Contro la cultura
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riconoscimentiPremio Letterario Nazionale D'Amico-Parrozzo 2018 - sez. Saggistica |
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Contro la cultura. La letteratura, per fortuna
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Anno:
2017
Contro la letteratura "carina", contro l'arte come mero passatempo in cui può cimentarsi chiunque, contro l'inganno della cult
€ 9,99
Contro la cultura. La letteratura, per fortuna
Epub
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Anno:
2017
Contro la letteratura "carina", contro l'arte come mero passatempo in cui può cimentarsi chiunque, contro l'inganno della cult
€ 9,99
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Contro la letteratura “carina”, contro l’arte come mero passatempo in cui può cimentarsi chiunque, contro l’inganno della cultura mondana, ben diverso dalla “fiction”, contro lo story telling vuoto della politica, un manifesto che difende il valore della letteratura e si domanda: cos’è la letteratura? Perché si scrivono e si pubblicano romanzi e racconti? E ancora: a che cosa serve la letteratura? «In un’epoca come l’attuale, così pronta a riconoscere e a celebrare l’incedere dei vari "post" (postmoderno, post-umano, post-filosofia, più di recente postverità)», scrive Petrosino, «forse l’unico tema che potrebbe ancora suscitare qualche tiepida curiosità è quello della "post-letteratura", una disciplina inesistente ma proprio per questo, come è facile intuire, estremamente interessante». Quarta di copertinaPerché «Contro la cultura»? Il titolo di questo saggio di Silvano Petrosino è volutamente provocatorio, contro il mainstream dell’industria culturale odierna fatta di luoghi comuni: la letteratura si alimenta di pura gratuità, è al servizio della sola bellezza; lo scrittore scrive per se stesso, per dare voce a ciò che viene dal profondo della sua anima… E quest’idea di ‘cultura’ finisce, tra l’altro, per fornire l’alibi perfetto ai tanti che, convincendosi di inseguire il ‘capolavoro’ artistico, scrivono e scrivono solo in cerca di gratificazione e consolazione personale. L’antidoto contro questa cultura che appiattisce l’arte nel momento stesso in cui la innalza su un piedistallo c’è, ed è la letteratura, per fortuna, come appunto continua il titolo del saggio di Petrosino. La letteratura vera, che si rivela un dispositivo ‘drammatico’ e di grande forza rivoluzionaria: una ‘finzione’ che pretende di dare testimonianza alla ‘verità’ più profonda dell’umano. Scoprire come questo accada e quali sublimi strumenti lo rendano possibile è il proposito di Petrosino, che chiama in causa gli scrittori più amati, da Kundera a Nabokov, da Kafka a Singer, e i critici più acuti, da Blanchot a Derrida, a Barthes. L’autentica letteratura non necessariamente incontra il favore dei mercati (e comunque non lo chiede), non cerca la patinata rassegna dei sentimenti, si sporca volentieri le mani nelle profondità più buie delle emozioni, non ha paura di usare l’immaginario e il fantastico in voli altissimi e spericolati. E non si stanca di invitare ogni lettore a cogliere, come chiosa alla perfezione Petrosino, il «vibrare sottile e soave di quella finzione che è uno dei più sorprendenti luoghi in cui la verità umana non cessa di far sentire la sua voce». Indice testualeIntroduzioneI. Letteratura e filosofia: la difesa della vita II. Letteratura e democrazia: l’ipotesi di Derrida III. Il primato delle lettere IV. Raccontare storie V. Lettura e retorica: la cura della parola VI. Verso una conclusione VII. Il demone della letteratura Indice dei nomi Biografia dell'autoreSilvano Petrosino (Milano 1955), internazionalmente noto per i suoi studi sulla filosofia di Lévinas e Derrida, è uno dei più apprezzati filosofi italiani. Insegna Teorie della Comunicazione e Antropologia religiosa e media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo: Visione e desiderio. Sull’essenza dell’invidia (2010), Ripensare il quotidiano (Vita e Pensiero, 2012), Elogio dell’uomo economico (Vita e Pensiero, 2013), Pane e Spirito (Vita e Pensiero, 2015), Il magnifico segno. Comunicazione, esperienza, narrazione (2015), L’idolo. Teoria di una tentazione. Dalla Bibbia a Lacan (2015), Soggettività e denaro. Logica di un inganno (2016), Le fiabe non raccontano favole. Credere nell’esperienza (2017), Emmanuel Lévinas. Le due sapienze (2017). Informazioni aggiuntivePrima ristampa: ottobre 2018Media voto:
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Un consiglio di lettura che dalla letteratura ci porta al cinema, in compagnia di Silvano Petrosino.
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Perché «Contro la cultura»? Il titolo di questo saggio di Silvano Petrosino è volutamente provocatorio, contro il mainstream dell’industria culturale odierna fatta di luoghi comuni: la letteratura si alimenta di pura gratuità, è al servizio della sola bellezza; lo scrittore scrive per se stesso, per dare voce a ciò che viene dal profondo della sua anima… E quest’idea di ‘cultura’ finisce, tra l’altro, per fornire l’alibi perfetto ai tanti che, convincendosi di inseguire il ‘capolavoro’ artistico, scrivono e scrivono solo in cerca di gratificazione e consolazione personale. L’antidoto contro questa cultura che appiattisce l’arte nel momento stesso in cui la innalza su un piedistallo c’è, ed è la letteratura, per fortuna, come appunto continua il titolo del saggio di Petrosino. La letteratura vera, che si rivela un dispositivo ‘drammatico’ e di grande forza rivoluzionaria: una ‘finzione’ che pretende di dare testimonianza alla ‘verità’ più profonda dell’umano. Scoprire come questo accada e quali sublimi strumenti lo rendano possibile è il proposito di Petrosino, che chiama in causa gli scrittori più amati, da Kundera a Nabokov, da Kafka a Singer, e i critici più acuti, da Blanchot a Derrida, a Barthes. L’autentica letteratura non necessariamente incontra il favore dei mercati (e comunque non lo chiede), non cerca la patinata rassegna dei sentimenti, si sporca volentieri le mani nelle profondità più buie delle emozioni, non ha paura di usare l’immaginario e il fantastico in voli altissimi e spericolati. E non si stanca di invitare ogni lettore a cogliere, come chiosa alla perfezione Petrosino, il «vibrare sottile e soave di quella finzione che è uno dei più sorprendenti luoghi in cui la verità umana non cessa di far sentire la sua voce». |
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È da questi interrogativi che è partito Silvano Petrosino, uno dei più noti filosofi italiani, per scrivere “Contro la cultura”, un manifesto che difende il valore della letteratura, quella vera.
L’autore nel suo saggio cerca di essere il più provocatorio possibile, andando contro il mainstream dell’industria culturale odierna fatta di luoghi comuni: ”la letteratura si alimenta di pura gratuità, è al servizio della pura bellezza; lo scrittore scrive per se stesso, per dar voce a ciò che viene dalla sua anima”… Quest’idea di cultura finisce per fornire l’alibi perfetto ai tanti che, convincendosi di inseguire un “capolavoro” artistico, scrivono e scrivono solo in cerca di gratificazione e consolazione personale.
Nel libro Petrosino dice che il vero artista «non sta mai dietro al suo pubblico, ma davanti. È soltanto il mediocre che cerca di coglierne i gusti».
Per questo motivo l’autore spiega di non sopportare più tutti i libri e la gran parte dei film italiani che sfruttano l’onda mediatica sull’immigrazione. Né tutte queste fiction «basate su una storia vera». Quello che ci perdiamo, in questa liturgia dei luoghi comuni celebrata ogni sera in tv, è semplicemente «la verità dell’umano. Circola, e spesso noi stessi l’abbiamo di noi, una concezione caricaturale di cos’è l’uomo».
L’uomo – continua Petrosino - «ha sempre mentito a se stesso, ma in una società di massa, in una società digitale come la nostra questa menzogna diventa esponenziale, circola dappertutto» in pochi istanti, con un «effetto chiacchiera» che solleva una cortina di rumore che mantiene l’essenziale costantemente celato.
Il saggio cerca di essere un appello a tutti, un richiamo che spinga le persone a tornare alla Letteratura, andando quindi contro l’inganno della cultura mondana e contro lo story telling vuoto della politica.