Pazienza con Dio
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Sulla scena della storia, e soprattutto in questo nostro tempo disincantato e disorientato, sono tanti i momenti di buio che fanno parlare di morte di Dio, di silenzio divino, di notte della fede. Auschwitz, Hiroshima, i gulag, il terrorismo, la pandemia, ma anche l’esperienza dei dolori personali, l’angoscia del vivere quando il caos e l’assurdità sembrano avere la prima e l’ultima parola: tutto questo può portare a concludere che Dio sia lontano, nascosto. O che non esista. E, d’altra parte, le certezze delle routines spirituali, la verità rigida dei fondamentalismi, ma anche l’entusiasmo di una fede troppo facile finiscono per sfociare in una chiusura che impedisce di assaporare un vero incontro con Dio e con gli altri che lo cercano magari senza esserne consapevoli. Biografia dell'autoreTomáš Halík, nato a Praga nel 1948, dopo gli studi in filosofia, sociologia e psicologia in patria, e di teologia prima clandestinamente nella sua città e poi a Roma, viene espulso dall’insegnamento universitario e perseguitato come nemico del regime comunista cecoslovacco. Ordinato prete nel 1978, è stato un esponente della ‘Chiesa sotterranea’ e in seguito uno dei collaboratori e consiglieri più stretti del presidente Vaclav Havel. Oggi insegna sociologia all’Università Carlo di Praga. Per i suoi libri, tradotti in varie lingue, e per il suo impegno a favore del dialogo interreligioso, dei diritti umani, della libertà spirituale, ha ricevuto in patria e all’estero numerosi premi, tra cui nel 2014 il prestigioso Templeton Prize e nel 2020 il Comenius Prize, mentre Pazienza con Dio è stato premiato come miglior libro europeo di argomento teologico 2009-2010. Vita e Pensiero ha già pubblicato il suo volume Voglio che tu sia (2017) e l’ebook Il segno delle chiese vuote (2020). Informazioni aggiuntivePrima ristampa: gennaio 2021
Articoli che parlano di Pazienza con Dio:
Halik e Zaccheo, c'è chi guarda dall'albero
(Consigli di lettura)
Quello di Dio non è un problema, ma «un mistero». E di fronte a un mistero, non si può mai pensare: «è risolto». Bisogna soffermarsi con pazienza alla sua soglia e restare lì a lungo.
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