Un’identità minore
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L’abitudine è spesso intesa come il semplice sfondo sul quale si stagliano le date memorabili della vita di ciascuno. A ben vedere, però, le abitudini sono elementi cruciali della nostra identità, poiché rivelano l’intima connessione fra ciò che ci appartiene così profondamente da non esserne consapevoli e l’alterità che ci viene incontro, popolando gli interstizi fra attività e passività, organico e inorganico, familiare ed estraneo. Molti scrittori e filosofi del secolo scorso hanno trovato nell’abitudine lo strumento adatto per mappare questo territorio, facendone uno dei più rilevanti snodi concettuali di un’epoca tesa fra continuità e discontinuità. Il ritorno dell’abitudine quale tema privilegiato della ricerca filosofica fa dunque eco a quelle riflessioni, riprendendone le fila interrotte. Mettendo in dialogo alcuni dei capolavori della modernità letteraria con diverse prospettive filosofiche, Federico Bellini ricompone in Un’identità minore un discorso unitario che si rifrange in diverse direzioni: Bergson e lo spiritualismo francese gettano luce sulle rappresentazioni della routine in Proust e Beckett; The Way of all Flesh di Butler è letto quale riflesso letterario delle eterodosse teorie lamarckiane dell’autore; la nozione di habitus di Bourdieu offre una chiave di lettura de Il deserto dei Tartari di Buzzati; la rappresentazione della dipendenza ne La coscienza di Zeno di Svevo converge con il tardo pensiero di Freud; la poetica dell’OuLiPo e l’opera di Perec anticipano le teorie dell’antropologia filosofica dell’esercizio di Sloterdijk. La costellazione così composta disegna uno sforzo trasversale di ripensare l’esperienza umana sotto il segno di un’identità minore, spogliata di ogni pretesa autarchica ma non per questo polverizzata o liquefatta.
Biografia dell'autoreFederico Bellini è docente di Letterature Comparate presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È autore di La saggezza dei pigri. Figure di rifiuto del lavoro in Melville, Conrad e Beckett (Milano, 2017) e ha dedicato vari saggi a Cormac McCarthy, Herman Melville, Samuel Beckett e al rapporto fra letteratura e filosofia. |
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