Nati per incominciare
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Dopo la catastrofe storica del Novecento, in un mondo divenuto inumano, si può tornare a pensare alla vita e alla politica ricostruendo la polis dell’uomo? È questa la domanda con cui Hannah Arendt ci interroga di fronte agli orrori di cui l’uomo si è dimostrato capace nei ‘tempi bui’, richiamandoci a una nuova responsabilità: preservare il mondo per i nuovi venuti, i neoi. Ed è in tale orizzonte di cura che Arendt, preso atto del fallimento della filosofia che non ha saputo preservare la ‘condizione umana’ nella sua forma autentica dell’azione come agire politico, si distacca dai moduli di pensiero occidentali e attraverso il concetto di ‘natality’ ripensa gli assetti antropologici e la politica stessa. Se operare e lavorare assicurano la mera vita biologica è però nell’azione del venire al mondo che l’essere umano trova senso e origine, sottraendosi alla necessità. C’è allora un legame tra agire e iniziare, ed è proprio la ‘facoltà di iniziare qualcosa di nuovo’ che fa di noi esseri incondizionati, capaci di interrompere il già dato, di sottrarsi cioè all’implacabile, dunque di volta in volta al determinismo storicistico e naturalistico, ai processi di socializzazione, all’ordinario e alla radicalizzazione del passato, al ‘fatto concreto’ del totalitarismo. «Il corso della vita umana – scrive Arendt – diretto verso la morte condurrebbe inevitabilmente ogni essere umano alla rovina e alla distruzione se non fosse per la facoltà di interromperlo e di iniziare qualcosa di nuovo, una facoltà che è inerente all’azione, e ci ricorda in permanenza che gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire, ma per incominciare».
«La più ampia monografia dedicata al concetto di natality in Hannah Arendt» Elisabeth Young-Bruhel
Biografia dell'autoreAlessandra Papa collabora, come ricercatrice esterna, alle attività di ricerca del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano. Docente di filosofia nei licei, è da sempre interessata al pensiero di Hannah Arendt a cui ha dedicato vari studi, a partire dal giovanile saggio del 1993, Hannah Arendt. Per una filosofia della vita, presentato da Elisabeth Young- Bruehl. Attualmente le sue ricerche si svolgono all’interno del progetto FIRB Genetica e hanno come oggetto la tematica della corporeità e dell’incertezza di fronte all’esperienza della malattia. Sull'argomento ha di recente pubblicato il saggio Genealogia e umanizzazione della cura, in A. Pessina (a cura di), Paradoxa. Etica della condizione umana, Vita e Pensiero 2010. Informazioni aggiuntivePrima ristampa: novembre 2016Seconda ristampa: ottobre 2018 Terza ristampa: settembre 2019
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