Finalmente come Dio?
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Finalmente come Dio! Come Dio? Finalmente? Essere come Dio è tentazione antica come la consapevolezza di essere uomo: sentimento variamente articolato che l’uomo non possa aspirare a nulla di meno e che a nessun altro spetti giudicare ciò che è bene o male. È dunque paradossale l’entusiasmo irresponsabile per la ‘morte di Dio’: Nietzsche aveva ben detto che non c’era di che entusiasmarsi a buon mercato. In ogni caso, se Dio è morto, essere come Dio diviene problematico; anche essere al suo posto, perché lì la morte ormai incombe. Il nostro non sembra esser più il tempo dell’ebbrezza su nessuno dei due fronti, piuttosto il tempo del disinganno, magari risentito, dell’uomo che ha provato ad essere come Dio e che stenta ora ad essere dignitosamente uomo. Tempo di fragilità dolorosa dell’uomo che, tuttavia, non rinuncia all’arroganza con cui, dopo aver detto «penso quindi sono», dice «sono quindi voglio e posso» mosso da aspirazioni di sempre più piccolo cabotaggio. Ci chiediamo se, per qualificare la propria identità, l’uomo non possa far altro che muovere i suoi passi ripetendosi ossessivamente: penso quindi sono, mi sento quindi... sono... finalmente... come Dio. Forse dovrebbe riconoscersi nello sguardo di un compagno di strada, ritrovarsi nella confidenza della sua voce. Forse un Dio amante dell’uomo, che per essere con l’uomo non si sottrae nemmeno alla morte, sarebbe un buon compagno di strada per un diverso incedere alla scoperta della sua dignità. Il volume nasce dalla preziosa sollecitazione delle lezioni universitarie dell’autore. Individua nei caratteri della soggettività moderna, emblematicamente focalizzati nel cogito cartesiano, le radici dell’attuale dissoluzione dell’interesse etico di ampio respiro e della responsabilità morale. Nell’approfondimento di questa tesi si consente stimolanti affondi in direzione del diritto e della finanza. Indica quindi la fecondità di una ripresa dell’antropologia cristiana in cui libertà, relazione interpersonale e responsabilità concorrono a definire l’identità soggettiva, suggerendo la complice prossimità di autori come la Arendt, Florenskji, Lévinas, Buber. Biografia dell'autorePierluigi Lia (Varese 1959) è teologo e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e agli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Milano e di Trento. Nel suo lavoro dedica particolare attenzione alle relazioni tra rivelazione cristiana, filosofia, estetica. Tra le sue pubblicazioni: Libertà incatenata e trascendenza, Milano 1995; L’in-canto della speranza. Saggio sul canto dei Misteri di Charles Péguy, (Vita e Pensiero 20112); La Pietà Rondanini (Milano 1999); Lo splendore di Dio (Vita e Pensiero 20103); Il cantico di Chagall (Milano 20122); Dire Dio con arte. Un approccio teologico al linguaggio artistico (Milano 2003); L’estetica teologica di Bernardo di Chiaravalle (Impruneta 2007); Sguardi al mistero di Cristo (Milano 2008). |
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