Psicologia penitenziaria
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La psicologia penitenziaria nasce e si sviluppa a partire dalla seconda metà degli anni ’70, in corrispondenza della riforma dell’ordinamento penitenziario italiano (legge 354/1975) che, attraverso l’art. 80, rappresenta il sostegno normativo all’introduzione della figura dello psicologo penitenziario negli istituti di prevenzione e di pena. Questo settore della psicologia si occupa degli aspetti teorici e applicativi che interessano la fase di accoglienza e di esecuzione della pena negli istituti penitenziari, anche nelle connessioni con i contesti esterni al carcere. L’attenzione è rivolta alle condizioni di limitazione della libertà personale di adulti e minori, delineando anche compiti e funzioni dei professionisti che in tali contesti lavorano. Biografia degli autoriEmanuela Saita è professore ordinario di Psicologia dinamica presso la facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Psicologia dinamica, Psicologia della salute e Metodi e tecniche di analisi della domanda nel colloquio psicologico. È Direttore del master in Psicologia penitenziaria e profili criminologici e responsabile dell’Unità di ricerca in Psicologia delle disuguaglianze nella salute.
Antonia Sorge è psicologa, assegnista di ricerca presso la facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nell’ambito della ricerca in psicologia penitenziaria, si interessa delle dinamiche psicologiche che caratterizzano i contesti di reclusione, i processi cognitivi ed emotivi associati a tali contesti e le loro implicazioni sulla salute e sul benessere delle persone recluse e degli operatori. RISORSE DIGITALIPer approfondire i temi trattati, puoi consultare alcune leggi citate nel volume nell'area Risorse digitali di Vita e Pensiero.
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