“Agnostici e cristiani: non c’è più differenza?”è il titolo di uno degli articoli più rilevanti del nuovo numero di “Vita e Pensiero”. Scritto dal filosofo francese Camille Riquier, il contributo pare seguire una famosa frase del cardinal Martini, che ricordava come in ognuno di noi convivano il credente e il non credente. Per l’autore la figura dell’agnostico oggi non è più isolata e ha reso più sfumata la frontiera che separava credenti e atei. Lo dimostrano due casi recenti: il romanziere Emmanuel Carrère e il filosofo Gianni Vattimo. A sua volta Dario Antiseri propone un itinerario attraverso i grandi pensatori che hanno affrontato le questioni di senso fondamentali in un testo dal titolo “La“grande domanda” e le “non ragioni” degli atei”. Mentre il sociologoMauro Magatti. affronta il tema “Se l’Europa rimane senza spirito e cuore”, facendo riferimento alle parole di Max Weber che riferendosi al futuro dell’Europa definiva «gli “ultimi uomini” specialisti senza spirito ed edonisti senza cuore».
Fra gli altri contributi, Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano, rievoca il 1978, l’anno che ha visto tre papi, e svela alcuni aspetti di quei 70 giorni che inaugurarono una stagione nuova per la Chiesa a livello mondiale; la storica Anna Foa ricostruisce la pagina amara delle leggi razziali volute da Mussolini nel 1938; Il saggista Armando Torno presenta l’opera “Attila” di Giuseppe Verdi, che inaugurerà la stagione della Scala il prossimo 7 dicembre.
Su arte e sacro si confrontano poi tre donne che sono alla guida di importanti musei italiani: Barbara Jatta, Domenica Primerano eNadia Righi parlano dei capolavori che sempre più attirano le folle del nostro Paese.
Nel 2018 Vita e Pensiero celebra un anniversario importante. Nata nella consapevolezza del ruolo decisivo della cultura, ora vede due sfide per il futuro: il mestiere dell’editore e la sua qualità; la trasmissione della rilevanza della lettura nell’era digitale.
L’idea di una sistemazione del mondo che nella visione americana si fonda su un sistema 1+2: America più Cina e Russia. In quest’ottica l’Occidente, e l’Europa, sono poco più di un impiccio. Una concezione hobbesiana dell’ordine internazionale.
La produzione mondiale di dati cresce a un livello esponenziale inimmaginabile. Dietro tutto c’è un potere molto più occulto di ogni altro, persino più subdolo e pervasivo del grande potere persuasivo della stampa, della televisione e di internet.
Il Paese dopo le elezioni di maggio è chiamato a una sfida improba: far rientrare gli sfollati e far ritornare i giovani fuggiti all’estero, ristabilire un quadro di multiculturalismo religioso che rispetti le minoranze, restituire dignità alle donne offese.
Nonostante i vari provvedimenti sinora adottati, siamo davanti a un sistema sempre uguale a se stesso. Occorre agire su più fronti: dalla pubblica amministrazione alla giustizia, dai trasporti alla sanità, dal sostegno alla famiglia alla lotta contro la povertà.
La crisi economica ha spinto gli italiani più verso l’affitto che l’acquisto di abitazioni, in contrasto con un trend storico. Occorre una nuova iniziativa nazionale che punti sull’edilizia residenziale pubblica e sul disincentivo delle case sfitte.
Fino a non molto tempo fa il nostro Paese era considerato non ben posizionato nel quadro economico della globalizzazione: imprese troppo piccole, poco innovative e competitive. I dati degli ultimi anni dimostrano il contrario. Alcuni esempi significativi.
Fu davvero un tornante decisivo per il cattolicesimo. Al nazionalismo prevalente subentrò a poco a poco l’anelito alla pace, ben rappresentato dal monito di Benedetto XV dell’agosto 1917. Alla fine la Santa Sede acquistò un’autorità morale internazionale.
Una pagina della nostra storia spesso ignorata perché dimostrava l’adesione del popolo italiano al regime. La scelta di Mussolini, lo scivolamento verso il razzismo e l’antisemitismo, l’atteggiamento della Chiesa cattolica: dove è arrivata la storiografia.
Sono senza riscontri le ricostruzioni giornalistiche e storiche dei due conclavi di 40 anni fa, ma tutto sommato il quadro è chiaro. Alcuni aspetti poco noti di quei 70 giorni che inaugurarono una stagione nuova per la Chiesa a livello mondiale.
Com’è possibile oggi parlare di arte sacra? Realizzare un dialogo aperto con gli artisti? E come rendere sempre più accessibili e comprensibili i capolavori del passato? Un confronto fra tre donne, esperte della questione, nonché direttrici di musei.
La figura dell’agnostico oggi non è più isolata e ha reso più sfumata la frontiera che separava credenti e atei. Lo dimostrano due casi recenti: il romanziere Emmanuel Carrère e il filosofo Gianni Vattimo. Ed emerge la figura del “cristiano tiepido”.
Come scriveva Pareyson, se non hai dubbi non hai fede. Ma l’ateo troppo sicuro di sé usa o abusa della ragione? Dalla scienza alla filosofia, un itinerario attraverso i grandi pensatori che hanno affrontato le questioni di senso fondamentali.
«Specialisti senza spirito ed edonisti senza cuore»: così Max Weber definiva gli «ultimi uomini». Attraverso la sua lezione, e quella di Simmel e Guardini, è possibile sfuggire all’autoannichilimento in cui rischia di finire risucchiato il Vecchio Continente.
La vicenda dei due grandi missionari, che a un certo punto si separano, è illuminante: l’evangelizzazione non segue mai i piani degli uomini ma quelli di Dio. I veri missionari non permettono alle differenze personali di mandare in rovina l’obiettivo comune.
Insegnanti maltrattati da genitori e studenti, casi di bullismo sempre più frequenti: alcuni fatti di cronaca rilanciano la necessità di un discorso pubblico sull’educazione. Senza ripristinare modelli tradizionali: scopo della scuola è sempre l’inclusività.
Uno dei tratti della contestazione fu la severa critica del consumismo e della società capitalistica. Eppure, dopo cinquant’anni si può dire che essa rappresentò in realtà l’affermarsi della società del consumo. Un’analisi controcorrente.
Lotta alla povertà e alle disuguaglianze: la nostra Carta su alcune questioni fondamentali rischia di essere ancora un libro dei sogni. Ma è da lì che bisogna ripartire, e si comprende l’azione di controllo della politica: per sostenere les droits des pauvres.
Schiacciata dall’asservimento al mercato, ha perso il suo ruolo. Il sistema dell’arte, fatto di gallerie e mercanti, collezionisti e direttori di musei, ha ucciso la critica d’arte. E l’arte è ridotta a comunicazione: vedi i casi Koons, Hirst e Cattelan.
L’opera inaugurerà il prossimo 7 dicembre la stagione della Scala, nella lettura di Riccardo Chailly. Nel marzo 1848 fu rappresentata proprio mentre cadeva Metternich ed ebbero inizio le Cinque giornate. Ma il suo significato originale era ben diverso.
Un’impresa di successo si crea lasciando spazio all’immaginazione, alla base di tutte le innovazioni. Sfortunatamente in Italia c’è ancora un problema culturale nei confronti di chi diventa ricco facendo business. E i giovani sognano di diventare calciatori.