Cartamoneta, motto, inno e bandiera ci pongono un tema decisivo:
la definizione di un “canone” europeo. Se ne discute da
tempo. L’Europa è un’espressione geografica che indica un patrimonio
culturale diversificato. Però disegna una comunità di vita.
Il fallimento culturale (non meno grave di quello economico)
che si riscontra nello Stato ellenico è maturato durante tre
decenni di falsa prosperità. Una crisi che investe la scuola, gli
intellettuali e gli artisti.
Già provato da decenni di malgoverno, il Paese è stato devastato
dal terremoto del 2010. Manca la metà dei 9 miliardi di dollari
promessi dalla comunità internazionale; la ricostruzione è lontana,
mentre ancora 400.000 persone vivono in tende da campeggio.
L’ex Birmania è la vera frontiera economica dell’Asia. Le riforme adottate dal presidente Thein Sein, in collaborazione con Aung San Suu Kyi, hanno prodotto positivi cambiamenti per lo sviluppo. Ancora penalizzata la Chiesa cattolica nella società buddhista.
Il 52% dei cittadini è ancora a favore dell’euro, ma erano il
63% nel 2007. Un consenso destinato a calare ancora, finché
non esisterà uno Stato europeo. Che non si costruisce con sole
misure tecniche.
Si discute molto sulla moneta europea: a due velocità o meno;
sostenuta da Bce e Fondo monetario internazionale; osteggiata
dalla Germania… Nella sua storia è la ragione della sua debolezza.
Occorre uno scatto della politica del Vecchio continente.
Al paradigma dell’avere va opposto quello della singolarità
dell’essere, che comprende anche il “deficit” come rivelatore
della finitezza, ma che non è una privazione, una defaillance o
un peccato. Da qui si può ripartire per ricreare il legame sociale.
Alcune riflessioni intorno a uno scritto del noto cardinale e
teologo inglese sul ruolo e la testimonianza dei credenti. La
Chiesa si nutre del “consenso dei laici”: non in contrapposizione
ideologica alla gerarchia, bensì in comunione con i pastori.
L’architetto testimonia la realtà del proprio tempo. Mentre le
città tendono ad avere più centri (direzionale, civile, sportivo) e
perdono la nozione di limite, capolavori come la Sagrada Familia
mostrano la perdurante creatività del dialogo tra fede e arte.
Una lettura religiosa del romanzo del grande autore americano:
il viaggio di un padre e di un figlio per sopravvivere in un
mondo desolato e ove pare prevalere solo il male. È possibile
rintracciarvi la presenza del sacro e della moralità?
Nel solco dei primi scrittori cristiani e del pensiero greco, Dante
scandaglia, da poeta, ogni risvolto del Bello quale manifestazione
esterna e incarnazione vivente di un ardore spirituale.
L’espressione materiale di Dio nello spazio e nel tempo.
Coinvolge oltre 800.000 alunni e 100.000 dipendenti e fa risparmiare
lo Stato, ma è ancora vittima di un pregiudizio culturale.
Nell’opinione pubblica prevale un paradigma statale (e statalista)
che trascura di valorizzare le potenzialità di un sistema plurale.
Sta avvenendo una rivoluzione sociale che la poesia deve cogliere,
come fece il futurismo nel Novecento: il naturale si apprezza
in quanto somigliante all’artificiale e la realtà degli oggetti
trascina l’umanità al guinzaglio negli “accampamenti” urbani.
Ben oltre il fenomeno del fashion victim, la sua natura duplice
la rende una forma di industria culturale sui generis, in cui i
contenuti materiali e quelli immateriali, fattori economici e sistema
simbolico si intrecciano e si valorizzano reciprocamente.
La letteratura dà speranza a coloro che non ne hanno, voce a chi non ce l’ha o è ridotto al silenzio. La vita libera di un autore nomade, innamorato delle parole e del mare. Che della narrativa svedese dice: non è solo thriller.