Tra archein e prattein
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«Non c’è virtù senza fortuna, né fortuna senza virtù», scriveva Machiavelli. Non c’è archein senza prattein, né prattein senza archein, sembra aggiungere Hannah Arendt. Come a dire che l’evento della libertà, l’atto compiuto per iniziativa personale, sorge all’interno di un contesto plurale di relazioni umane, che ne suscita l’inaspettato erompere e ne ospita la storia, per poi risultarne anch’esso modificato. Il dinamismo dell’agire libero esige uno spazio storico-politico, ove trovare non solo un limite protettivo, ma soprattutto un terreno in cui radicarsi e da cui trarre la propria energia. Facendo eco a Montesquieu, Arendt ha chiamato ‘principio’ l’elemento capace di muovere all’azione, e lo ha tratteggiato come l’oggetto di un amore appassionato e profondo, coltivato nella memoria delle esperienze vissute, quasi ponte sulla lacuna tra passato e futuro, tra non più e non ancora. E se l’amore è rivolto alla libertà, esso non spinge a ripetere il passato, bensì soltanto a ricordarlo: l’amore per la libertà non fa che ripresentare costantemente la promessa insita in ogni inizio, sia quest’ultimo un puer che nasce o una polis che sorge, perché fra nascita umana e fondazione della comunità sussiste un’affinità capace di raccordare antropologia e pensiero politico. Qui sta il tesoro della rivoluzione americana, in cui l’intraprendenza dei padri insiste su un’esperienza viva di felicità praticata e diffusa, ‘pubblica’, e il significato di quella legge fondamentale in cui ‘costituzione’ politica e ‘Costituzione’ coincidono. E ancora qui è racchiuso il senso profetico delle riflessioni che, di fronte al profilarsi di un’ombra cupa su quella Repubblica e sulle sue istituzioni, poteva proporre un’autrice fuggita anni prima dal dominio totalitario. Biografia dell'autoreLuisa Giulia Musso si è laureata in Filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove ha poi conseguito il Dottorato di ricerca e l’abilitazione all’insegnamento della Filosofia e della Storia nei Licei. Si occupa di questioni di filosofia sociale e politica, con particolare riguardo alle loro radici classiche e alle loro implicazioni eticoantropologiche. Collabora con il Dipartimento di Filosofia dell’Università Cattolica e con il Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa della medesima università. La sua tesi di dottorato su Hannah Arendt, della quale il presente volume costituisce la rielaborazione e lo sviluppo, ha ottenuto il terzo posto in occasione del Premio Letterario «Città di Castello» (edizione 2012, sezione «Saggistica»). |
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