Sussidiarietà e sviluppo
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Sulla sussidiarietà e sullo sviluppo deve fondarsi il rapporto tra Italia ed Europa. Con tono divulgativo la tesi viene qui proposta nei suoi aspetti economico-istituzionali e politico-sociali. L’intento è di evidenziare che i princìpi di sussidiarietà e sviluppo hanno trovato valorizzazione crescente nella storia e nei trattati europei. Non altrettanto si può dire a proposito dell’Italia e della sua Costituzione economica, come peraltro confermano le riforme fallite (la Bicamerale) e quelle attuate (Titolo V). Eppure nella storia italiana post-bellica i due princìpi hanno conosciuto nei fatti una significativa applicazione, specie attraverso la vivacità economico-sociale dei distretti produttivi, quella socio-civile del pubblico-libero, quella politico-innovativa di Enti territoriali e pur a fronte di resistenze dirigistiche. Vero è anche che l'Italia della seconda parte del XX secolo ha contribuito, con i suoi Governi, alla costruzione europea e ha talvolta attraversato stagioni di successo, tra cui quello recente dell’euro. Ma il XXI secolo chiede di più per il nostro Paese e per l’Unione Europea. È in questa prospettiva che nel volume si ritorna al passato riaffermando l’identità unitaria italiana e si guarda al futuro seguendo il dibattito sull’avvenire dell’Europa e sulla sua nascente «Costituzione». Viene infine avanzata la proposta di una «Convenzione italiana» da affiancare alla «Convenzione europea» per promuovere con pacatezza e ampio consenso, anche attraverso una riforma parziale della nostra Costituzione, il liberalesimo sociale e il federalismo solidale: due applicazioni di sussidiarietà e sviluppo ai rapporti tra Europa, Stato, Regioni e tra questi Soggetti, la Società, il Mercato.
Biografia dell'autoreAlberto Quadrio Curzio è professore ordinario di Economia politica e preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica. È autore di varie pubblicazioni di economia istituzionale sull’Italia, l’Europa, lo sviluppo, l’internazionalizzazione.INDICE Premessa Ringraziamenti I. Alla ricerca della sussidiarietà liberal-sociale europeista 1. Italia, sussidiarietà, Europa 2. L’Italia 2.1. I «miracoli» economico-istituzionali 2.2. Tre tesi sul futuro del «Sistema Italia» 2.3. Il valore aggiunto di un processo (ri)costituente 2.4. Il confronto fra Tre Costituzioni economiche 2.5. Manca una riforma costituzionale proporzionata? 3. L’Europa 3.1. I «momenti» e i «principi» dell’Unione europea: «3Cx3S» 3.2. La Carta dei Diritti Fondamentali e il Trattato Base della Ue 3.3. Costituzione o «quasi» Costituzione europea? 3.4. Verso la Costituzione del 2004 4. Quale futuro per l’Italia in Europa 5. Sussidiarietà, sviluppo, solidarietà: per un liberalesimo sociale e per un neo-federalismo solidale II. Tre Costituzioni economiche: italiana, europea, bicamerale 1. Premessa 2. La «prima» Costituzione economica: quella italiana 1948-1998 2.1. Un nuovo modello economico? 2.2. Lavoro, lavoratori, sindacati 2.3. Dirigismo, iniziativa privata, mercato 2.4. Risparmio, investimenti, finanza pubblica 2.5. Alcune considerazioni 3. La «seconda» Costituzione economica: quella europea 1957-1998 3.1. Origini ed effetti 3.2. Un grande disegno di sviluppo economico comunitario 3.3. Un mercato: libertà, concorrenza, regole 3.4. Una moneta: stabilità dei prezzi ed equilibrio delle finanze pubbliche 3.5. Un obiettivo: crescita e società 3.6. Un principio: sussidiarietà 4. La «terza» Costituzione economica: quella bicamerale 1997-1998 4.1. Premesse 4.2. L’Europa: una realtà trattata con molta cautela 4.3. Economia: il rifiuto di costituzionalizzare i principi europei 4.4. Sussidiarietà: la limitazione ad aspetti verticali 4.5. Sovranità: la Nazione prevale sull’Europa 4.6. Un confronto esemplificativo e costituzionalmente rilevante 5. Riflessioni conclusive 5.1. L’Italia, l’euro e la riforma del «Sistema Paese» 5.2. Esiste un modello di «imprenditorialità italiana»? 5.3. La riforma costituzionale è tuttora necessaria III. Le fondamenta di una Costituzione economica europea: sussidiarietà, sviluppo, solidarietà 1. Verso una Costituzione europea? 2. È utile definire in astratto una Costituzione economica? 3. Due «carte» pre- e quasi-costituzionali dell’Europa: quella dei diritti fondamentali e il Trattato base 3.1. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea: un documento pre-costituzionale 3.2. I Trattati della Ue e della Ce: degli atti quasi-costituzionali 3.3. Due principi istituzionali intersezione 4. I principi di sussidiarietà e libertà 4.1. Un principio speranza del diritto costituzionale europeo 4.2. La sussidiarietà nelle carte pre- o quasi-costituzionali europee 4.3. La sussidiarietà europea per ora è «verticale» 4.4. La sussidiarietà orizzontale è tuttavia imprescindibile 4.5. Due applicazioni orizzontali: società e libere organizzazioni; mercato e libere imprese 5. I principi di solidarietà e sviluppo 5.1. Un principio diffuso in tutti i Trattati europei 5.2. Il tentativo di definire la portata nella Carta dei diritti fondamentali 5.3. La solidarietà in atto nei Trattati europei 5.4. Lo sviluppo è condizione necessaria alla solidarietà 6. Elementi conclusivi IV. Una fase europea preparatoria e un’agenda per il futuro: l’anno 2001 1. Tre iniziative 1.1. Futurum 1.2. La Comunicazione della Commissione 1.3. Il «Rapporto per Göteborg» 2. La Commissione e il «Libro bianco» sulla «governance» 3. Le iniziative del Parlamento 4. La partecipazione italiana al dibattito 4.1. Una presenza discontinua 4.2. Il disegno del Presidente Carlo A. Ciampi 4.3. Un intervento del Presidente del Senato 5. Conclusioni V. Il nuovo disegno europeo: la Convenzione-Costituzione si fonda sulla crescita-costruzione 1. Il vertice e la Dichiarazione di Laeken sul futuro dell’Unione europea 1.1. La struttura delle conclusioni di Laeken 1.2. L’Europa a un crocevia 1.3. Le sfide e le riforme in un’Unione rinnovata 2. Convocazione di una Convenzione sull’avvenire dell’Europa 3. Forum e Futurum 4. Grandi orientamenti ideali e sui principi 4.1. Alcuni riferimenti ideali di sintesi 4.2. Luigi Einaudi: ideali e capacità progettuali 4.3. Altiero Spinelli: libertà e giustizia 4.4. Alcide De Gasperi: gradualità e patrimonio europeo comune 4.5. Riflessioni per il futuro 5. Come costituzionalizzare l’Europa: le valutazioni dei «Presidenti europei» 5.1. José M. Aznar 5.2. Romano Prodi 5.3. Valéry Giscard d’Estaing 6. La Commissione: un progetto per l’Unione europea 6.1. Il ruolo delle Istituzioni della Ue 6.2. Un progetto molto impegnativo 6.3. Per consolidare un modello di sviluppo economico-sociale: prosperità e solidarietà 6.4. Un Trattato Costituzionale e i suoi contenuti 6.5. Un primo commento 7. La Convenzione: il procedere dei lavori 8. I rischi del combinare costituzionalizzazione e allargamento 8.1. L’allargamento nelle Conclusioni dei Vertici di Nizza e di Laeken 8.2. Alcuni dati statistici sui divari dell’Europa allargata 9. Le premesse stanno nella Crescita e nella Costruzione 9.1. Una storia di successi 9.2. Il mercato unico (interno) 9.3. La moneta unica (euro) 9.4. Il lavoro e l’occupazione 10. La Commissione europea: strategie e azioni negli ultimi tre anni 11. E un progetto e una azione forti su modernizzazione e allargamento 12. Riflessioni conclusive 12.1. I «contratti» europei 12.2. Alcune convinzioni per la costituzionalizzazione 12.3. Il ruolo del Patto di stabilità e crescita 12.4. Ancora sulla Carta dei Diritti Fondamentali VI. Problemi e prospettive per un’Italia moderna ed europea 1. Premessa 2. La chiara prospettiva e la concretezza europeista di Carlo Azeglio Ciampi 3. La problematica prospettiva europeista del Governo e dell’opposizione 3.1. Una valutazione di sintesi 3.2. Informativa del Presidente del Consiglio sulla politica europea del Governo 3.3. Le repliche dell’opposizione 4. La prospettiva europeista del Parlamento 5. Riflessioni-proposte sull’Europa e sull’Italia 5.1. Tommaso Padoa Schioppa 5.2. Antonio Fazio 5.3. Giulio Tremonti 5.4. Possibili accostamenti 6. La riforma costituzionale attuata sul Titolo V 6.1. Verso il federalismo e la devoluzione: un viaggio verso l’ignoto? 6.2. Sussidiarietà 6.3. Europa 6.4. Articolazione e disarticolazione 7. Quale «modello» per il governo dell’economia italiana dal 2001? 7.1. Il Patto, il Consiglio europeo di Siviglia, l’Italia 7.2. Il DPEF 2003-2006 7.3. Sussidiarietà e privatizzazioni nei contratti economici 7.4. Sussidiarietà e solidarietà nei contratti sociali 7.5. Sussidiarietà e solidarietà nei contratti europei VII. Una Convenzione per l’Italia in Europa 1. Un processo (ri)costituente italiano per promuovere sussidiarietà e sviluppo 2. Una Convenzione costituzionale italiana per l’Europa 3. L’Unione europea attraverso una Convenzione 4. Riflettiamo sulla «Terza Repubblica» Postfazione breve a un volume lungo Premessa Dopo la Conferenza Intergovernativa di Nizza del dicembre del 2000 e la contestuale proclamazione della Carta dei Diritti Fondamentali, con il vertice europeo di Laeken, il 15 dicembre del 2001, l’Unione europea (Ue) ha deciso di avviare una Convenzione quale «organo» preparatorio per il successivo varo di una «Costituzione Europea» che potrebbe essere varata nel 2004. Il 28 febbraio 2002 la Convenzione è stata insediata e da allora i suoi lavori proseguono. Nel contempo, il 1° gennaio 2002 l’euro è diventato moneta fisica e ha sostituito tutte le monete dei dodici Paesi della Unione Economica e Monetaria (UEM), così portando a termine una delle più importanti innovazioni della storia economico-monetaria. Si tratta di eventi di grande portata muovendo dai quali l’Europa punta adesso ad altri obiettivi politici che potrebbero portare a una Federazione o Confederazione o a una diversa forma di Unione di Stati-Nazione. I prossimi anni saranno, dunque e di nuovo, cruciali per l’Europa. In questo contesto di storici cambiamenti come si colloca l’Italia? Dopo aver tentato nel 1997 una riforma della Parte Seconda della Costituzione del 1948 attraverso il lavoro preparatorio di una Commissione bicamerale, l’Italia ha ripiegato su una modifica in senso «federalista» del Titolo V della Costituzione portandola a compimento nel 2001. L’Italia sembra aver concluso così il suo percorso di riforme costituzionali «in grande» lasciando eventualmente aperta la possibilità di quelle «in piccolo». Nel frattempo l’Italia ha conquistato lo storico successo dell’euro che la vedeva esclusa in partenza. Ha attuato negli anni ’90 importanti riforme macrofinanziarie ma non è ancora riuscita a condurre a termine le riforme strutturali sui rapporti tra poteri pubblici, società, mercato. L’Italia ha dunque concluso le sue riforme mentre è in corso una accelerazione costituzionale della Ue? Su questo quesito e sul confronto Italia ed Europa si svolge il ragionamento di questo volume che riprende alcuni saggi pubblicati nel 2000 e nel 2001 ed elabora quattro nuovi saggi. Il nesso economico-istituzionale che noi vediamo tra l’Italia e l’Europa, soprattutto in prospettiva, è la sussidiarietà. Categoria delle scienze economiche, politiche e sociali che ha trovato la sua più nota e ampia affermazione istituzionale generalizzata nei Trattati europei per regolare i rapporti tra Unione e Stati membri. Categoria antica, polivalente e per vari aspetti problematica, la sussidiarietà può essere considerata un principio intorno al quale costruire un liberalesimo sociale e un federalismo solidale, ovvero per coniugare sviluppo e solidarietà. L’Italia Unita, che negli ultimi cinquant’anni ha dato un contributo fondamentale alla costruzione dell’Europa Unita, ha infatti delle caratteristiche economiche, sociali, civili – espresse anche dalla vivacità delle piccole e medie imprese, delle organizzazioni sociali, delle tante Regioni e Città – che le consentono di essere liberale e solidale a un tempo. Ma l’Italia con il bipolarismo sembra adesso oscillare progettualmente tra vecchie formule di social-democrazia e nuove formule di nazional-liberismo con comuni confuse interpretazioni del federalismo. Certo, l’Italia deve uscire definitivamente dal suo «modello» passato, forma composita e contraddittoria di dirigismo burocratico e sindacal-centralista ma anche di spontaneismo. Non deve però cadere in confuse forme di neo-centralismo federalista unite a sfumature di anarco-federalismo per ciò che attiene i rapporti tra Regioni e Stato. Né deve cadere in forme confuse di dirigismo-liberismo per ciò che attiene i rapporti con il mercato. Il nostro saggio contiene dunque una proposta per combinare attraverso la sussidiarietà il liberalesimo con la solidarietà così da valorizzare le migliori qualità economiche, sociali, civili, istituzionali italiane. L’impronta del saggio è economico-storico-istituzionale, prevalentemente di documentazione e divulgazione. Ciò comporta delle semplificazioni giustificabili con l’intendimento di coinvolgere l’opinione pubblica come anche l’Unione europea ha ripetutamente indicato nei suoi documenti ufficiali quale componente essenziale del suo attuale processo di riforme e anche costituente. E per la quale ha anche attivato due importanti siti internet Futurum e Forum. Essendo dunque il nostro saggio divulgativo diamo anche largo spazio a una selezionata documentazione nella speranza di consentire al lettore di farsi anche una opinione personale che può ben essere diversa dalla nostra. La quale non è tuttavia partitica in quanto noi vogliamo valorizzare le conoscenze e non le appartenenze. |
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