La via analogica
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€ 30,00
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L’antico percorso della metafisica e quello moderno, che muove dal cogito, possono giungere ad un esito comune quando l’analisi della vita coscienziale sia portata con rigore alle radici delle proprie condizioni trascendentali: si dà allora l’imprescindibile asserto di un ultimo senso, di un ultimamente incondizionato. E tuttavia la dizione di questo asserto risuona, pur nel suo rigore, nel modo dell’indeterminazione più profonda: le ultime possibilità della coscienza coincidono allora con il silenzio e con la sterile impotenza del linguaggio? L’esperienza che viene offerta da ogni tradizione religiosa sembra rispondere a questa difficoltà con il linguaggio dell’invocazione simbolica. Ma qual è infine il valore del simbolismo religioso? E, dalla parte della filosofia, quale consistenza può avere lo stesso esercizio interpretativo che si dedichi alla lettura dei simboli, intesi appunto come traccia del divino? Nel corso della filosofia contemporanea è emerso via via il sospetto che le analogie, di cui comunque si serve il linguaggio del sacro, siano nient’altro che proiezioni antropomorfiche o, nel caso migliore, mere pulsioni ad un senso che sempre daccapo sfugge agli spazi della verità. Le vie dell’ermeneutica sarebbero in questo caso destinate al disincanto della “cattiva infinità”. Si può per contro avanzare l’ipotesi che il necessario riferimento ad un ultimo senso costituisca una regola immanente e in definitiva un principio costituente per lo stesso linguaggio del sacro. In questa prospettiva la via analogica può forse rivelarsi come il percorso metodologicamente più adeguato per dischiudere le strutture e i nessi dell’essere: infine ciò che nella sfera del simbolico si dà a pensare si potrebbe ben giustificare come una manifestazione partecipativa di quell’Incondizionato che la ragione pur sempre esige con necessità.
La proposta di questo libro segue appunto il percorso della via analogica e lo fa coniugando il rigore di una metafisica trascendentale con la ricchezza di un possibile itinerario ermeneutico. Biografia dell'autoreVirgilio Melchiorre è nato a Chieti nel 1931. Ha insegnato Filosofia morale presso l’Università di Venezia e presso l’Università Cattolica di Milano, ove ha anche ricoperto la cattedra di Filosofia teoretica. Nei suoi studi si è occupato di Kierkegaard, Kant, Hegel, Marx, Gramsci, Mounier, Maritain, Husserl, Heidegger, Maréchal. Sul piano teoretico la sua ricerca è volta a coniugare il metodo della fenomenologia trascendentale con i grandi temi della metafisica classica. Fra i suoi ultimi scritti si possono ricordare: Corpo e persona, Genova 1987; Analogia e analisi trascendentale. Linee per una nuova lettura di Kant, Milano 1991 (opera insignita del Premio Mursia per la cultura e la ricerca scientifica); Essere e parola, Vita e Pensiero, Milano 1993; Figure del sapere, Vita e Pensiero, Milano 1994; La via analogica, Vita e Pensiero, Milano 1996; Creazione, creatività, ermeneutica, Brescia 1997; Al di là dell’ultimo, Vita e Pensiero, Milano 1998; I segni della storia, Ghezzano La Fontina 1998; Studi su Kierkegaard, Genova 1998; Sulla speranza, Brescia 2000; Ethica, Genova 2000; Dialettica del senso, Vita e Pensiero, Milano 2002; Qohelet o della serenità del vivere, Morcelliana, Brescia 2006; Essere persona, Fondazione A. e G. Boroli, Milano 2007. |
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