Appassionati dissodatori. Storia e storiografia della televisione in Italia
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La televisione ha incrociato la storia d’Italia, dagli anni Cinquanta a oggi, sotto molteplici aspetti e ha generato diverse metodologie per interpretare e studiare la particolare relazione fra il mezzo di comunicazione più popolare e le trasformazioni del Paese. Ma uno sguardo autenticamente storico sulla TV si è fatto largo, a fatica, solamente alcuni decenni dopo l’inizio delle trasmissioni. Schiacciata fra un elitario rifiuto del mezzo (soprattutto da parte degli intellettuali) e un’attitudine a considerare seriamente solo i suoi aspetti politico-istituzionali, l’attenzione più propriamente storica nei confronti del piccolo schermo è emersa lentamente, in relazione alla ‘scoperta’ della sua dimensione testuale ed estetica: è soprattutto nel corso degli anni Ottanta che, oltre alle analisi sul contesto istituzionale, emerge un’inedita attenzione ai programmi, ai generi, alle loro forme. In quello stesso periodo si iniziano a costruire i primi archivi organizzati della programmazione. Gli studiosi di televisione, che da quegli anni hanno cominciato lentamente a fare ingresso anche nelle Università, si sono ritrovati così nella condizione di ‘appassionati dissodatori’ di un terreno ancora in gran parte vergine e disordinato, per usare l’efficace espressione impiegata da Aldo Grasso, che su quel campo tutto da scoprire ha iniziato a lavorare proprio fra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta, come ricercatore e, successivamente, anche come critico per il “Corriere della Sera”. Questa raccolta di saggi, rendendo omaggio al lavoro pionieristico di Grasso, vuole ricostruire le modalità con cui la TV italiana è diventata un oggetto di studio e mostrare, così, la ricchezza e la complessità di questo campo del sapere, rilevante per comprendere, più estesamente, la società italiana di ieri e di oggi. Biografia dell'autoreAldo Grasso, già professore ordinario di Storia della televisione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è fondatore e direttore scientifico del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi). Dal 1990 è critico TV ed editorialista per il “Corriere della Sera”. Ha diretto i programmi radiofonici della Rai nella stagione ricordata come “dei professori” (1993-1994). Oltre ad essere autore della Storia della televisione italiana (1992) e della Enciclopedia della televisione (1996), ha pubblicato, fra l’altro, Che cos’è la televisione (con M. Scaglioni, 2003), Buona maestra (2007), Fenomenologia di Fiorello (2008), Televisione convergente (con M. Scaglioni, 2010), Storie e culture della televisione italiana (2013), La nuova fabbrica dei sogni (con C. Penati, 2016).
Massimo Scaglioni è professore ordinario di Storia dei media ed Economia e marketing dei media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Insegna Comunicazione televisiva presso l’Università della Svizzera Italiana. Coordinatore delle attività di ricerca del Ce.R.T.A. e membro del suo Comitato direttivo, è direttore del Master “Fare TV”. Fra le sue pubblicazioni Schermi d’autore (con A. Grasso, 2002), Che cos’è la televisione (con A. Grasso, 2003), TV di culto. La serialità televisiva e il suo fandom (2006), Parole e immagini (con A. Grasso, 2007), La tv dopo la tv (2011), Il servizio pubblico. Morte o rinascita della Rai (2016), The Walking Dead (con D. Holdaway, 2017).
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