta nel modo più eccellente. Si tratta di Caino, della poetessa Mariangela Gualtieri. Il dramma, originariamente scritto per il teatro, propone un testo che si muove a una certa distanza dalla Scrittura, attratto dalla potenza dell’icona biblica di Caino. Momento saliente dell’indagine è il profondo silenzio che avvolge la sua figura. Opere come queste si rivelano di grande utilità – sottolinea l’autore – «ri-scritture che non solo sanno inaugurare una rinnovata comprensione della Scrittura ma anche propiziare una più profonda conoscenza di sé di fronte al Mistero».
Con questo contributo di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, torniamo sul tema, sempre più attuale, del rapporto fra spiritualità e politica. Lo studio, che assume lo sfondo dell’attuale crisi della politica, entra in un’analisi delle dinamiche personali e culturali attivate dai meccanismi di gestione del potere, e ribadisce i correttivi derivanti da una spiritualità riferita all’evangelo. Per un cristiano l’appiattimento della politica sulle cose da fare è tragica come le promesse astratte che si sa di non poter mai mantenere. […] Ecco perché serve una ricchezza di vita interiore […] una buona vita sociale dipende anche dalla spiritualità». Essa poi si traduce in esemplarità di vita, competenza di visione e non solo tecnica, uso etico della parola. E ancora: il buon politico considera l’appartenenza partitica come mezzo e non fine, è consapevole della relatività della politica alla vita, sa farsi da parte con signorilità. «In fondo, la democrazia è un bene fragile, che può crescere solo su un terreno arato, seminato, concimato e ripulito dalle erbacce, ma che si alimenta della fiducia nel tempo. La spiritualità accompagna queste fasi con la consapevolezza che, mentre si fanno scelte politiche, si costruisce la propria persona. Le decisioni di coscienza qualificano».
Presentiamo qui un interessantissimo articolo di approfondimento sul tema della ‘condizione postmediale’, che ci vede ormai tutti, consapevoli o meno, coinvolti, anche solo a motivo di un poco convinto utilizzo di una piattaforma social, di un motore di ricerca o di qualche raro acquisto online. Ne è autore Ruggero Eugeni, professore ordinario di Semiotica dei media presso l’Università Cattolica di Milano, dove dirige l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo. La sua riflessione mostra, dopo una ripresa per grandi linee della storia dello sviluppo dei media moderni, come da circa 15 anni l’informazione si sia affrancata dalla comunicazione, per sviluppare processi del tutto autonomi di elaborazione automatizzata dei dati, segnando un punto irreversibile nella storia dei media che: «non servono più alla comunicazione. Questo non vuole dire che essi non permettano ancora di comunicare; ma il loro obiettivo ultimo è ora differente […] la comunicazione è divenuta l’infrastruttura che consente la estrazione di dati e quindi di elementi informazionali. I social media sono un esempio evidente di questo capovolgimento, con la costruzione di reti di relazioni il cui unico fi ne è la implementazione dei “doppi digitali” degli utenti». Prospettiva problematica, ma che propone in termini nuovi l’interrogativo su cosa sia comunicazione, quale il suo senso e quali i mezzi più idonei per condurla.
Le recenti sollecitazioni del ‘motu proprio’ Antiquum ministerium di papa Francesco e del Direttorio per la catechesi del Pontificio Consiglio Promozione Nuova Evangelizzazione hanno riattivato in Italia la riflessione sulla catechesi. L’Università Pontificia Salesiana ha raccolto l’ingaggio proponendo un’imponente opera che intende offrire un percorso per la formazione dei catechisti nella Chiesa di oggi. Il testo - Fare catechesi oggi in Italia. Tracce e percorsi per la formazione dei catechisti -, autorevolmente curato dal prof. Ubaldo Montisci, si sviluppa in sette parti e raccoglie le riflessioni di trenta esperti in catechetica, teologia, pedagogia e scienze della comunicazione, riconosciuti a livello nazionale e internazionale. Proponiamo ai lettori uno dei contributi di sfondo, che rilegge intelligentemente e per intero la storia della catechesi, mostrando come le problematiche attuali siano rifl esso di scelte e dibattiti avvenuti in passato, dai quali è importante apprendere per orientarsi consapevolmente nelle sfide che impone il tempo presente. Considerata l’entità del saggio, di cui è autore padre Giuseppe Biancardi, docente emerito della Università Pontificia Salesiana, sezione di Torino, pubblichiamo sul presente numero solo la prima parte, che studia la catechesi dal Nuovo Testamento all’epoca medioevale.
Marco Bersanelli, professore ordinario di Astronomia e Astrofisica presso l’Università degli Studi di Milano, è tra i principali responsabili scientifici della missione spaziale Planck dell’ESA, lanciata nel 2009. Si occupa di cosmologia osservativa, e in particolare di misure del Fondo Cosmico di Microonde (CMB), la prima luce dell’universo. Nello scorso marzo ha parlato presso la Comunità parrocchiale di Longuelo, periferia di Bergamo, in un incontro rivolto a diverse parrocchie della città e intervistato da don Giuliano Zanchi, Direttore della Rivista. Per la rubrica Senti chi parla, pubblichiamo la trascrizione di quella intervista, che offre motivi di grande interesse, anzitutto la presentazione di una visione della ricerca scientifica in dialogo con le questioni del senso, e che sa superare certe aridità specialistiche. Essa ha in sottofondo un senso di meraviglia per l’immeritata e sorprendente intelligibilità dell’universo. Una visione che supera la tradizionale separazione fra cultura scientifica e cultura religiosa. Oggi in effetti si patisce una «scollatura tra l’esperienza scientifica e una visione umanistica, perché siamo figli di una modernità che ha voluto separare più che abbracciare in unità. E questa scollatura viene proprio da una mancanza di “senso religioso”, cioè di “senso del senso ultimo” delle cose. Da questo punto di vista penso che in futuro la scienza […] per sopravvivere avrà bisogno di respiro, di dialogo con le grandi “preoccupazioni dell’uomo e del suo destino” (come diceva Einstein), con il nostro desiderio di felicità e di bellezza».
Nel quadro della rubrica Esperienze pastorali, presentiamo qui le linee del progetto internazionale ABSI Leggere i vangeli per la vita di tutti, mirante alla diffusione popolare della cultura biblica, animato dall’ambizione «sempre più importante e urgente di rendere biblica l’intera pastorale ordinaria della Chiesa di Gesù Cristo, in particolare quella cattolica». L’idea, dai tratti pastorali innovativi, si è concentrata sui primi cinque libri del Nuovo Testamento, in una nuova traduzione ecumenica commentata. Curata dall’Associazione Biblica della Svizzera italiana, questa operazione intende facilitare «l’incontro della Parola con la vita e della vita con la Parola». Il prof. Ernesto Borghi, biblista e docente in diversi Istituti teologici italiani, e membro dell’Associazione, ne spiega qui i criteri e le intenzioni.
Sabato 16 dicembre presentazione di "Le fiabe non raccontano favole" di Silvano Petrosino a Verona: diventare donna attraverso Cappuccetto Rosso, Biancaneve e Cenerentola.
Mercoledì 6 dicembre a Pesaro presentazione di "Dalla metafisica all'ermeneutica" a cura di Piergiorgio Grassi, volume dedicato al filosofo della religione Italo Mancini.