Baby boom
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L’esperienza è fatta di eventi. Alcuni si ripetono senza farsi notare; altri sono così radicali da cambiare in modo decisivo i significati dell’esperienza stessa. La maternità surrogata rientra in questa seconda categoria, dando luogo a uno strano connubio tra ‘tecnologia’ e ‘carnalità’ in cui l’aumento della prima segna lo scindersi e il rarefarsi della seconda. Biografia dell'autoreAlessio Musio è Professore ordinario di Filosofia morale presso l’Università Cattolica di Milano. Fa parte del Comitato Scientifico del Centro diAteneo di Bioetica e Scienze della Vita dellastessa Università e del Comitato Direttivo della rivista «Medicina e Morale» (Rivista Internazionale di Bioetica). Con Vita e Pensiero ha pubblicato: L’autonomia come dipendenza. L’io legislatore (2006), Etica della sovranità. Questioni antropologiche in Kelsen e Schmitt (2012), Chiaroscuri. Figure dell’ethos (2017). Media voto:
Articoli che parlano di Baby boom:
Il prezzo di un futuro con bambini-merce
(L'intervista)
Intervista ad Alessio Musio, docente di Filosofia morale dell'Università Cattolica, autore di "Baby boom".
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Il titolo è chiaro e nella sua biografia è scritto, con altrettanta chiarezza, che ha concentrato “le sue ricerche sul tema bioetico della maternità surrogata, emblema di una civiltà che non sa più riconoscere la fondamentale distinzione tra le ‘persone' e le ‘cose’.”
Condividendo tali presupposti, non mi aspettavo il confronto con filosofe, scrittrici e politiche che l’autore ha saputo mantenere per tutto il testo; continui rimandi e il dialogo che scorre nelle pagine sono già una forma di ricchezza. Non solo uomini e qualche rara donna, come spesso succede.
“La pratica della maternità surrogata - scrive Musio - rappresenta qualcosa di mai visto prima: con essa non solo si appalta alla tecnologia l’atto generativo, ma anche il materno, che così viene scomposto, assegnando a tre figure femminili ciò che – nella generazione – avviene nel corpo dell’unica madre”.
Questo è un passaggio cruciale che l’autore esamina in tutte le sue implicazioni e che io ho letto con attenzione, anche prendendomi del tempo per tornare su alcuni concetti, perché alcuni anni fa, era il 2016, in un dibattitto organizzato a Lecce avevo detto che “attraverso la maternità surrogata la madre viene frantumata: si prende l’ovulo di una donna, lo si feconda col seme di un uomo e lo si impianta nell’utero di un’altra. La razza, il sesso e il colore degli occhi del “prodotto” li determinano i prezzi del mercato. Infine, appena la “donna vaso” partorisce, il “prodotto” viene affidato agli acquirenti, senza essere allattato per evitare che si crei un legame. Come da contratto, liberamente sottoscritto, dicono.”
Le riflessioni di Musio sono state terreno fertile per me, mi hanno permesso di sviluppare un’intuizione quasi fisica – dolorosamente fisica - che riassumevo nella parola ‘frantumata’. E hanno anche il pregio di svelare la miseria dell’umano maschile che non si arrende all’asimmetria dei sessi e pensa di cancellare con il mercato ciò che non si può cancellare: l’origine materna. Mi è piaciuto.