Il bene e gli altri
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Siamo talmente abituati a guardare il mondo e gli altri a partire da noi stessi che neanche ci accorgiamo più di cosa sia il bene. Agli altri non si va in un secondo momento, quando si è già scoperto da soli e per proprio conto che cos’è il bene. Il senso di qualcosa d’altro entra piuttosto dall’inizio e in maniera costitutiva nel suo concetto, perché il bene interroga e smuove da come si è.
Senza sapere di qualcosa di diverso da sé, per come si è, non può nascere il bene, né un dovere. Non è neppure questione di individui o di comunità. Ovunque si manifesti la pretesa di coincidere del tutto con se stessi, di centrarsi su di sé, si allontana il richiamo del bene. Il bene sporge, nasce insieme alla differenza e costringe a confrontarsi con l’altro da sé.
Vi sono epoche che sembrano a prima vista più sensibili a ciò che unisce, all’universale, e altre che paiono più inclini a rivendicare le diversità. Ma lo sforzo di pensare e di dire il bene ripropone sempre sull’una o sull’altra sponda, perfino nei suoi rovesciamenti, la tensione dialettica tra il comune e la differenza, tra l’universale e il particolare. Pur con le proprie peculiarità, questo vale allo stesso modo per la classicità (platonismo, aristotelismo, tomismo), per l’epoca della soggettività (Kierkegaard, Sartre, postmoderno), per il dibattito sull’altruismo (solidarietà). Il bene accomuna, ma non azzera. Il bene differisce, ma non isola. Porta oltre sé ma rifiuta ogni sintesi dell’umano. Tenendosi a distanza da cliché di comodo, attraverso tre articolati movimenti (Archeologia, Esistenza, Condivisione) si restituisce in via teorica ed ermeneutica la struttura in tensione del bene verso l’altro da sé.
Biografia dell'autoreFranco Riva insegna Etica sociale e Filosofia del Dialogo nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Il motivo dell’alterità guida la sua ricerca, nella linea dell’altro pensiero e di una fenomenologia concreta (con diversi studi sulla tradizione classica come Analogia e univocità in T. De Vio ‘Gaetano’, 1995). Ha curato opere di E. Lévinas, P. Ricoeur, S. Žižek, E. Mounier, G. Marcel. È autore di numerosi volumi, con riconoscimenti come il Premio in filosofia del Centro di Studi Filosofici di Gallarate e il Premio speciale per l’editoria filosofica (con Città Aperta Edizioni). Tra i libri più recenti: Dialogo e Libertà (2003); Filosofia del Viaggio (2005); Idoli della felicità. Lavoro, Festa e Tempo libero (2006); Partecipazione e responsabilità (2007); L’obesità, il corpo e l’altro (2007); Il pensiero dell’altro (2008, 2^ ed.); Segni della destinazione. L’ethos occidentale e il sacramento (con P. Sequeri, 2009); Il Volto e l’Interfaccia (2010); Come il fuoco. Uomo e denaro (2011); La collana spezzata. Comunità e testimonianza (2012). |
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