L’ipotesi che guida la riflessione contenuta in questo contributo è che le forme di effettiva partnership possano incidere in modo positivo sulla qualità del welfare, e quindi produrre buone pratiche, dimostrandosi in grado di valorizzare e rigenerare il capitale sociale dei soggetti implicati. Nella prima parte del lavoro verrà quindi approfondito il concetto di partnership, le caratteristiche che la distinguono da una generica forma di collaborazione e la sua rilevanza nel modello di valutazione delle buone pratiche. In seguito, al fine di mostrare come concretamente questi concetti trovino una reale applicazione nei servizi, saranno presentati alcuni esempi di interventi realizzati in partnership. Questo saggio ha quindi lo scopo di mostrare le caratteristiche di fondo di tali forme di collaborazione, evidenziandone le potenzialità e i limiti.
Il lavoro presentato intende dare evidenza dei risultati di una ricerca condotta su casi di partnership tra agenzie pubbliche locali e organizzazioni di terzo settore nell’ambito dei servizi di welfare di comunità della contea di Los Angeles, in California. In particolare, vengono presentati due casi di buone pratiche di partnership in termini di governance adottata e qualità relazionale delle reti. Il primo è relativo a una coalizione di agenzie pubbliche e di privato sociale che operano congiuntamente per aumentare il benessere delle comunità locale; il secondo fa riferimento a un centro di servizi unificato per senzatetto, avente la particolarità di ospitare e coordinare nella stessa struttura diversi enti di privato sociale e pubblici. Il focus della ricerca è sulla capacità delle organizzazioni di privato sociale di generare capitale sociale operando in reti associative multilivello miste. In particolare, si è voluta indagare la capacità delle organizzazioni di terzo settore di superare i propri confini e aprirsi a realtà diverse in contesti di eterofilia, e le condizioni agevolanti tale processo.
Le grant-making corporate foundations rappresentano un fenomeno in crescita in tutto il mondo occidentale. Queste fondazioni si distinguono dalle altre (independent foundations, community foundations, operating fiundations, etc.) per la presenza di un rapporto costante di carattere strategico, operativo e finanziario (sin dalla costituzione) con una o più business corporation operante in qualsiasi settore economico. In particolare in questo lavoro ci si concentrerà sulla relazione esistente tra la corporate foundation e le non profit (or charitable) organizations, la quale tende infatti a costituire il vero passaggio critico di tutta l’attività grant-making poiché è lungo questo processo che si crea o si distrugge valore. Il contributo presenta alcuni risultati emersi da un’indagine condotta su 314 partnership tra fondazioni d’impresa e non profit organizations (di cui 178 finanziate da fondazioni corporate USA e le restanti da fondazioni corporate italiane). Lo studio evidenzia come il livello di performance delle partnership costituisca la risultante di una serie di determinanti specifiche, tra cui certamente il giving model adottato dalla singola fondazione non riveste un ruolo certamente neutrale sul risultato finale.
Il presente contributo dà conto di un’esperienza significativa di partnership tra due associazioni, originarie la prima di Milano, la seconda di Napoli, la cui collaborazione ha consentito lo sviluppo di un interessante progetto di accoglienza e sostegno ai minori in difficoltà e alle loro famiglie nel Quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli, un contesto particolarmente degradato e altamente esposto alla malavita. Il focus della ricerca presentata, che è stata condotta nel 2007, è quello di cercare di comprendere come è stato possibile attivare relazioni fiduciarie e cooperative tra famiglie in un contesto così altamente compromesso proprio sul versante delle relazioni solidali. Cioè, in altri termini quali elementi hanno consentito a questa partnership di dare il via a una buona pratica a favore delle famiglie (Bramanti, 2007) e dei minori, in grado di incrementare il capitale sociale presente nella comunità. Quello che si è verificato in questo caso è la possibilità di incidere in un territorio particolarmente complesso, attivando le risorse della comunità, opportunamente sostenute e “capacitate” da due associazioni originariamente operanti in contesti lontani.
Il contributo ripercorre la storia di una piccola associazione del magentino nata da emozioni ed esperienze condivise di un gruppo di persone, lì residenti, con un denominatore comune: l’esperienza del prendersi cura di un familiare anziano non più autosufficiente. L’interessante esperienza documenta come una piccola associazione familiare può, in partnership con altri soggetti, avviare e sostenere percorsi di supporto ed aiuto per sé e per altri.
Il contributo dà conto di un’interessante esperienza di costruzione e consolidamento di un partenariato tra 16 soggetti (di terzo settore e pubblici) che ha origine dall’esistenza di una “rete naturale” sul territorio basata su collaborazioni facilitate da affinità di vedute, occasioni di scambio, rapporti professionali tra singoli operatori, partecipazione comune a specifiche iniziative, che ha dato vita ad un complesso progetto di sviluppo di coesione sociale in un quartiere a residenza convenzionata di Milano.
L’affido professionale è caratterizzato da un impianto organizzativo e metodologico che consente l’accoglienza familiare anche per situazioni particolarmente complesse e che è reso possibile da una gestione realmente ed interamente condivisa tra soggetto pubblico e privato sociale. La partnership che si è andata costruendo e consolidando in questo servizio tra soggetti pubblici e del terzo settore ha condiviso fin dall’origine la progettazione e via via, la ridefinizione dell’intervento sperimentando una forma molto avanzata di collaborazione interistituzionale. L’idea di fondo cha ha animato i diversi attori è stata quella di affrontare insieme la complessità e le carenze che caratterizzano il sistema di cura sociale e di sperimentare soluzioni innovative coinvolgendo vari soggetti istituzionali.
Gli strumenti: documentazione bibliografica e statistica
Il contributo presenta i principali risultati di un’indagine secondaria, realizzata negli anni 2007-2008 presso il Centro di Documentazione sui Servizi alla Persona «Giovanni Maria Cornaggia Medici», che si è focalizzata sui giovani, le giovani coppie e le politiche di conciliazione famiglia-lavoro. Si evidenziano, attraverso la presentazione analitica di dati, sia gli aspetti di complessità e di difficoltà nell’impresa della conciliazione, sia i possibili esiti positivi, quali una maggiore soddisfazione delle donne che lavorano e una maggiore disponibilità econonomica.
Pubblicata la tesi di Caoduro, sul ruolo della diplomazia sportiva tra Stati Uniti e Cina, vincitrice della sezione Vita e Pensiero del Premio Gemelli.