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Negli anni ’30 del secolo scorso il filosofo Gaston Bachelard elaborò una dottrina epistemologica spregiudicata, provocatoria, eppure in piena sintonia con gli straordinari progressi delle scienze contemporanee. La chiamò surrazionalismo, in omaggio al surrealismo di Tristan Tzara e André Breton allora in voga. Il compito principale dell’epistemologia surrazionalista era quello di rendere fluide sensibilità e ragione, di liberarne tutte le potenzialità riformando le idee dominanti, i metodi preliminari e i quadri generali della tradizione filosofico-scientifica.
Il saggio di Vincenzo Cicero esamina il surrazionalismo nella sua applicazione alla questione della temporalità. Corroborata da una assidua frequentazione delle teorie di Einstein, de Broglie e Heisenberg, la meditazione di Bachelard sul tempo è andata progressivamente affinandosi fino a pervenire a formulazioni epistemologiche originalissime e tuttora feconde. Biografia dell'autoreVincenzo Cicero è docente a contratto di Filosofia della scienza presso l’Università di Messina. Tra le sue pubblicazioni: L’interpretazione linguistica delle categorie aristoteliche in é. Benveniste (1994); Filosofia, matematica e storia in Platone (1998); Il Platone di Hegel (1998); L’opera d’arte come finestra (2006). |
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