Israele, radice santa
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La conoscenza dell’ebraismo, della sua storia plurimillenaria e dei suoi valori religiosi non va equiparata a un curioso interesse perle culture esotiche che sopravvivono nella civiltà dei consumi. E neppure va paragonata a quell’informazione sulle religioni non cristiane che è doverosa nell’epoca dell’interdipendenza planetaria. Si tratta piuttosto di una realtà che ci riguarda da vicino. Conoscere la fede ebraica, infatti, è necessario al cristianesimo (e alla conoscenza europea che da esso è stata plasmata) per capire la propria identità. Israele, secondo la suggestiva immagine di san Paolo, e la “radice santa che porta” la Chiesa. In virtù delle sue origini, la fede cristiana ha un rapporto intrinseco, permanente e peculiare con il popolo ebraico. E’ convinzione che risale al nuovo testamento e tuttavia non è patrimonio pienamente acquisito alla consapevolezza cristiana. Essa configura uno degli aspetti più originali e forse meno noti del magistero del cardinale Martini. In particolare - sottolinea l’arcivescovo di Milano - la dimenticanza di questo vincolo profondo ha privato la chiesa del contributo che le sarebbe venuto dalla tradizione ebraica. Si è cosi creata un’alterazione nell’equilibrio vitale della comunità cristiana, equilibrio di cui il cristianesimo primitivo ha invece goduto grazie alla teologia e alla prassi dei giudeo-cristiani. Questa visione cordiale dell’ebraismo, questo amore per il senso della vita e dei valori che il popolo ebraico porta con sé, costituiscono nello stesso tempo il rimedio radicale alla sempre risorgente piaga dell’antisemitismo e il modo più vero di riconoscere e apprezzare una delle “gemme” più preziose dello spirito. Biografia dell'autoreCarlo Maria Martini, gesuita, arcivescovo di Milano, cardinale, è stato una delle figure più eminenti della Chiesa cattolica negli ultimi decenni. Insigne biblista, attraverso il metodo della lectio divina ha aiutato i fedeli ad accostarsi alla Scrittura per trovarvi il fondamento e le risposte alle proprie esperienze di vita. Attivo nel dialogo ecumenico e in quello con l’ebraismo, ha promosso il contatto e lo scambio anche con le persone in ricerca della fede, con l’iniziativa della Cattedra dei non credenti. Negli oltre vent’anni del suo episcopato a Milano, gli anni di piombo del terrorismo e quelli dei rivolgimenti di Mani pulite, tutta la città, credente e non, impara a rivolgersi a lui come al primo riferimento morale. Nel 2002 rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi e riprende gli studi biblici, scegliendo di vivere prevalentemente a Gerusalemme, fino alla morte del 2012. |
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