Il divino senza veli
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Il libro di Giuliano Chiapparini mette a disposizione per la prima volta in forma autonoma, eliminando le deformazioni accumulatesi ad opera di improvvidi interventi filologici, uno dei rari documenti gnostici originali: la Lettera dottrinale valentiniana scritta in greco attorno alla metà del II secolo dopo Cristo, giunta a noi tramite Epifanio di Salamina che l’ha riportata nel suo Panarion. Essa si presenta come una rivelazione esoterica di una dottrina gnostica valentiniana molto peculiare. L'anonimo autore illustra con precisione le modalità della manifestazione del sommo dio, riorientando per i propri scopi una terminologia ed un bagaglio concettuale derivati dal contesto medioplatonico e soprattutto dagli scritti neotestamentari, in particolare quelli di estrazione paolina. Propone, quindi, una rilettura della dottrina di Valentino caratterizzata dalla tendenza a intendere il divino sommo in maniera molto compatta; in questo modo prende le distanze da altre interpretazioni diffuse fra i seguaci di Tolomeo, continuatore di Valentino, che sembravano inopportunamente accentuare l'ipostatizzazione delle differenti 'modalità' con cui il divino si è voluto mostrare 'senza veli'. Il volume si rivolge a quanti nutrono interesse per le vicende che nei primi secoli (I-III sec. d.C.) della nostra era hanno visto incrociarsi e variamente influenzarsi i percorsi speculativi di pensatori di estrazione giudaica, cristiana, gnostica e pagana attorno alle tematiche religiose sul divino, il male e la salvezza. «La Lettera dottrinale valentiniana, una volta adeguatamente compresa e rivalutata, promette di recare un contributo significativo al chiarimento di alcuni aspetti dello sviluppo del primo valentinianesimo, a metà del II secolo ancora contiguo alla Grande Chiesa, conservandone una versione di prima mano finora per molti versi perduta». (dalle Conclusioni) Quarta di copertinaLa Lettera dottrinale valentiniana fu scritta in greco attorno alla metà del II secolo dopo Cristo, ma è giunta a noi tramite Epifanio di Salamina che l’ha riportata nel suo Panarion. Essa rappresenta un vero e proprio caso: è stata fin qui quasi completamente trascurata, pur costituendo uno dei rari documenti in lingua originale relativi allo gnosticismo antico. Lo studio di Giuliano Chiapparini ricostruisce le vicende di questa lettera, ne indaga le caratteristiche e ne analizza i contenuti così da motivare la sua valorizzazione. La lettera si presenta come una rivelazione esoterica di una dottrina gnostica valentiniana molto peculiare. L’anonimo autore illustra con precisione le ‘modalità’ della manifestazione del sommo dio, riorientando per i propri scopi una terminologia e un bagaglio concettuale derivati dal contesto medioplatonico e soprattutto dagli scritti neotestamentari, in particolare quelli di estrazione paolina. Propone, quindi, una rilettura della dottrina di Valentino, uno dei più noti maestri gnostici del tempo, caratterizzata, pur in un contesto protologico di natura dualistica, dalla tendenza a intendere il divino sommo in maniera molto compatta; in questo modo prende le distanze da altre interpretazioni diffuse fra i seguaci di Tolomeo, continuatore di Valentino, che sembravano inopportunamente accentuare l’ipostatizzazione delle differenti ‘modalità’ con cui il divino si è voluto mostrare ‘senza veli’. Il saggio propone per la prima volta in forma autonoma il testo greco originale di questa lettera, eliminando le deformazioni accumulatesi ad opera di improvvidi interventi filologici e correggendo in sede di traduzione alcune diffuse ed erronee interpretazioni. Inoltre viene stabilita con una certa precisione la datazione (150-160 d.C.) di questa fonte, finora oggetto di varie e contrastanti ipotesi, valorizzandola ai fini dello studio del dibattito teologico in atto a metà II secolo nella Chiesa di Roma. Il commento al testo e l’ampia analisi storico-religiosa guidano il lettore alla conoscenza di una forma particolare di gnosticismo, che si inserisce, per altro, in una ricostruzione innovativa della storia del valentinianesimo. Biografia dell'autoreGiuliano Chiapparini (1964) al termine degli studi letterari classici a indirizzo filologico presso l’Università Cattolica di Milano si è laureato in Storia delle religioni, conseguendo poi il Dottorato in “Tradizioni e Istituzioni Religiose di Ambiente Circum-Mediterraneo” presso l’Università degli Studi di Messina sotto la guida di Giulia Sfameni Gasparro. Il suo lavoro di ricerca presenta una costante attenzione storico-filologica ed è ispirato al metodo proprio della Storia delle religioni. In particolare, all’interno dell’ampio quadro culturale del mondo tardoantico si è dedicato allo studio delle dottrine gnostiche indagandone, soprattutto per il tramite del ricorso alle fonti eresiologiche non adeguatamente valorizzate dalla critica, i rapporti con gli ambienti cristiani e con la tradizione medioe neoplatonica. Fra le sue pubblicazioni si segnala la monografia Valentino gnostico e platonico. Il Valentinianesimo della ‘Grande Notizia’ di Ireneo di Lione: fra esegesi gnostica e filosofia medioplatonica (Vita e Pensiero, Milano 2012). La Lettera dottrinale valentiniana fu scritta in greco attorno alla metà del II secolo dopo Cristo, ma è giunta a noi tramite Epifanio di Salamina che l’ha riportata nel suo Panarion. Essa rappresenta un vero e proprio caso: è stata fin qui quasi completamente trascurata, pur costituendo uno dei rari documenti in lingua originale relativi allo gnosticismo antico. Lo studio di Giuliano Chiapparini ricostruisce le vicende di questa lettera, ne indaga le caratteristiche e ne analizza i contenuti così da motivare la sua valorizzazione. La lettera si presenta come una rivelazione esoterica di una dottrina gnostica valentiniana molto peculiare. L’anonimo autore illustra con precisione le ‘modalità’ della manifestazione del sommo dio, riorientando per i propri scopi una terminologia e un bagaglio concettuale derivati dal contesto medioplatonico e soprattutto dagli scritti neotestamentari, in particolare quelli di estrazione paolina. Propone, quindi, una rilettura della dottrina di Valentino, uno dei più noti maestri gnostici del tempo, caratterizzata, pur in un contesto protologico di natura dualistica, dalla tendenza a intendere il divino sommo in maniera molto compatta; in questo modo prende le distanze da altre interpretazioni diffuse fra i seguaci di Tolomeo, continuatore di Valentino, che sembravano inopportunamente accentuare l’ipostatizzazione delle differenti ‘modalità’ con cui il divino si è voluto mostrare ‘senza veli’. Il saggio propone per la prima volta in forma autonoma il testo greco originale di questa lettera, eliminando le deformazioni accumulatesi ad opera di improvvidi interventi filologici e correggendo in sede di traduzione alcune diffuse ed erronee interpretazioni. Inoltre viene stabilita con una certa precisione la datazione (150-160 d.C.) di questa fonte, finora oggetto di varie e contrastanti ipotesi, valorizzandola ai fini dello studio del dibattito teologico in atto a metà II secolo nella Chiesa di Roma. Il commento al testo e l’ampia analisi storico-religiosa guidano il lettore alla conoscenza di una forma particolare di gnosticismo, che si inserisce, per altro, in una ricostruzione innovativa della storia del valentinianesimo. |
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